[16/12/2010] News

Terre rare, stavolta gli Usa vanno a ruota dell'Europa e sulla strada giusta

LIVORNO. Come andiamo dicendo da un pezzo, la questione "terre rare" sta velocemente assurgendo a problematica mondiale specialmente per l'occidente. E' di oggi la notizia, data dal Sole24Ore, di uno studio del dipartimento Usa per l'Energia (Doe) che identifica negli ormai noti metalli disprosio, terbio, europio, neodimio e ittrio "come maggiormente «critici» nel breve termine". «Il fabbisogno - scrive Sissi Bellomo sul Sole24Ore- è infatti in forte crescita, trainato dallo sviluppo delle energie pulite, e nello stesso tempo c'è il rischio di possibili interruzioni dell'offerta. Tutti questi materiali, osserva il Doe, resteranno critici anche nel medio termine, ad eccezione dell'indio. Ma in prospettiva potrebbero aumentare le difficoltà nel reperimento dellitio. E rischia di diventare particolarmente acuta la carenza di disprosio, materiale usato nelle turbine eoliche».

Lo studio - si legge più avanti - presentato ieri dal segretario all'Energia Steven Chu, intitolato Critical Materials Strategy, rappresenta il primo passo dell'amministrazione Usa verso una strategia difensiva di fronte allo strapotere della Cina, che produce il 95% delle terre rare e ne ha ristretto l'export al punto da provocare enormi rincari e un crescente allarme sull'affidabilità delle forniture.

Va ricordato che la questione terre rare, come abbiamo già scritto, venne affrontata anche dall'amministrazione Bush ma secondo il premio Nobel Paul Krugman gli Usa che fino al 2003 li producevano, ne decretarono "la fine della produzione perché inquinavano". Ora Steven Chu  spiega che «Assicurarci un accesso affidabile a questi materiali critici ci aiuterà a diventare leader nella nuova economia dell'energia pulita». Al momento, come noto, questa leadership è della Cina e vediamo come andranno avanti le cose, ma quello che balza agli occhi è poi un'altra cosa: «le linee guida su cui Washington intende impostare l'azione sono già chiare, accelerare lo sviluppo di una produzione mineraria nazionale, incoraggiare il riciclo dei materiali, potenziare la ricerca (anche di eventuali materiali sostitutivi) e muoversi in campo diplomatico, in collaborazione con Europa e Giappone».

Per chi ci ha seguito in questo nostro approfondimento sulle terre rare sarà ora chiaro quanto effettivamente sia stato giusto dare risalto all'iniziativa della Commissione Europea presieduta da Antonio Tajani che appunto si è portata avanti con il lavoro e ha esattamente in quelle linee guida indicate ora da Washington la base della sua azione. Per una volta, insomma, l'Europa almeno nell'analisi ma non solo delle problematiche relative all'economia (ecologica) è più avanti anche degli Usa e c'è un italiano al "comando". A fatica, ma la strada secondo noi è segnata ed è una volta tanto quella giusta!

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