[06/12/2010] News

Ogm, Buiatti: «Mai contro la scienza, ma dal punto di vista scientifico nulla č cambiato»

LIVORNO. Si tenta un nuovo approccio comunicativo per gli Ogm? Una terza via che scinda tra le potenzialità delle biotech dalle distorsioni del mercato per il loro utilizzo, in modo da non buttare via il bambino con l'acqua sporca? Ne abbiamo parlato con Marcello Buiatti, docente di genetica all'Università di Firenze, che proprio nei giorni scorsi ha partecipato alla tavola rotonda sul tema Ogm nel Forum del Barilla Center for food and nutrition di Milano. Un tema caldo anche alla luce delle ultime uscite del ministro Galan di ampia apertura verso gli organismi modificati geneticamente.

Professor Buiatti, cosa bolle in pentola? C'è davvero qualche novità scientifica interessante?

«In realtà la posizione non è molto cambiata per quanto riguarda gli OGM ora e, apparentemente, sempre in commercio. Su questi restano tutte le condizioni negative che ci sono sempre state: fallimento della tecnologia che ha fatto solo pochissimi prodotti in ormai trenta  anni dai primi PGM, insicurezza dal punto di vista della salute perché  non siamo protetti da EFSA la quale non usa laboratori indipendenti per  fare le verifiche di rischio; situazione di stretto oligopolio su tutta la filiera produttiva: occupazione di territorio con sola soia dopo aver  cacciato i contadini che producevano piante ad uso alimentare vero; distruzione da questo punto di vista delle colture insieme alle culture ed alla diversità della piante ad uso alimentare, il tutto non perché sono OGM ma perché le multinazionali stanno distruggendo le agricolture ed imponendone una soltanto che é quasi  monocolturale, sotto il loro dominio  per via dei brevetti; disastro per agricolture come la nostra con aziende  piccole e non in grado di competere sul piano finanziario con le multinazionali».

Forte e chiaro, professore, ma dal punto di vista delle prospettive?

«Fatta la premessa di cui sopra, se si lavorasse con la ricerca scientifica, cosa che le multinazionali non fanno più, di per sé stesse queste tecniche  non sono ovviamente cattive (nessuna tecnica lo è) e se questo sforzo ci fosse e distruggesse l'altissimo livello di imprevedibilità nel risultato é anche possibile poterle usare. Non solo ma ci sono diverse altre tecniche basate su ricerche molto più nuove di quelle che hanno dato gli OGM e che sono come dicevo di trenta anni fa e rimaste uguali, che permettono di accelerare enormemente la selezione fatta con i cosiddetti metodi tradizionali ma con l'uso adesso delle nuove conoscenze».

Di che cosa si tratta?

«Queste  tecniche non modificano i geni ma permettono di selezionare meglio e di scegliere le piante i cui geni si esprimono meglio. Ero nei giorni scorsi a Cesena a parlare di questo (non degli OGM se non per dire che sono falliti miseramente) alle cooperative emiliane di ditte sementiere. Questa è sempre stata la mia posizione nel senso che ovviamente non sono contro la scienza se non altro perché è per quella che mi pagano né tanto meno contro la Biologia molecolare delle piante visto che sono uno dei tre o quattro italiani che l'hanno introdotta alla fine degli anni sessanta del secolo scorso».

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