[02/12/2010] News

Ridurre la povertà è il solo modo (e il migliore) per adattarsi ai cambiamenti climatici

LIVORNO. L'International food policy research institute (Ifpri) ha presentato alla Conferenza delle parti dell'Unfccc in corso a Cancun il suo rapporto "Food Security, Farming, and Climate Change to 2050: Scenarios, Results, Policy Options" dal quale emerge che «Affrontare la povertà oggi è il migliore ed unico  modo per aiutare le persone povere nei Paesi in sviluppo ad ottenere la sicurezza alimentare e ad adattarsi ai cambiamenti climatici. Quando le famiglie hanno un reddito maggiore, sono in grado di fra fronte meglio a siccità, inondazioni e ad altri shock climatici». L'Ifpri cerca di soluzioni sostenibili per porre fine alla fame e alla povertà ed è uno dei 15 centri sostenuti dal Consultative group on international agricultural research, un'alleanza di 64 governi, fondazioni private e organizzazioni internazionali e regionali.

Presentando a Cancun il rapporto Gerald Nelson, ricercatore dell'Ifpri e uno degli autori, ha detto che «Numerose voci si sono levate per dirci che dobbiamo lottare contro il cambiamento climatico e questo al fine di ridurre la povertà. Noi affermiamo che la lotta contro la povertà costituisce un elemento chiave dell'adattamento al cambiamento climatico e che dobbiamo intensificarla ora. Una volta che gli impatti più gravi del cambiamento climatico saranno visibili, sarà troppo tardi per reagire efficacemente».

Il rapporto fa gli esempi della grave siccità che ha colpito la Russia quest'estate e delle inondazioni devastanti in Pakistan come segnali di un futuro segnato da fenomeni meteorologici estremi e violenti e sottolinea che «Entro il 2050, i prezzi degli alimenti di base potrebbero aumentare dal 42 al 131% per il mais, dall'11 al 78% per il riso, dal 17 al 67% per il grano, e questo in funzione dello stato del clima, dell'economia e della variazione della popolazione mondiale. Dopo il 2050, le temperature medie mondiali potrebbero aumentare da 2 a 4 gradi e gli impatti del cambiamento climatico sui rendimenti saranno più accentuate. Ridurre le emissioni di gas serra oggi è essenziale per risparmiarsi una seconda metà del XXI secolo calamitosa».

Lo scenario è quello di una popolazione mondiale in crescita insieme ad un aumento dei redditi nei Paesi poveri, due cose che porteranno ad un aumento della domanda di cibo e metteranno ulteriore pressione sulla produzione alimentare sostenibile, come dimostrano anche alcune scivolate verso gli Ogm di questi giorni. Il cambiamento climatico si aggiunge a questo come una ulteriore sfida, con cambiamenti di temperature e nel ciclo delle precipitazioni che minacciano la produttività agricola e la stessa capacità di nutrire la popolazione mondiale. I ricercatori dell'Ifrpri spiegano che «Questo studio valuta quale potrebbe essere la gravità del pericolo per la sicurezza alimentare e suggerisce  alcuni passi politici che si possono intraprendere per porre rimedio alla situazione».

Utilizzando sofisticati modelli informatici, gli autori tracciano 15 diversi scenari futuri per la sicurezza alimentare entro il 2050. Ogni scenario comporta una combinazione alternativa di popolazione potenziale e di crescita del reddito e  cambiamenti climatici. E' stato esaminato anche il test case  di un'ipotetica estesa siccità nell'Asia meridionale, per dimostrare come i possibili effetti della variabilità climatica possano aumentare in una regione del mondo in particolare. Il rapporto conclude che «Gli effetti negativi del cambiamento climatico sulla sicurezza alimentare possono essere compensati da un'ampia base di crescita economica, in particolare migliorando la produttività agricola, e da un robusto commercio internazionale di prodotti agricoli per compensare le carenze regionali. Nel perseguire tali obiettivi, i responsabili politici dovrebbero aumentare gli investimenti pubblici per la terra, l'acqua e i nutrienti e mantenere un commercio internazionale relativamente libero».

Il cambiamento climatico causerà un rendimento del riso più basso in tutto il mondo nel 2050, rispetto ad un futuro senza il cambiamento climatico. Uno degli  scenari prevede un calo sostanziale delle esportazioni di mais nei Paesi sviluppati, ma piccoli aumenti dei rendimenti nei Paesi in via di sviluppo. Le rese del frumento caleranno in tutte le regioni, con le perdite maggiori nei Paesi in via di sviluppo.

Lo studio evidenzia le tre ragioni della povertà: «Primo perché i redditi dei grandi consumatori, hanno una maggiore capacità di offrire prezzi più elevati causati in parte dal cambiamento climatico. Secondo, le famiglie più abbienti si orientano più facilmente nell'incertezza. Terzo, le famiglie contadine con redditi più alti sono nella posizione migliore per investire in nuove tecnologie che potrebbero essere costose all'inizio ma migliorare a lungo termine la produttività e la resilienza».

Il direttore della divisione ambiente, produzione e tecnologia dell'Ifpri, Mark Rosegrant, ha spiegato a Cancun che «Gli investimenti in agricoltura meritano la massima priorità perché senza una migliorata produttività delle aziende sarà impossibile soddisfare la crescente domanda di cibo derivante dall'aumento dei redditi e da una popolazione mondiale in crescita. Una maggiore produttività significa anche che anche più di questa domanda può essere soddisfatta dall'attuale territorio, limitando il danno ambientale che deriva da arare nuovi campi al posto di foreste e savane. E la crescita della produttività porta alla crescita del reddito rurale necessario per migliorare la sicurezza alimentare».

Il rapporto sottolinea che «I cambiamenti climatici colpiranno le regioni del mondo in modo diverso e il commercio internazionale è essenziale per compensare i cambiamenti nella produzione e dei prezzi di prodotti alimentari chiave. Il rafforzamento del commercio agricolo aiuterebbe i Paesi a sopportare le perdite di raccolti e ad affrontare l'incertezza e la variabilità che il cambiamento climatico porterà».

Nelson evidenzia che «Le impennate dei prezzi alimentari del 2008 e del 2010 avevano entrambe  importanti componenti climatiche e durante ciascuno di questi periodi il commercio ha compensato alcuni degli effetti locali potenzialmente gravi. Le restrizioni al commercio internazionale potrebbero mettere a repentaglio le prospettive della sicurezza alimentare regionale. Questa è un'altra ragione per completare i negoziati del  Doha Round sul commercio mondiale». Quel che Nelson non dice è che la speculazione finanziaria sul cibo è stata una della cause di rivolte del pane e della morte per fame di decine di migliaia di persone.

Il rapporto comunque punta ad influenzare la Cop messicana dell'Unfccc, «Aumentando l'abilità dei decision maker ad 'esplorare la gamma dei food security futures».

Sir John Beddington, chief scientific adviser del governo britannico ed a capo del Foresight project on global food and farming futures che ha finanziato in gran parte lo studio, sostiene: «Questi risultati saranno indispensabili per i decisori politici e gli scienziati che cercano scoprire  le sfide ulteriori del cambiamento climatico per l'agricoltura e il benessere umano. I risultati di questa ricerca scientifica ci informano sui  nostri sforzi per assicurare un futuro sostenibile per l'alimentazione e l'agricoltura, anticipando le potenziali sfide del cambiamento climatico e di altri fenomeni globali con un anticipo da 20 a 80 anni».

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