[01/12/2010] News

La recensione del mese. Non pensare all'elefante! - di George Lakoff

Lakoff è uno dei più noti linguisti americani. Insegna scienze cognitive e linguistica all'università di Berkeley, California, e non è un "radicale" come Noam Chomski ma un uomo di sinistra "moderata" molto legato al Partito democratico Usa. Non pensare all'elefante! È uscito in piena era Bush e Schwarzenegger, con l'ipeliberismo trionfante e una rivoluzione conservatrice che sembrava inarrestabile, a pochi anni dalla sua prima uscita in America, quando il pendolo sembrava essersi spostato con l'elezione di Barack Obama (ma in Europa l'oscillazione predominante è a destra).

Vale la pena riprendere questo denso libretto in mano per capire i perché della suicida afasia dei progressisti e del perché i nostri politici autoreferenziali non ascoltino i consigli di gente come Lakoff, continuino a giocare fuori casa, nel campo della destra, e soprattutto perché guardano affascinati "l'elefante", che in questo caso è il Partito Repubblicano Usa e nel nostro caso la destra populista berlusconiana (che somiglia terribilmente a quella dei tea party Usa) o quella più ripulita di Sarkozy, della Merkel o ancor prima della signora Tatcher che hanno dovuto fare i conti con l'altro elefante: quello del welfare socialdemocratico.

Ce ne occupiamo anche noi di greenreoport perché Lakoff parte proprio dall'ambiente per delineare le differenze tra "destra" e "sinistra", tra quelli che lui chiama con azzeccata metafora il padre severo" (la destra) e il "genitore premuroso" (la sinistra), che ragionano (e votano) con diversi frame mentali che non possono essere scardinati, come credono i progressisti, con il ragionamento. I conservatori «Non sono stupidi - scrive Lakoff - Vincono perché sono intelligenti. Sanno benissimo come ragiona e parla la gente . Pensano! E' a questo che servono gli istituti di ricerca. Appoggiano i loro intellettuali. Scrivono tutti quei libri. Espongono le loro idee in pubblico».

Il libro fa l'esempio dell'ambiente e di come lo affronta l'esperto linguistico della destra in questo campo: Frank Luntz che scrive enormi libri che leggono solo i conservatori e che poi servono da manuali per formare candidati, avvocati, giudici ed altre persone che parlano in pubblico, magari professori di scuole superiori. Luntz è consapevole che la scienza sul global warming è sempre più critica con le scelte della destra, ma insegna come rispondere agli attacchi degli scienziati nel modo "giusto": «Alle persone che si occupano di ambiente piacciono certe parole. Amano aggettivi come sano", "pulito" e "sicuro" perché rientrano nella loro visione dell'ambiente. Perciò, dice Luntz, dovete usarle ogni volta che potete, anche quando parlate di centrali elettriche a carbone o di centrali nucleari. E' per questo motivo orwelliano che una legge che in realtà fa aumentare l'inquinamento si chiama "cieli puliti"».

Il corpaccione, minoritario ma sempre più estremista e determinato, della destra non è permeabile alle spiegazioni del corpaccione della sinistra, altrettanto minoritario ma non ugualmente determinato e molto più frammentato e incapace di creare frame che incornicino le sue ottime e complicate idee e la sua società inclusiva e partecipativa. Insomma, la partita, la sfida politica, «La vince chi riesce a comunicare i suoi valori fondamentali e imporre il suo linguaggio. La destra sa farlo, la sinistra no. Ma non è mai troppo tardi per imparare».

L'errore madornale della sinistra (e qui si parla del Partito democratico americano e non degli (ex) strutturati partiti del socialismo europeo, con ben altra storia e insediamento teorico e sociale) è stato quello di spostarsi al centro per cercare di convincere gli elettori di destra, mutuandone linguaggio e struttura partitica, ma il "genitore premuroso" non riesce nemmeno ad arrivare al "padre severo" che ragiona e vota secondo altre convinzioni, simbolismi e fobie e non, come presume la sinistra, per solo interesse personale. Spostarsi a destra non convince il centro, cioè quella massa di elettori che condividono parte delle ragioni degli uni e degli altri e che determinano quale "minoranza" vincerà le elezioni. Il centro soprattutto non si conquista scivolando a destra ma rendendo leggibili, chiare e "appetibili" le posizioni della sinistra, altrimenti gli elettori tra l'imitazione e l'originale sceglieranno (e scelgono) l'originale. Certo, questo è più facile in un Paese come gli Usa dove un bipartitismo fagocitante rende le scelte nette, ma i guai dei democratici e di Obama vengono proprio dall'occupazione del centro con idee mutuate dalla destra, anche di controllo dell'opinione pubblica, come la paura del "nemico" necessaria per il controllo sociale di masse che tutt'al più vengono considerate elettori/consumatori.

La destra repubblicana (e mondiale) investe in comunicazione, formazione di una classe dirigente che fabbrica e difende frame semplici, scarnificati, vendibili, individua nemici e produce "leggende" economiche e sociali che impone... il berlusconismo italiano ha solide radici nel reaganismo e nella guerra fredda dove continua a pescare ancora oggi. Leggendo Non pensare all'elefante! E sentendo parlare il nostro traballante premier ci si accorge da dove venga il linguaggio bugiardo e trucibaldo della destra italiana e come, nonostante sia orripilante e/o divertente per la sinistra, sia invece rivolto solo ed esclusivamente ai valori/disvalori della destra, per rassicurarla e motivarla, per mantenerla ferma, a piè pari, nell'affrontare un'eterna campagna elettorale, consapevoli che le truppe avversarie scivoleranno nel trabocchetto preparato perché si avventureranno in un campo non proprio.

E' per questo che la scissione finiana è così "pericolosa" per Berlusconi, perché si affaccia un nuovo "padre severo" alternativo, ma la sinistra (o quel che ne rimane in Italia) deve stare ulteriormente attenta perché gli accenti di Fini su legalità, ambiente e diritti civili puntano da destra all'elettorato centrista "laico", così come ha fatto Di Pietro con la legalità.

Lo stesso vale per i diritti femminili, le tasse, la guerra, l'assistenza sanitaria, il matrimonio: la destra mantiene intatti i propri semplici ed efficaci frame che riflettono la sua visione del mondo ed utilizza le parole che piacciono agli altri per convincerli che non c'è pericolo a stare dalla loro parte. Per questo, scrive Lakoff, bisogna «Ricordarsi di "non pensare all'elefante". Se accettate il loro linguaggio e i loro frame e vi limitate a controbattere, sarete sempre perdenti perché rafforzerete il loro punto di vista».

Gli altri consigli alla sinistra sono: Ammettere che i conservatori sono stati bravi (non solo nel controllo dei media) e i progressisti hanno perso il treno; La verità sul potere da sola non basta a rendere liberi, bisogna presentarla in modo incisivo dal proprio punti di vista; Parlare sempre dalla propria prospettiva morale, cercate di capire quali sono i vostri valori ed usate il linguaggio dei valori. Abbandonate il linguaggio dei politicanti; Capire da dove vengono i conservatori, sapere contro cosa si sta combattendo, essere in spiegare perché credono in quello in cui credono, cercare di prevedere quello che diranno; Ragionare in modo strategico e trasversale sui problemi, pensare in termini di grandi obiettivi morali, non di programmi fini a se stessi; Pensare alle conseguenze delle proposte, avviare iniziative che costituiscono effetti domino progressisti; Ricordare che gli elettori votano per la loro identità e per i loro valori, che non coincidono necessariamente con i loro interessi; Unirsi! E Collaborare!

Invece la sinistra continua ad essere ipnotizzata dall'elefante e in Italia dal "cavaliere" con la bandana che lo monta su un traballante baldacchino, ma che ha scompaginato le tende e le truppe dell'accampamento avversario sparando implacabili frame "morali" (in cui non crede e che non pratica) con le televisioni e i giornali di fazione. Dopo il berlusconismo resterà comunque l'ingombrante ombra del suo elefante nella quale la sinistra (o quel che ancora le somiglia in Italia) farebbe bene a non mimetizzarsi. Forse farebbe bene a guardare a quel che dicono e chiedono gli studenti e la gente nelle piazze e gli operai sulle torri e sulle gru, che non guardano l'elefante ma parlano di istruzione, scienza, arte, lavoro/disoccupazione, legalità, ambiente e futuro. Frame progressisti potenti e dimenticati che circolano sconsolatamente solo in spezzoni di cronaca televisiva, offuscati , dai talkshow, dallke urla televisivo/giornalistiche dei provocatori di professione, dai lacrimogeni e dalle manganellate dell'elefante.

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