[17/11/2010] News

"Maonomics" di Loretta Napoleoni e l'insostenibilità cinese

LIVORNO. Ha denunciato l'assenza di un governo dell'economia globale che non sia quello cino-americano; ha stigmatizzato gli eccessi del mondo finanziario che hanno portato al tracollo delle più grandi e importanti banche mondiali; ha smascherato gli affari sporchi e gli intrecci tra i cartelli della droga e alcuni importanti istituti di credito.

Economista esperta di terrorismo internazionale, consulente per la Bbc e la Cnn, editorialista per El Pais, Le Monde e The Guardian, Loretta Napoleoni, ieri, era a Livorno per presentare il suo ultimo saggio "Maonomics, l'amara medicina cinese contro gli scandali della nostra economia". L'abbiamo incontrata per chiedergli in cosa consiste questa "medicina" e quanta sostenibilità contiene.

"Intanto, c'è da dire che Maonomics non è libro sulla Cina. Ho piuttosto utilizzato l'esempio della potenza industriale cinese come una sorta di pretesto per analizzare e criticare il nostro modello di sviluppo che è sempre più è soggetto a continue crisi. Il sistema occidentale, infatti, nel processo di globalizzazione, non è riuscito a tenere il passo dei cinesi, che invece hanno ottenuto il massimo dei risultati in termini di ricchezza. Uno dei vantaggi di un sistema ancora basato sul partito unico, è la capacità di decidere e programmare anche abbastanza velocemente. La democrazia è una bellissima cosa, ma tutti i giorni scontiamo ritardi nelle politiche ambientali".

E non c'è solo la presunta incapacità di progettare, per Napoleoni. Per non farsi schiacciare dalla prima potenza del mondo, la risposta, secondo la saggista, è una sola: maggiore competitività."Il problema non è l'invasione dalle merci cinesi, ma l'incapacità di accrescere le nostre esportazioni. Se la Fiat non vende le sue auto, non deve dare la colpa agli operai di Pomigliano ma guardare alla Germania, dove le delocalizzazioni sono contenute e le esportazioni sono in crescita. Risultati ottenuti grazie agli investimenti nell'innovazione e nella ricerca. Ci dobbiamo chiedere perché compriamo prodotti tedeschi, perché sono considerati i migliori sul mercato e perché l'Italia non riesce a fare altrettanto. E sul fronte delle rivendicazioni operaie, nell'analizzare la situazione cinese, è utile ricordare che da noi i diritti, come quello dello sciopero, vengono cancellati. Non dobbiamo infine dimenticare che, tra chi sfrutta i cinesi, ci sono anche gli italiani".

Nel concetto di competitività proveniente dall'est, raccontato dall'autrice di "Economia Canaglia" e da lei illustrato, la sostenibilità, però, oggi, non è al primo posto e le scelte ambientali sembrano più un riflesso di esigenze di mercato. "Intanto, c'è da dire che il modello cinese è più sostenibile del nostro perché ci sono stati maggiori investimenti sulle energie rinnovabili. I cinesi sono i primi produttori di pannelli solari e presto lo saranno anche per le macchine elettriche. Il problema della sostenibilità è sentito e forse meglio gestito che nel in un occidente frammentato e incapace di adottare pensare e mettere in pratica un vero progetto".

Ma le scelte verdi non c'entrano niente. "La Cina è più sensibile non tanto per ragioni ambientali ma per un'ottica economica. Il potenziamento delle rinnovabili è arrivato solo per dei meri calcoli strategici. Stessi calcoli che hanno portato la Cina a investire nelle miniere di metalli rari quando nessuno se ne interessava. Oggi la Cina è leader in questo settore e l'occidente è rimasto clamorosamente indietro".

Un ragionamento interessante quello di Napoleoni che comunque sembra troppo legato a una logica del meno peggio, a un confronto tra realtà non paragonabili (il bassissimo costo del lavoro e potenzialità delle industrie cinesi non hanno rivali, ma anche i cinesi hanno cominciato già a delocalizzare in Vietnam, Cambogia, Laos, Africa, Filippine...), e a una programmazione che pur essendo dirigistica, e quindi presumibilmente più chiara e definita, non è ancora così sostenibile, né ambientalmente né socialmente: la Cina è una dittatura dove un regime nominalmente comunista sta attuando, "marxianamente", come ricorda la stessa Napoleoni nel libro, una velocissima transizione verso un'economia di mercato controllata dall'apparato che ha riciclato il maoismo in questo strano socialismo-nazionale-capitalista.

 

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