[17/12/2010] News

Post Cancun, ma le decisioni politiche vanno nella direzione giusta?

ROMA. E' passato un altro anno, si è chiusa la 16° Conferenza delle Parti (COP, Conference of the Parties) della Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici a Cancun in Messico, le ulteriori autorevoli pubblicazioni scientifiche che, nel frattempo, si sono aggiunte all'ingentissima massa di quelle già pubblicate, documentano sempre di più l'urgenza di intervenire sul ruolo antropogenico nella modificazione del sistema climatico, ma la risposta della politica e dell'economia è faticosissima, estremamente lenta, ancora avvolta da dubbi, e, purtroppo, assolutamente insufficiente.

Nel 2011 è prevista la 17° Conferenza delle Parti a Durban in Sud Africa, dal 28 novembre al 9 dicembre, e ci sarà l'urgenza drammatica di stringere (anche perché il Protocollo di Kyoto chiuderà il suo periodo operativo nel 2012) su di un accordo vincolante che indichi riduzioni veramente significative delle emissioni dei gas che modificano la composizione chimica dell'atmosfera, in tempi brevi e certi, con tutti i meccanismi di certificazione e verifica necessari e l'indicazione dei mezzi che dovranno essere utilizzati per ottenere questi obiettivi. Ci attende quindi un altro anno di lunghe riunioni diplomatiche preparatorie in varie parti del mondo sino a giungere alla Conferenza di fine anno.

E' evidente a tutti che i negoziati sono fondamentali e necessari per ottenere un approccio di condivisione multilaterale per la soluzione di un problema globale che interessa tutti gli abitanti della Terra, andando tale tema ben oltre i confini delle sovranità nazionali, ma è altrettanto evidente a tutti che questa strada, pur indispensabile, si sta dimostrando estremamente lenta e altamente improduttiva, rispetto alle urgenze che abbiamo davanti a noi, soprattutto rispetto all'accelerazione documentata dei fenomeni dei cambiamenti climatici in atto e dei possibili superamenti di eventuali "punti critici" o "effetti soglia", sorpassati i quali la capacità gestionale dell'intervento umano viene ritenuta praticamente nulla.

Quindi, da una parte è fondamentale richiamare l'urgenza di decisioni forti e innovative a livello politico-istituzionale. E' necessario che il potere politico ed economico riconosca che la gravissima situazione ambientale in cui versiamo è strettamente incrociata con la pesante crisi economico finanziaria che ci attanaglia dal 2008; il diffuso debito economico di tantissimi paesi si incrocia inevitabilmente con il drammatico deficit ecologico che abbiamo accumulato, ormai da almeno un paio di secoli e in maniera drammatica negli ultimi decenni, nei confronti dei sistemi naturali, profondamente alterati, modificati, trasformati e distrutti, con un'ormai ridotta capacità rigenerativa e ricettiva degli stessi, rispetto all'insostenibile crescita della nostra pressione.  Dall'altra parte è fondamentale attivarsi, diventare protagonisti ed avviare ovunque iniziative concrete di riduzione delle emissioni e di riduzione della nostra "impronta" sui sistemi naturali, a livello locale, con il coinvolgimento di amministrazioni pubbliche, imprese, società civile, come già sta accadendo in tutto il mondo e come è stato ben compendiato nel bel libro di Paul Hawken, "Moltitudine inarrestabile"  (edizioni Ambiente e, ad esempio, nei suoi siti, come www.wiserearth.org , il social network per la sostenibilità) , concretizzando la strada di un vero e proprio piano di sviluppo economico e sociale, alternativo all'attuale, un Piano B, ben riassunto nel bel libro di Lester Brown dall'appropriato titolo "Piano B 4.0" (Edizioni Ambiente, di entrambi abbiamo parlato varie volte nelle pagine di questa rubrica).

In fondo la Convenzione Quadro sui Cambiamenti Climatici, aperta alla firma dei vari governi, in occasione del Summit della Terra delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro nel 1992, ha l'obiettivo principale di prevenire la pericolosa interferenza umana sul sistema climatico e questa interferenza è stata ampiamente documentata in tutti questi anni in maniera sempre più significativa e convincente. Ma, da allora ad oggi, la politica è stata in grado di fornire risposte adeguate alla sfida ?

Anche durante la COP di Cancun, la straordinaria partnership delle scienze del sistema Terra (Earth System Science Partnership www.essp.org ) e l'autorevolissimo International Council for Science (ICSU, www.icsu.org ) hanno organizzato un evento dal titolo "Emerging  science findings and ongoing dialogue with the parties" al quale autorevoli studiosi, come Richard Houghton, Diana Liverman e Kris Ebi, hanno fornito importanti contributi per comprendere meglio la necessità dell'urgenza di agire senza continuare ad aspettare troppo. 

Inoltre in questi giorni il grande climatologo James Hansen, direttore del prestigioso Goddard Institute for Space Studies (GISS) della NASA ha pubblicato, insieme ai suoi colleghi Reto Ruedy, Mikiko Sato e  Ken Lo, su "Review of Geophysics", l'ampio lavoro scientifico "Global surface temperature change" (scaricabile dal sito del GISS www.giss.nasa.gov ) dove si dimostra come il 2010, fino al mese di novembre, appaia l'anno più caldo mai registrato (quindi supererebbe il primato del 2005) rispetto al dataset del GISS della NASA che risale a 131 anni fa. 

Solo per fornire qualche altra utile citazione è bene ricordare come diversi autorevoli studiosi, sempre del GISS della NASA, Andrew Lacis, Gavin Schmidt, David Rind e Reto Ruedy, hanno pubblicato nell'ottobre scorso sulla prestigiosa rivista "Science" un lavoro dal titolo "Atmospheric CO2: Principal Control Knob Governing Earth's Temperature" (anch'esso scaricabile dal già citato sito del GISS) nel quale si documenta come la concentrazione di biossido di carbonio (anidride carbonica) governa in maniera significativa le temperature del nostro pianeta.

Vi ricorderete che proprio prima della ben nota 15° Conferenza delle Parti, tenutasi lo scorso anno a Copenaghen, ventisei tra i maggiori climatologi di fama internazionale e di diversi prestigiosi istituti di ricerca (da Ian Allison a Peter Cox, da Corinne Le Quere a Tim Lenton, da Michael Mann a Stefan Rahmstorf, da Hans Joachim Schellnhuber a Stephen Schneider - purtroppo scomparso quest'anno -, da Steven Sherwood a Eric Steig ed altri) resero noto un interessantissimo rapporto dal titolo "The Copenaghen Diagnosis. Updating the World on Latest Climate Science" pubblicato dal Climate Change Research Centre dell'University of  New South Wales di Sydney (vedasi il sito www.copenaghendiagnosis.com ).

Il rapporto aveva l'obiettivo di aggiornare lo stato delle conoscenze sul sistema climatico che la comunità scientifica internazionale ha acquisito dopo la pubblicazione del Quarto rapporto di valutazione dell'Intergovernamental Panel on Climate Change (IPCC) del 2007 (vedasi www.ipcc.ch ) anche per informare i negoziatori che sarebbero convenuti a Copenaghen per la COP sulla necessità di agire con urgenza.

Tra le principali conclusioni del rapporto vi erano:

(a) i dati sulle recenti analisi della presenza dell'anidride carbonica nell'atmosfera  che sottolineano come l'andamento delle  emissioni globali era già adeguato agli scenari peggiori previsti dall'IPCC,

(b) i dati sulle temperature globali  che dimostrano come, negli ultimi 25 anni, le temperature medie si sono incrementate di un tasso di 0.19°C per decennio e, nell'arco degli ultimi dieci anni, nonostante un decremento del forzante radiativo dovuto alle attività solari che è comunque scientificamente valutato con un incidenza molto bassa in termini di watt per metro quadro, il trend è stato in crescita. Si ricorda inoltre come ciascuno degli anni di questo nuovo secolo (2001-2008) sono stati tra i dieci anni più caldi da quando esistono registrazioni strumentali scientifiche (e come abbiamo visto sopra, con l'ultimo lavoro del team di Hansen, il 2010 si avvia ad essere l'anno più caldo degli ultimi 131). Le temperature globali mantengono una forte tendenza al riscaldamento sin dal 1970. La temperatura globale e i trend dei pattern di umidità e piovosità rispecchiano una chiara impronta che non può essere spiegata se non con un incremento delle concentrazioni di gas ad effetto serra.

(d)  l'accelerazione della fusione delle coltri di ghiaccio e dei ghiacciai: tutti i dati raccolti grazie ai satelliti e alle accurate misurazione dei ghiacciai ci dimostrano, senza dubbi, che le coltri ghiacciate della Groenlandia e dell'Antartide stanno perdendo massa ad un ritmo crescente. La fusione dei ghiacciai in molte altre parti del pianeta è andata accelerando sin dal 1990.I ghiacci marini artici estivi hanno subito un'accelerazione della loro fusione oltre ogni aspettativa presentata nei modelli sin qui realizzati. La fusione di questi ghiacci marini, nel periodo 2007-2009, è stata del 40% superiore alla predizione più negativa dei modelli climatici dell'ultimo rapporto IPCC del 2007.

(e) gli eventi estremi: sono stati registrati incrementi negli eventi di caldo estremo e dei decrementi negli eventi di freddo estremo e questo trend si prevede che si amplificherà ulteriormente in futuro  . Il mutamento climatico antropogenico si prevede possa condurre ad ulteriori incrementi negli estremi delle precipitazioni, in particolare nei fenomeni di forte precipitazione ed anche negli estremi di fenomeni di siccità, a seconda delle diverse parti del globo (pensate all'incredibile caldo estivo verificatosi quest'anno in Russia con l'incredibile quantità di incendi che si sono prodotti in quel vasto territorio). Inoltre, sebbene le future modificazioni nelle attività dei cicloni tropicali sono ancora di difficile modellizzazione, nuove analisi dei dati di osservazione confermano che l'intensità dei cicloni tropicali è andata incrementandosi nell'arco degli ultime tre decenni in linea con l'incremento delle temperature oceaniche nelle zone tropicali.

(f) i livelli dei mari : i dati satellitari hanno dimostrato che l'incremento globale dei mari è stato superiore dell'80% rispetto alle previsioni dell'IPCC (3,4 mm. l'anno negli ultimi 15 anni). Questa accelerazione è consistente con l'incremento delle fusioni delle coltri ghiacciate di Groenlandia e Antartide e dei ghiacci di altre zone del mondo. Secondo nuove ricerche l'incremento del livello del mare al 2100, in caso di mancati interventi per mitigare le emissioni, può essere di circa 2 metri massimo, una cifra due volte superiore alle previsioni del Quarto rapporto IPCC.

(g) i rischi di danni irreversibili nel caso di mancate azioni di riduzione: diversi elementi vulnerabili del sistema climatico (quali, ad esempio, la progressiva fusione delle coltri ghiacciate continentali di Groenlandia ed Antartide, dei ghiacci artici estivi dell'Artico, la distruzione della foresta amazzonica, le modifiche del monsone dell'Africa occidentale ecc.) possono condurre al superamento di soglie critiche (Tipping Points - punti critici) sorpassate le quali il sistema diventa veramente ingovernabile, con una serie di repentini effetti a cascata, rispetto alle nostre capacità gestionali. Il rischio di sorpassare questi punti critici aumenta con l'incremento del riscaldamento globale stesso. La ricerca su questi aspetti sta proseguendo ma si ritiene che sia possibile che alcuni punti critici potranno essere sorpassati prima che ce ne rendiamo conto. 

A Copenaghen si sapeva bene e lo si sapeva bene anche a Cancun, che per stabilizzare il sistema climatico facendolo rientrare nella sua variabilità naturale, (avviando finalmente una società decarbonizzata a zero emissioni di anidride carbonica e degli altri gas serra), dovremo raggiungere, entro il 2050, una media annuale di emissioni sotto una tonnellata di anidride carbonica pro capite. Questo significa dall'80 % al 95% in meno delle emissioni pro capite rispetto a quelle presenti nelle nazioni industrializzate nel 2000.  

Il grande climatologo James Hansen ha ritenuto importante scrivere il suo primo libro ("Tempeste. Il clima che lasciamo in eredità ai nostri nipoti, l'urgenza di agire" Edizioni Ambiente), dopo decenni di indagini scientifiche mirate a comprendere la complessa dinamica del sistema climatico, per dimostrare la necessità di mantenere la presenza di anidride carbonica nella composizione chimica dell'atmosfera entro le 350 ppm (parti per milione), mentre oggi siamo già a 390 ppm.

Le decisioni politiche stanno andando avanti seguendo queste direzioni ?

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