[15/12/2010] News

Congo Rdc: dopo il divieto delle miniere “artigianali”, sospese anche le concessioni

LIVORNO. Ieri Faustin Kuediasala scriveva sul giornale di Kinshasa "Le Potentiel" che «E' tempo per i congolesi medi di sapere a chi sono servite alla fine le immense risorse naturali del nostro sottosuolo». Una prima risposta è venuta dal presidente della Repubblica democratica del Congo (Rdc) in persona che davanti alle due camere del  Parlamento riunite  ha detto che «L'ordine deve regnare nel settore minerario» ed aspettando di fare una problematica pulizia di un sistema criminale e corrotto ha annunciato una "pausa" nella concessione di nuove licenze minerarie.

Il presidente Joseph Kabila aveva già vietato ogni sfruttamento delle piccole miniere "artigianali" (spesso un eufemismo per non dire abusive) nell'est della Rdc per, come scrive Le Potentiel, «Rimettere ordine dove l'anarchia commerciale ha guadagnato sempre più terreno, facendo perdere qualche volta milioni di dollari americani alla Repubblica».

Kabila ha presentato la sua "vision pour la Rdc" ed ha sottolineato che «Per rendere sicure le prospettive del nostro sviluppo, la sfida più importante che dobbiamo raccogliere oggi è quella del controllo e della valorizzazione delle nostre risorse naturali. Risorse del suolo; risorse del sottosuolo; risorse forestali, legnose e non legnose». Ma né Kabila né il suo governo hanno chiaro come farlo e soprattutto con quali mezzi, forze e finanziamenti. Forse per questo il presidente ha fatto appello a chi sfrutta le risorse naturali e minerarie a riconvertirsi ed ha ammesso che «Abbiamo bisogno per far questo di una politica chiara e visionaria, basata su una valutazione seria delle nostre potenzialità, e n mutuata unicamente dall'interesse nazionale». Poi ha annunciato l'avvio di una «Campagna di prospezione generale, utilizzando le tecniche più affidabili, tra Ie quali la telesorveglianza».

Bei propositi che si scontrano però con quella che lo stesso Kabila definisce un'emorragia ed una cancrena del settore minerario che bisogna arrestare urgentemente. Per questo ha deciso di sospendere tutte le richieste minerarie «In attesa del risanamento della catena di attribuzione attraverso procedure chiare ed obiettive, nettamente collegate alle disposizioni più pertinenti del Code minier».

La dichiarazione di Kabila è una sorta di tardiva ammissione delle denunce (sempre respinte al mittente) delle Ong congolesi ed internazionali: il controllo dei contratti e delle convenzioni minerarie ha rivelato l'enorme disordine delle procedure di concessione. Le Potentiel spiega che «Il Catasto minerario che coordina i meccanismi di concessione non è stato messo nelle condizioni di lavorare in piena indipendenza. Molto spesso, questo servizio è stato svuotato dei suoi poteri, fino ad amputarlo della fonte delle sue entrate,  i diritti di superficie, a profitto del Dgrad (Direction générale des recettes administratives, judiciaires, domaniales et de participations, ndr), condannandolo a funzionare nella precarietà».

Che questo sia accaduto in un Paese praticamente in guerra endemica proprio per mettere le mani sul forziere delle materie prime, spiega molto della corruzione politica ed economica che sta dietro la ferocia banditesca che dissangua la Rdc e mette in pericolo la sua natura. Kabila ha fatto quindi bene a prendersi una pausa per riorganizzare un sistema spappolato ed infetto, in mano a bande di tagliagole, ribelli ed esercito che rispondono alle grandi imprese minerarie ed alle multinazionali.

La "rivisitazione"  e la valutazione dei contratti e delle convenzioni già validate avranno bisogno di tempo per valutare la loro reale consistenza economica, in particolare dei progetti già approvati. «La spada di Damocle è quindi sospesa sulla testa delle imprese minerarie, anche validate,  che non hanno saputo accelerare il ritmo di messa in opera dei loro progetti - scrive Kuediasala -.Il governo dovrebbe  passare ad una velocità superiore. Dobbiamo quindi aspettarci presto delle misure di ricalibratura dell'azione dello Stato nel settore minerario». I detentori dei progetti meno "performanti" potrebbero essere privati delle licenze in base al "défaut de commencer" previsto dal Codice minerario. Secondo Le Potentiel «Uno tsunami, di grande ampiezza come non lo è stato al momento della rivisitazione, è in gestazione nel settore minerario. Solo i meno adatti potrebbero essere spazzati via».

Per Kabila questo è necessario se la Rdc vuole davvero ricostruire le sue miniere: «Dopo 40 anni di una politica che ha privilegiato lo sfruttamento artigianale, del quale né il Paese né gli stessi gestori hanno tratto alcun dividendo visibile, è tempo di riesaminare la saggezza della suddetta politica, soprattutto alla luce dell'esperienza di Paesi che hanno fatto meglio di noi per la loro industria mineraria».

Le nuove linee guida annunciate dal presidente della Rdc riportano all'attenzione anche la questione dei minerali grezzi o semilavorati: presto le imprese minerarie potrebbero essere obbligate a raffinare i minerali estratti direttamente e a farne prodotti finiti nella Rdc. «In ogni caso, la razionalità economica esige q che da ora in avanti sia limitata l'esportazione dei minerali grezzi e che la ricerca di un maggior valore aggiunto locale diventi la regola», ha detto Kabila. Peccato che la razionalità economica non sia di casa in un mondo globalizzato che, come dimostra l'infinita "terza guerra mondiale africana" del Congo,  muove le materie prime e le merci e si disinteressa dei destini, del benessere e della vita di milioni di uomini e donne che ne dovrebbero essere i padroni ed i beneficiari.

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