[24/11/2010] News

Unep: almeno 5 gigatonnellate di CO2 di troppo per restare sotto i 2° di aumento delle temperature

LIVORNO. A 5 giorni dalla Cop dell'United Nations framework convention on climate change  di Cancun  il Programma Onu per l'ambiente (Unep) ha presentato il suo "Emissions Gap Report - Are the Copenhagen Accord Pledges Su_cient to Limit Global Warming to 2° C or 1.5° C" che ricorda che per mantenere l'aumento medio delle temperature entro i 2 gradi Celsius, gli Stati devono ridurre le emissioni dei gas serra del 60%». Lo studio è stato realizzato da 30 scienziati di 25 istituti di ricerca internazionali e con la collaborazione dell'European climate foundation  e dell'istituto nazionale di ecologia del ministero dell'ambiente del Messico.

Il rapporto stima che, per  avere una chance "probabile" e "cost-effective" di mantenere l'aumento delle temperature entro i 2 gradi nel XXI secolo, le emissioni globali dovrebbero raggiungere il picco entro i prossimi 10 anni ed essere di circa 44 gigatonnellate (miliardi di tonnellate)  di CO2 equivalenti nel 2020. Il documento del gruppo scientifico dell'Unep rivela che: «In uno scenario business as usual, le emissioni annue di gas serra potrebbero essere circa 56 gigatonnellate di CO2 equivalenti entro il 2020. Come punto di riferimento, le emissioni globali sono stati stimate in circa 48 gigatonnellate nel 2009; Attuando gli impegni e le intenzioni collegati al'Accordo di Copenaghen potrebbe, nel migliore dei casi individuati dal gruppo, ridurre le emissioni di circa 49 giga tonnellate di CO2 equivalenti entro il 2020; Ciò lascerebbe un vuoto di circa 5 gigatonnellate di CO2 equivalente che deve essere colmato nel prossimo decennio, un valore di emissioni pari alle emissioni di automobili, autobus e camion di tutto il mondo nel 2005; Nel peggiore dei casi identificati nel rapporto, in cui i Paesi seguono le loro ambizioni "accounting rules" più basse e con negoziatori lassisti, piuttosto che rigidi, le emissioni potrebbero innalzarsi fino a 53 gigatonnellate nel 2020, solo leggermente inferiore alle proiezioni business as usual».

L'Emissions Gap Report valuta se l'Accordo di Copenaghen contiene impegni sufficiente per limitare il riscaldamento globale a 2 o 1,5° C e si basa sul lavoro svolto dopo la Cop Unfccc di Copenhagen, valutando nel contempo le prospettive e i percorsi per target anche più elevati del mantenimento di un aumento globale delle temperature di 1,5 gradi Celsius, o sotto, nel corso di questo secolo. Il rapporto contiene anche un allegato che valuta gli impegni di oltre una dozzina di Paesi importanti che vanno dall'India alla Russia e Stati Uniti.

I vari scenari includono le stime delle emissioni nel 2020, se gli Stati hanno attuato pienamente i loro impegni più ambiziosi rispetto alle emissioni del 2020 e se invece rispettano solo i loro obiettivi minimi. «Molti Paesi in via di sviluppo, prima, durante e dopo Copenaghen, tra cui Sudafrica, Indonesia e Messico, hanno fatto promesse che sono subordinate all'azione di altri, in particolare la fornitura di finanziamenti internazionali per il clima internazionale - sottolinea l'Unep - Nel frattempo, l'Unione europea ha un obiettivo del 20% di riduzione delle emissioni, ma ha dichiarato che è pronta ad andare ad un taglio del 30% se altri la seguiranno. Il Canada ha dichiarato che seguirà gli Usa, il cui impegno del 17% di riduzione delle emissioni dipende dal passaggio della legislazione».

Il rapporto sottolinea «L'importanza di garantire norme stringenti in materia di contabilità per il  Land use, land use change and forestry land use (Lulucf) e che sia affrontato l'utilizzo del surplus di emissioni. Le norme che disciplinano tali materie possono avere un impatto grande quasi come le promesse principali. Se le regole non sono impostate correttamente, gli impegni possono essere compromessi».

Lo studio dimostra che livelli di emissioni di circa 44 gigatonnellate di CO2 equivalenti (range da 39 a 44) nel 2020, sarebbero coerenti con la probabilità di limitare il riscaldamento a 2 gradi. «Secondo le proiezioni business as usual, le emissioni globali potrebbero raggiungere 56 giga tonnellate di CO2 equivalenti (range da 54 a 60) nel 2020; Se gli impegni "lowest ambition" saranno attuati in maniera "clemente", le emissioni potrebbero essere leggermente inferiori a 53 gigatonnellate di CO2 equivalenti (range da 52 a 57), lasciando uno gap significativo di 9 gigatonnellate».

Uno scenario che potrebbe essere modificato con le opzioni politiche già disponibili all'interno del quadro negoziale e che potrebbero ridurre sostanzialmente il gap: «Spostarsi verso ambizioni più alte e  conditional pledges; Adozione di regole che evitino un aumento netto delle emissioni provenienti da una contabilità "clemente" dei Lulucf e dall'utilizzo di  surplus emissions units; Sarà anche importante evitare l'impatto di fattori come il "double counting of offset" per limitare le dimensioni del gap; Se tutte le opzioni strategiche sopra descritte verranno adottate, le emissioni nel 2020 potrebbe essere più basse di 49 gigatonnellate di CO2 equivalente, riducendo la dimensione dello gap da business as usual di quasi il 60%,  fino a 5 miliardi di tonnellate di CO2 equivalente; Gli studi dimostrano che è possibile colmare il gap residuo attraverso azioni nazionali più ambiziose, alcune delle i quali potrebbero essere supportate da finanziamenti internazionali sul clima; Con o senza gap, la valutazione dimostra chiaramente che per il post-2020 sono b necessari tassi di riduzione delle emissioni ripidi, al fine di mantenere le nostre possibilità di limitare il riscaldamento a 2 gradi Celsius; Al fine di soddisfare il target di 1,5 gradi centigradi, le emissioni post-2020 dovranno scendere ancora più velocemente, forse dal 4 al 5% ogni anno, e diventare negative intorno al 2050».

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