[17/11/2010] News toscana

Nitrati, misurato l'impatto sulle acque dei concimi usati dagli agricoltori toscani

FIRENZE. Sono stati presentati in provincia ad Arezzo i risultati del progetto di ricerca "Rianpa - Riduzione dell'inquinamento delle acque da nitrati provenienti dall'agricoltura". Lo studio attivato dall'Arsia tramite bando pubblico ed affidato ad un gruppo di dipartimenti delle Università di Pisa e Firenze (coordinato dal Dipartimento di Agronomia e gestione dell'Agroecosistema di Pisa), è stato finalizzato all'approfondimento delle problematiche tecniche connesse all'applicazione della Direttiva nitrati in Toscana.

In particolare, il progetto ha riguardato le zone vulnerabili da nitrati della Valdichiana, Massaciuccoli e costa livornese dove è stato effettuato un monitoraggio sulle tecniche agronomiche adottate nelle gestione degli apporti azotati al fine di individuare le criticità nell'applicazione della Direttiva nitrati e le esigenze formative del mondo tecnico e imprenditoriale.

«L'agricoltura del futuro, anche quella della Valdichiana, dovrà sempre più tener conto delle questioni ambientali - ha sottolineato l'assessore allo sviluppo economico, ambiente e agricoltura della provincia di Arezzo, Andrea Cutini - Questo progetto offre una base di conoscenza utile per mettere in campo quelle azioni che ottimizzano pratiche colturali quali la concimazione organica e inorganica, le lavorazioni, l'irrigazione e riducono gli impatti delle attività antropiche sull'ambiente».

La Direttiva nitrati nel 2011 compie vent'anni. E' stata recepita dall'Italia nel 1999 con il Decreto legislativo 152/99, ma per la sua completa applicazione si sono accumulati ulteriori ritardi. In Toscana, dove le aree vulnerabili da nitrati rappresentano circa il 14% della Superficie agricola utilizzata (Sau), nel 2006 è stato emanato il Programma di azione per le zone vulnerabili da nitrati (quelle dove la concentrazione è superiore a 50 mg/l) e modificato nel 2010.

Sebbene in Toscana non ci siano grandi allevamenti zootecnici, i cui reflui di spandimento sono la maggiore causa della presenza di nitrati che con le acque di pioggia o di irrigazione, per lisciviazione penetrano in falda e/o arrivano alle acque superficiali, lo studio ha evidenziato che ci sono notevoli margini di miglioramento per la gestione delle deiezioni animali. Inoltre la ricerca ha messo in evidenza come sia carente da parte delle aziende agricole la conoscenza dell'ambiente di irrigazione e concimazione, dei volumi d'acqua forniti alle colture, delle caratteristiche chimico-fisiche dei terreni, delle metodiche di concimazione.

Per questo lo studio ha messo a punto alcuni strumenti di supporto tecnico finalizzati ad arricchire le competenze degli operatori del settore agricolo, come ad esempio un manuale rivolto ai tecnici sugli aspetti nutrizionali delle colture e un software di facile utilizzo per le imprese per la formulazione dei Piani di concimazione (Pico) consultabile sul sito dell'Arsia - www.arsia.toscana.it .

Visto che la direttiva prevede che la quantità di nitrati nelle acque deve essere controllata ogni 4 anni e che deve essere aggiornato il Programma d'azione regionale, sarebbe opportuno (come sintetizza anche lo staff di ricercatori che ha condotto lo studio), incrementare la formazione, rendere i controlli sull'operato delle aziende in zone vulnerabili obbligatorio, ed elaborare Programmi di azione specifici per ogni zona vulnerabile da nitrati considerato che hanno caratteristiche pedo-climatiche diverse.

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