[06/12/2010] News

Sondaggio a Cancun: nessun passo in avanti reale senza un'opinione pubblica informata

LIVORNO. La maggioranza dei partecipanti accreditati alla Cop 16 Unfccc di Cancun pensa che non ci sarà una vera azione internazionale sul cambiamento climatico se non ci sarà un forte sostegno della società e che in generale l'opinione pubblica con capisca il significato del "cambiamento climatico".

Si tratta dei risultati di un'inchiesta realizzata la settimana scorsa dal governo del Messico e dal Pew center on global climate change, un'organizzazione statunitense che riunisce imprese, decision makers politici, scienziati ed esperti, nota per la redazione di rapporti che si basano si solidi dati scientifici e che forniscono soluzioni per politiche fattibili ed attività per proteggere il clima e per una crescita sostenibile.

Il sondaggio effettuato a Cancun ha coinvolto 500 accreditati di tutto il mondo che partecipano alla Cop 16: rappresentanti delle delegazioni governativee di Ong, esperti, giornalisti e imprenditori. L'inchiesta ha riguardato le attitudini relative al cambiamento climatico, utilizzando per le risposte gli iPad e i risultati sono stati resi noti durante il "Foro sobre la Comunicación del Cambio Climático", un'iniziativa patrocinata dal governo del Messico e dal Center che si è tenuta nella Rivera Maya.

Juan Rafael Elvira Quesada, ministro dell'ambiente e delle risorse naturali (Semarnat) del Messico, ha sottolineato che «La comunicazione efficace è una delle chiavi necessarie per dare impulso ad uno sforzo "contundente" sul cambiamento climatico».

All'inchiesta ha partecipato un numero simile di accreditati dei Paesi sviluppati e di quelli in via di sviluppo e quasi tutti, il 94%, hanno concordato sul fatto che «Non si arriverà a capo di un'azione reale sul cambiamento climatico in un'ambito di governo internazionale senza contare sul forte appoggio dell'opinione pubblica». Alla domanda su quale comunità debba essere più coinvolta nella discussione/conoscenza del cambiamento climatico, i partecipanti al sondaggio hanno messo per prima l'opinione pubblica, per secondi i Capi di Stato, poi le imprese, dopo arrivano le Ong e le organizzazioni dell'Onu. Per il 58% l'opinione pubblica in generale comprende scasamente il tema del "cambiamento climatico" o non lo capisce proprio. Solo per il 5% dei delegati di Cancun l'opinione pubblica mondiale capisce "molto bene" di cosa si stia discutendo in Messico.

Secondo Eileen Claussen, presidente del Pew Center, «Questi risultati mettono in risalto il divario enorme che esiste tra l'urgente necessità di azione e la conoscenza limitata che ha l'opinione pubblica dei temi di cui ci occupiamo. Tutti noi, governi, esperti, difensori e leader di imprese, dobbiamo fare un lavoro migliore spiegando all'opinione pubblica sia i rischi che le opportunità che presenta il cambiamento climatico».

L'inchiesta ha rivelato anche i opinioni contrastanti sul ruolo che giocano i media. I partecipanti hanno classificato i mezzi di comunicazione, come la televisione, i giornali e le riviste come i media più efficaci per comunicare all'opinione pubblica la necessità di un'azione globale. Però, quando è stato chiesto di identificare «Le voci più attendibili sul livello di impatto globale del cambiamento climatico», solo il 24% ha nominato i media. Una forte maggioranza (87%) ha accusato i mezzi di comunicazione e gli opinion leader della mancanza di comprensione da perte dell'opinione pubblica delle scienza del cambiamento climatico. Nonostante le recenti polemiche e i climate-gate, ben il 66% ha identificato negli scienziati la voce più affidabile, molto avanti ad organizzazioni come l'Onu (42%), alle Ong (41%), ai governi (24%) ed ai leasder imprenditoriali (13%).

Riguardo alll'impatto che sta producendo il cambiamento climatico, i delegati e accreditati alla Cop 16 pensano che ne stiamo già soffrendo: il 56% crede che il pianeta abbia già subito danni irreversibili; il 54% è convinto che siamo fermi nei nostri sforzi per limitare le influeze antropiche sul global warming; l'83% crede che i Paesi si impegneranno in sforzi ambiziosi solo dopo che avranno subito le conseguenze reali dei cambiamenti climaticienci; l'88% è convinto che se non affrontiamo subito il cambiamento climatico questo potrebbe eventualmente trasfornmarsi nel detonatore di un conflitto globale e probabilmente in una guerra.

L'impatto economico viene visto come il principale ostacolo per una maggiore partecipazione alla lotta al global warming: il 90% dei delegati dice che la recessione globale ha reso i Paesi meno disponibili ad investire sul cambiamento climatico, il 54% è d'accordo con questa valutazione. Secondo i partecipanti alla Cop 16 i principali ostacoli che impediscono azioni congiunte efficaci sono la mancanza di disposizioni sul rischio della crescita industriale (64%) e la paura dei vari Paesi di prendere rischi politici (63%), queste convinzioni sono più evidenti nei delegati dei Paesi industrializzati che in quelli in via di sviluppo.

Il 94% dei partecipanti al summit di Cancun è convinto che iniziative efficaci sul cambiamento climatico saranno possibili solo col forte appoggio di governi, imprese, Ong, scienziati ed opinione pubblica, il 70% è "totalmente d'accordo" con questa dichiarazione. Secondo l'84% ci dovrebbe essere una partecipazione significativanente maggiore di tutte le componenti, soprattutto dell'opinione pubblica (84%), dei leader locali e comunitari (83%) e dei leader nazionali (83%). I delegati dei Paesi in via di sviluppo pensano che nelle iniziative sul cambiamento climatico ci dovrebbe essere una maggiore partecipazione delle Ong ambientaliste e delle organizzazioni globali (Onu, Banca mondiale, Oms) rispetto a quella dei Paesi sviluppati. Il 65% della conferenza Unfcc crede che i casi più convincenti della necessità di affrontare il cambiamento climatico sono le storie delle sofferenze degli esseri umani dovute al clima estremo, come la siccità o le inondazioni, e l'evidenza che il cambiamento climatico avrà un impatto negativo sull'economia (54%).

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