[31/08/2009] News

Storia sociale dell'acqua di Paolo Sorcinelli

Molte sono le segnalazioni che riguardano il tema della risorsa idrica nelle sue varie articolazioni, che greenreport ha effettuato nella rubrica recensioni. Ripensando a quello che è stato nei secoli il rapporto dell'uomo con l'acqua non poteva mancare un approfondimento su questo libro che ripercorre la storia di questa relazione tracciandone gli aspetti culturali e sociali in modo dettagliato.

L'autore che ha insegnato Storia sociale all'Università di Bologna dove è ancora docente di Storia contemporanea, illustra come sia cambiato il rapporto dell'uomo con l'acqua in base ai vari periodi in cui si è manifestato ed in relazione ad importanti eventi: con la nascita delle città e delle urbanizzazioni, con le scoperte scientifiche in campo medico (Pasteur studiando la fermentazione degli zuccheri del vino nel 1857 fece cadere la tesi che vedeva l'acqua come luogo d'eccellenza della generazione spontanea dei microbi e evidenziò scientificamente che l'acqua da sola non crea nessun microbo), con la scoperta delle proprietà terapeutiche che l'acqua ha o che le sono state attribuite, con l'industrializzazione, quando ad esempio l'acqua compressa nelle caldaie per produrre energia e stata sottratta ai fiumi e deviata a questo scopo.

Il volume, nonostante sia costituito da meno di 200 pagine, è una fonte inesauribile di riferimenti bibliografici, di note, di rimandi, di tavole iconografiche interessanti per il lettore comune e molto utili per gli studiosi che vogliono approfondire il tema nel suo complesso o semplicemente indagarne un aspetto. Non mancano nemmeno i riferimenti alla cultura, alle tradizioni popolari, alle leggende in cui l'acqua rappresenta elemento purificatore e rigeneratore.

Ma c'è acqua e acqua e da questo punto di vista «non è mai venuto meno il simbolismo che sempre ha accomunato l'acqua corrente alla vita (fertilità) e l'acqua stagnante alla morte, non fosse altro per quella dose di pragmatismo che i contadini hanno acquistato dalla secolare convivenza con stagni e paludi focolai di malaria e febbri...».

Sorcinelli poi indaga e riprende più volte il rapporto dell'acqua con il corpo femminile nella seduzione e racconta in dettaglio la storia sociale basata spesso su pregiudizi «Per molti secoli dal Medioevo alle soglie della contemporaneità, i parametri dell'igiene femminile funzioneranno come cartina di tornasole per esprimere giudizi sulla condotta sessuale delle donne stesse: se sporche daranno prova di onestà se pulite riveleranno di essere prostitute». La questione igienica e della pulizia della persona è tornata oggi di attualità in uno scenario completamente diverso.

Con la crisi della risorsa idrica che impone ai Paesi industrializzati una riduzione dei consumi anche in campo domestico (non è necessario avere a disposizione 250 fino a 500 l/abitante/giorno, con 130-150 si vive benissimo senza rinunciare a nessun confort), sono in molti a sostenere che ci "laviamo troppo". Del resto questo aspetto dell'igiene della persona nel corso dei secoli ha visto degli alti e bassi e dei cambiamenti di opinione.

Secondo gli studi riportati dall'autore, in Europa sono due i mutamenti epocali su questo aspetto: «uno, nel XIV secolo, quando la peste è responsabile di un clamoroso allentamento di certe norme igieniche collegate alla cura del corpo; l'altro alla fine del XVIII secolo, quando il corpo riscopre pian piano l'acqua e i suoi riti di pulizia. A cominciare naturalmente dalle classi più elevate. E non fu certamente un caso se, in corrispondenza del lento ma progressivo cammino igienico di questa seconda fase, la mortalità (soprattutto quella infantile) abbia subito un forte declino».

L'acqua sul corpo ha un'azione salutifica, oppure l'acqua per il bagno fa male, come "indottrinava" la Chiesa che vedeva nella conoscenza del proprio corpo durante il lavaggio un pericolo morale, così nel corso del secondo millennio le opinioni su questa molecola si sono alternate e ci riferiamo a Paesi e società europee che hanno fatto "tendenza". Ancora alla fine dell'Ottocento si pensava che ingerire dell'acqua provocasse malattie gastroenteriche e anche nel Novecento, se pensiamo ad alcuni detti popolari, si indirizzava le nuove generazioni verso un'altra bevanda: "non bere l'acqua, bevi il vino che fa sangue".

L'autore, accennando all'evoluzione dei servizi igienici collettivi, si sofferma sulla crescita demografica avvenuta tra il 1750 e il 1850 specialmente nelle aree urbane di molti paesi europei, a cui non ha corrisposto una crescita pari di infrastrutture e servizi sia per l'approvvigionamento idrico sia per l'allontanamento dei reflui che prima dell'avvento di rete fognarie finivano al suolo oppure nei fiumi che attraversavano le città, causando frequentemente una filiera di contaminazioni.

Se pensiamo, questo è solo l'inizio di un problema ancora oggi non completamente risolto, almeno in Italia, dato che l'Unione europea ha richiamato il nostro Paese più volte per lo smaltimento dei reflui inadeguato data la mancanza di depuratori in alcune città. In qualche modo, anche se non sempre con sincronia, le scoperte scientifiche in campo batteriologico (Pasteur, Kock) e investimenti pubblici in campo sanitario si sono influenzati a vicenda «...se l'individuazione dei microbi letali ha dato un grosso impulso ai lavori pubblici della seconda metà dell'Ottocento in tema di infrastrutture igienico-sanitarie e qualche decennio più tardi alla pratica di pastorizzare il latte e di immettere cloro nell'acqua pubblica, queste misure, a loro volta, hanno determinato un decremento delle malattie infettive...».

Alla fine dell'Ottocento metà dei comuni italiani aveva le condutture acquedottistiche (anche se molte famiglie hanno avuto l'acqua in casa tra il 1960 e il 1970), ma l'acqua che vi correva dentro non era certo potabile cosi come la conosciamo noi oggi. La scoperta del vibrione del colera o del bacillo del tifo ha portato poi attenzioni particolari a cavallo tra Ottocento e Novecento all'acqua da bere. E' iniziato quindi «...un fiorente commercio di acque minerali, presentate come sterilizzate ed igieniche, dando a tutti, anche ai meno abbienti, l'illusione di poter accedere alle virtù di un'acqua minerale». Sappiamo poi che questo trend di crescita non si è più arrestato. Il commercio delle acque minerali, non più consumate perché terapeutiche ma destinate ad un uso quotidiano, è stato possibile anche grazie ai pregiudizi che ancora oggi gravitano intorno alle acque del "sindaco", pregiudizi che come ci spiega Sorcinelli partono da lontano.

L'autore non tralascia le criticità degli acquedotti moderni come le perdite, l'escavazione di pozzi con la corsa all'acqua che ha portato sulla costa al fenomeno dell'intrusione salina, il crescere dei consumi di risorsa idrica fino allo spreco, ovviamente nel nord del Mondo dove vive circa un terzo della popolazione mondiale mentre i restanti due terzi hanno subito il processo inverso con l'inaccessibilità alla risorsa che è andata aumentando con trend in continua crescita. Questi ultimi aspetti, appena accennati dall'autore, sono noti almeno ai nostri lettori. Del resto il volume considerando il periodo di edizione, non riporta la contestualizzazione della risorsa idrica nel quadro dello sviluppo sostenibile inteso in senso economico, sociale, ed ambientale: con questo riferimento il libro potrebbe essere aggiornato anche considerando i più recenti sviluppi, quando l'acqua è divenuta tema su cui si organizzano Forum mondiali e Controforum e che viene trattato ai vertici internazionali (vedi ultimo G8), anche se ancora non si sono trovate soluzioni condivise sul suo governo.

Sorcinelli nei capitoli conclusivi, traccia anche il rapporto che l'uomo ha avuto con le acque marine, dalle paure degli abissi dove dimoravano mostri, agli effetti benefici dei bagni di mare divenuti nel tempo una moda. Anche da questo punto di vista il lavoro dell'autore fa comprendere meglio alcuni comportamenti che ancora oggi sono peculiari della relazione che l'uomo ha con l'elemento primario della vita.

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