[14/12/2010] News toscana

In Toscana il rischio radon è basso, ma continua l'azione di prevenzione

FIRENZE. Sono stati presentati oggi dall'assessorato regionale all'ambiente insieme a quello alla sanità, i risultati dello studio "Gas radon: indagine conoscitiva sulla concentrazione negli ambienti di vita e di lavoro della Toscana", commissionato dalla Regione e condotto da Arpat in tutti i comuni, per indagare sulla presenza di radon sia negli edifici pubblici che in quelli privati.

Si tratta di un primo studio sistematico sulla presenza del radon che è tra i fattori di rischio per il tumore al polmone. In sintesi: la popolazione toscana è esposta a livelli relativamente bassi rispetto ai valori medi nazionali. Ci sono zone tuttavia dove, per le caratteristiche geomorfologiche del terreno  (la fonte principale del radon) i livelli del gas risultano più alti. Sono l'Appennino, il sud della Toscana e le isole, tutte aree dove però non si evidenziano aumenti significativi di incidenza del tumore al polmone.

«Lo studio presentato oggi è la prima indagine di questo tipo realizzata in Italia - ha sottolineato  l'assessore all'ambiente Anna Rita Bramerini -  Si tratta di una mappatura condivisa anche con l'Istituto Superiore di Sanità, dove si gettano le basi per un quadro conoscitivo già abbastanza dettagliato ma che continueremo a indagare. Abbiamo infatti già stanziato nuovi fondi per Arpat perché prosegua con ulteriori approfondimenti. Con questa giornata, significativa perché ha visto il coinvolgimento diretto delle istituzioni locali su un tema così importante, il lavoro della Regione su questo versante non si ferma ma anzi, sarà rafforzato dal rapporto costante che avremo con Arpat, Asl e tutti i comuni interessati».

 L'indagine iniziata nel 2006 e conclusa  a giugno del 2010 (greenreport ne ha parlato tante volte), ha coinvolto nel complesso quasi 2000 abitazioni e 1300 fra luoghi di lavoro e scuole. In totale, circa 7800 sono stati i locali misurati, considerando che per ogni edificio si sono presi in esame più ambienti. Le misure sono state effettuate mediante l'esposizione di oltre ventimila dosimetri (apparecchiature speciali costituiti da un contenitore in plastica, contenente un rivelatore a tracce nucleari), tenuti nei luoghi di misurazione generalmente per due semestri consecutivi. In questo modo è stato coperto complessivamente un anno e si è potuto tenere conto delle variazioni stagionali.

«Questa indagine - ha aggiunto l'assessore al diritto alla salute Daniela Scaramuccia -  unica nel suo genere, per dimensione e approccio, ci consente di intervenire con maggiore efficacia sui fattori di rischio e contribuire alla salute dei cittadini. I dipartimenti di prevenzione delle Asl e Arpat saranno il punto di riferimento per istituzioni e cittadini riguardo a tutti i chiarimenti del caso».

Per quanto riguarda gli sviluppi futuri lo studio servirà per programmare gli interventi sia per la riduzione della concentrazione di radon dove questa è più elevata, sia per prevenire l'ingresso del radon negli edifici e per le indagini e le misure successive. La Regione, poi elaborerà linee guida sui comportamenti da tenere nei luoghi a più alta concentrazione di radon. Sono previsti tre livelli di azione: le amministrazioni locali dovranno mettere in atto una serie di accorgimenti per ridurre il livello di radon e eliminare i rischi nei vari edifici pubblici. Le imprese avranno l'obbligo di legge di fare approfondimenti  e quindi agire per mettere in sicurezza i loro locali. E infine le famiglie, alle quali si potranno dare indicazioni di carattere generale, cioè semplici accorgimenti per ridurre l'ingresso del radon nell'edificio e aumentare il ricambio dell'aria.

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