[02/09/2009] News

Superare il gap scientifico per capire quel che sta accadendo negli oceani e nei mari del mondo

LIVORNO. Prosegue alle Nazioni Unite, a New York, la riunione di alto livello tra scienziati, governi ed agenzie Onu che dovrebbe fornire una serie di opzioni e raccomandazioni  per la creazione di un processo di monitoraggio sui mari e sugli oceani del pianeta. Secondo il Programma Onu per l'ambiente (Unep) l'iniziativa «Mira a colmare significative e gravi lacune di conoscenze, che stanno minando la capacità dell'umanità di gestire al meglio il patrimonio naturale basato sulle risorse marine».  Se i governi daranno il via libera, il primo globally integrated oceans assessment  dell'Onu potrebbe già essere pronto entro il 2014.

Secondo il direttore esecutivo dell'Unep, Achim Steiner, «L'ambiente marino è di fronte a una molteplicità di sfide. Alcune, come il declino degli stock ittici e l'inquinamento di origine terrestre, sono più persistenti. Altre, la comparsa di "zone morte" e gli impatti del cambiamento climatico, in particolare l'acidificazione, stanno rapidamente emergendo. Un processo sistematico di valutazione è atteso da tempo. L'incontro a New York rappresenta una straordinaria opportunità per i governi di mettere le migliori conoscenze scientifiche marine al loro servizio, al fine di fare le scelte migliori di gestione per i prossimi anni e decenni».

Nel 2002 il vertice mondiale sullo sviluppo sostenibile (Wssd) e nel 2005 l'Assemblea generale dell'Onu hanno raccomandato ai governi di lavorare ad un processo dell'Onu per un global reporting and assessment of the state of the marine environment, al quale hanno cominciato a lavorare l'Unep e l'Intergovernmental oceanographic commission dell'Unesco (Ioc-Unesco) che dovrebbero restare le agenzie centrali per questo lavoro.

La fase iniziale del processo è conosciuta come "Assessment of Assessments" e ci sta lavorando dal 2006 un gruppo di esperti ad hoc che ha esaminato i diversi rapporti e valutazioni esistenti, e ha preso in considerazione i loro aspetti d fondamentali, come la credibilità scientifica e la loro rilevanza politica e legislativa, il che ha contribuito a individuare le migliori pratiche, a colmare alcune lacune ed incertezze sui dati scientifici ed a comprendere meglio le esigenze per la ricerca, in particolare per quel che riguarda i Paesi in via di sviluppo.

Per il direttore generale dell'Unesco, Koichiro Matsuura, «E significativo che oggi venga riconosciuta la reale necessità di avviare un "Assessment of Assessments report", la prima completa rassegna del paesaggio marino, che tenga conto anche dei fattori socio-economici. Questa relazione (presentata al summit, ndr) è un chiaro segnale che il mondo ha bisogno di un approccio più inclusivo agli oceani ed alle loro risorse. Essa fornisce un quadro significativo e le opzioni per quel che può essere fatto».

Gli oceani svolgono un ruolo centrale nell'economia, nella società e nelle questioni ambientali dei 6,7 miliardi di abitanti del pianeta, ma l'acqua salata che ricopre il  70% del nostro pianeta blu è ancora in gran parte un mistero per quel che riguarda la gestione dei suoi complessi sistemi, dall'influenza sul clima globale al ciclo delle acque, dalla circolazione delle sostanze nutritive ai cambiamenti in corso negli habitat marini.

Esiste poi un problema culturale, visibile anche da noi in Italia quando sui i affrontano i temi della protezione del mare(anche di un piccolo bacino come il Mediterraneo), la percezione diffusa che i mari e gli oceani siano così vasti da poter assorbire senza troppi danni anche i più devastanti impatti provocati dall'uomo.

CV Così quelle che prima erano distruzioni "localizzate" ora scopriamo che fanno parte di una vasta trama di irresponsabilità, cattiva gestione e scarsa lungimiranza e ripiantare le mangrovie, salvare le  zone umide costiere, allentare l'eccessivo sfruttamento degli stock ittici, combattere maree nere ed inquinamento, sono diventate altrettante sfide per mantenere la base stessa per la sopravvivenza di milioni di esseri umani.

Nessuno poteva pensare solo pochi decenni fa che l'immenso oceano non ce la potesse far più ad assorbire l'anidride carbonica, che il mare sarebbe stato sempre più avvelenato da metalli pesanti, che l'acidificazione ed altri fenomeni di origine antropica avrebbero messo a rischio addirittura i primi anelli della catena alimentare marina che sfama sempre più il superpredatore uomo.

«Per far fronte a questa situazione - dice l'Unep -  sono urgentemente necessari il monitoraggio e il miglioramento delle pratiche di osservazione, le valutazioni periodiche per fornire una più profonda comprensione della situazione e delle tendenze dei cambiamenti ambientali e il know-how e la capacità di prevenire, mitigare e adattarsi a questi cambiamenti».

I risultati presentati dall'ad hoc working group speciale dell'Onu contengono una serie di opzioni e raccomandazioni per i governi per far avanzare davvero questo  "Regular Process".

A New York sono stati presentati chiari obiettivi generali, i materiali da consegnare nei primi cinque anni del  processo, la sua funzionalità e i finanziamenti necessari per l metterlo in atto.

Secondo l'Unep il Regular Process for the reporting and assessment of the state of the marine environment «servirà come meccanismo per mantenere gli oceani ed i mari sotto controllo continuo, fornendo valutazioni periodiche a livello globale e sovra-regionale».

Il working group speciale ha fornito anche alcune opzioni organizzative che riguardano il rapporto tra il Regular Process tra l'Onu ed il livello intergovernativo, l'istituzione di un organo di controllo di gestione, un nuovo gruppo di esperti, i meccanismi di sostegno e di segreteria. Il rapporto fornisce una serie di opzioni di finanziamento che sarebbero in media dai 4 ed i 5,6 milioni dollari l'anno.

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