[02/11/2010] News

La recensione. Esperienza Piemonte di Ippolito Ostellino e Roberto Saini

Questo volume non è il primo della Collana dedicato ad una esperienza regionale. Il più  recente è quello sui parchi della Liguria. Di sicuro però questo riguarda una regione che può e deve essere considerata tra quelle che hanno fatto davvero da battistrada nel panorama  nazionale.  A rendere il libro di particolare interesse sono inoltre gli autori Roberto Saini e Ippolito Ostellino protagonisti della prima ora di questa esperienza e quindi  bene informati sui fatti ed anche sui retroscena. Anche nelle vicende istituzionali, infatti, c'è sempre un dietro le quinte che spesso aiuta non poco a capire ragioni, motivazioni e difficoltà di percorsi mai facili e scontati specie se attengono a protagonisti che come in questo caso hanno dovuto innanzitutto acquisire -diciamo così- il diritto ad intervenire laddove la legge esplicitamente non glielo riconosceva.

Anzi è questo un aspetto che deve essere sottolineato perché consente di cogliere nel suo straordinario valore e significato  cosa voleva dire il presidente della Repubblica Scalfaro quando  alla prima conferenza nazionale dei parchi a Roma parlò di ‘supplenza costituzionale' svolta dalle regioni negli anni che  precedettero l'approvazione della legge quadro del 91.  Il Piemonte fu senza ombra di dubbio tra quelle pochissime regioni che appena insediate seppero assumersi coraggiosamente e senza incertezze la responsabilità di ‘forzare' -diciamo così - le strettoie di una normativa che non era stata  ancora innovata e messa a regime. Il Piemonte non attese gli eventi che tardarono non poco e li precedette con esiti che ripagarono ampiamente quella esperienza di cui oggi il libro tratteggia e ripercorre senza enfasi anche se con legittimo orgoglio e da cui emerge anche l'attualità che il lettore non faticherà a scoprire.

Tra le esperienze più importanti delle aree protette piemontesi, infatti, vi sono certamente quelle fluviali  ma anche quelle peculiari dei Sacri Monti che a distanza di tanti anni confermano una impostazione molto aperta e soprattutto innovativa rispetto anche alla tradizione dei vecchi parchi storici. Dei parchi fluviali si può apprezzare il riuscito aggiramento degli ostacoli frapposti alla istituzione dell'area protetta del Po voluta dall'assessore dell' epoca Vetrino che seppe avvalersi di modeste  presenze sul fiume che fecero in un certo senso da grimaldello per istituire un parco vero e proprio. Ma ancor più singolare e con risvolti gustosi che Saini ricorda risulta la istituzione dell'area protetta dei Sacri Monti assolutamente fuori dagli schemi del tempo. Ebbene proprio le competenze sul paesaggio e sui fiumi acquisite -diciamo pure- sul campo sono state recentemente penalizzate a partire proprio dal Piemonte ( parco fluviale Gesso -Stura di Cuneo) e dal nuovo Codice dei beni culturali.  tanto che non si è esitato a impugnare da parte del governo anche il nuovo Testo unico sulle aree protette approvato dal Consiglio regionale del Piemonte dopo un defatigante lavoro.

Il libro ha il pregio di ricostruire non acriticamente una complessa esperienza messa molto opportunamente anche a confronto con altre -veramente poche-, ad esempio la Lombardia anch'essa partita a razzo con la istituzione del primo parco regionale quello del Ticino anch'esso fluviale che conferma quanto dicevamo rispetto alla nuova ventata regionale che seppe metter mano subito a esperienze assolutamente innovative rispetto ad una tradizione congelata peraltro dal ventennio fascista. Sarebbe anzi il caso -dati i tempi che corrono per il dissesto idrogeologico del paese- sottolineare come la istituzione tra le prime aree protette regionali di quelle fluviali anticipa per più profili quello che seguirà un bel po' d'anni dopo con la legge 183 -anch'essa poi lesionata- come si è fatto e si sta facendo ora anche con quella sui parchi.

E' in quegli anni insomma che i fiumi entrano a tutti gli effetti e per iniziativa delle regioni nel circuito ambientale che faceva chiedere ancora parecchi anni dopo a quel parlamentare che interruppe l'on Galasso mentre presentava il provvedimento che avrebbe assunto il suo nome, per chiedergli ‘cosa c'entravano' i fiumi con il paesaggio. Qualcuno è tornato da poco a chiederselo a conferma che nessuna conquista -neppure culturale- è mai definitiva.

Un  libro dunque come si può intuire che stimola riflessioni e offre non pochi spunti di grande attualità. D'altra parte non è evidentemente una caso che proprio in Piemonte al Parco regionale della Mandria abbia preso avvio ormai più d'un ventennio fa quel Coordinamento nazionale dei parchi regionali che successivamente sarebbe diventata Federparchi. A promuovere quell'incontro furono appunto il parco torinese della Mandria, quello del Ticino Lombardo, quello di San Rossore, Migliarino, Massacciuccoli e non molti altri e in quella sede ricordo anch'io  Saini e Ostellino. , l'assessore Vetrino e poi Mercedes Bresso. Anche questo segnò un passaggio di fase in cui i parchi regionali diventano protagonisti sulla scena nazionale dove i parchi nazionali storici per tornare a giocare un ruolo dovranno aspettare che lo Sato segua finalmente e tardivamente l'esempio delle regioni come il Piemonte approvando finalmente la legge quadro. Tutto ciò alla luce dell'aria pessima che tira oggi per i parchi nazionali e regionali rende il libro particolarmente attuale e stimola a rilanciare più che mai l'impegno perché di queste espeienze non si faccia strame.

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