[10/11/2010] News

Afghanistan. Parlamento europeo : «Riconoscere il fallimento della strategia Nato/Isaf»

BRUXELLES. La Commissione esteri del Parlamento europeo ha approvato un rapporto in cui si chiede all'Ue e agli Stati membri coinvolti di «riconoscere che l'intervento militare in Afghanistan ha fallito ed ha anche portato al deterioramento della sicurezza del Paese». Il testo approvato con 60 voti a favore, 5 astensioni ed un solo contrario, parla italiano, visto che è stato redatto da Pino Arlacchi (Alleanza dei democratioci e liberali) e che la commissione era presieduta dall'ex sindaco di Milano Gabriele Albertini (Pdl -Ppe).

Il rapporto accusa le forze della Coalizione guidata dalla Nato di avere «Mal calcolato le loro opzioni nel Paese. Una nuova strategia di uscita deve essere elaborata in completa collaborazione con gli afghani, includendoo la presenza dei talebani al tavolo dei negoziati. Una nuova strategia per l'Afghanistan deve essere radicalmente ripensata: per prima cosa, l'Ue ed i suoi alleati devono riconoscere il deterioramento continuo della sicurezza e della situazione socio-economica nel Paese, nonostante circa un decennio di impegno internazionale, e comprendere la necessità di coinvolgere totalmente gli afghani nella strategia di uscita. La coalizione è sempre più percepita dalla popolazione come una forza di occupazione. Un approccio civile e militare più equilibrato sio iompone, comprese delle misure più concrete in vista di eradicare la povertà e la discriminazione verso le donne».

Una feroce critica bipartisan, quasi unanime, che nel nostro Parlamento romano risuona come una bestemmia anche davanti alle bare dei nostri militari uccisi. Invece in Europa anche i nostri deputati propongono di articolare la nuova strategia dell'Ue verso l'Afghanistan intorno a 4 elementi chiave che il nostro ministro La Russa respingerebbe come disfattismo:

Processo di pace. Il rapporto adottato dalla Commissione affari esteri (con numerosi emendamenti passati con maggioranze risicate) indica che la responsabilità dell'attuale situazione è dovuta agli errori di calcolo fatti ddalle forze della coalizione: «In conseguenza la presenza della forza dei talebani è stata sottostimata, la capoacità del governo Karzai di garantire la governance del Paese sopravvalutata e, per questo, il lavoro di ricostruzione e di sviluppo si è trovato messo in secondo piano».

Per gli eurodeputati «La sola soluzione possibile attualmente per l'Afghanistan è politica e dovrebbe includere dei negoziati (che dovrebbero aver luogo in definitiva nel contesto di un cessate il fuoco) con i talebani ed altri gruppi combattenti e protagonisti politici del Paese che danno prova della volontà di mettere fine alla guerra civile ed assicurino il rispetto dello Stato di diritto e dei diritti fondamentali».

Quelle che vengono definite le «tre linee rosse dell'Ue» per un impegnarsi nel processo di pace sono «un impegno di tutte le parti nei negoziati, la messa al bando di Al Qaeda come degli altri gruppi terroristicidel Paese, prendere iniziative riguardo all'eliminazione della coltivazione del papavero e per stabilire il rispetto deio diritti umani fondamentali».

Utilizzo ed abuso in materia di aiuto internazionale. Gli eurodeputati condannano gli abusi dei quali è vittima l'aiuto fornito dalle organizzazioni internazionali (banche, Ong, contractor internazionali, consulenti) che fanno in modo che una parte non trascurabile dell'aiuto dell'Ue e internazionale si perda lungo la catena di distribuzione a causa dello spreco di risorse, dei costi dell'intermediazione e della sicurezza troppo elevata, della sovra-fatturazione e della corruzione. La Commissione esteri non condivide la decisione internationale di distribuire nel 2012 il 50% dell'aiuto internationale attraverso il bilancio nazionale afghano. Una mancanza dio coordinamento e trasparenza all'interno dei donatori internazionali che fa chiedere agli eurodeputati «di istituire una banca dati centralizzata dell'aiuto dell'Ue e ad attribuire maggiori fondi direttamente a progetti concreti gestiti nel quadro di un partenariato con le istituzioni afghane».

La commissione parlamentare è preoccupata anche poer io costi colossali della guerra «Stimati in più di 300 miliardi di dollari per il periodo 2001-2009 ed equivalenti a più di 20 volte al Pil afghano». Gli eurodeputati sottolineano che «La decisione di mettere la catena militare di approvvigionamento americano nelle mani dei privati alimenta le estorsioni e la corruzione, dato che i capi della guerra, le figure della mafia locale, alla fine, i comandanti talibani finiscono per approfittare di una buona parte dei 2 o 2,3 milliards di dollari che rappresenta il settore della logistica militaire in Afghanistan».

Gli Usa vengono duramente criticati anche per il tentativo contraddittorio di «Decapitare i leader della ribellione utilizzando dei droni, delle forze speciali americane e delle milizie locali dallo status giuridico incerto, causando frequentemente delle vittime civili e discreditando l'intervento internazionale».

Formazione della polizia. Il testo deplora «L'inefficacia delle norme della formazione e del reclutamento della polizia, fatta spesso da qualche contractor di sicurezza privata degli Stati Uniti, il tasso di analfabetismo e i numero elevato dei consumatori di droga all'interno della polizia nazionale afghana». Dato che una polizia nazionale efficiente è una delle condizioni preliminari perchè le forze della coalizione terminino le loro attività in Afghanistan, gli eurodeputati chiedono di migliorare la cooperazione internazionale in questo settore, proponendo un programma di formazione avviato ciongiuntamente da Eupol e Nato/Isaf, incorporando unità nazionali di polizia».

Coltivazione dell'oppio. La quarta priorità per l'Afghanistan degli europarlamentari è quella di una nuova strategia dell'Ue che aumenti gli sforzi per l'eliminazione progressiva della coltivazione dell'oppio, «Promuovendo tra i quattro milioni di afghani che vivono della coltivazione del papavero l'utilizzo di colture sostitutive, quali il safran».Chiedono anche «Un Piano nazionale di 5 anni per convertire i coltivatori di papavero, mettere in opera una nuova una nuova Agenzia creata con un proprio budget e un proprio personale. Infine, l'utilizzo di sostanze chimiche e di erbicidi per distruggere le aree drl papavero deve essere proibito dalla legge interna».

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