[20/12/2010] News

Bombe sull'oleodotto Agip in Nigeria, mentre a Milano si processa l'Eni per corruzione

LIVORNO. Oggi a Milano è fissata l'udienza per decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio con l'accusa di corruzione internazionale per cinque ex manager della Snamprogetti, la società ingegneristica del Gruppo Eni, dal 2008 incorporata nella la Saipem.

Tra gli imputati ci sono anche gli allora presidente di Snamprogetti Luigi Patron e amministratore delegato Angelo Caridi, accusati di aver pagato tangenti a politici nigeriani in cambio di appalti. La vicenda, sulla quale incombe la data di prescrizione entro il 2012, spiega bene i tenebrosi rapporti delle industrie petrolifere in Nigeria, i motivi della guerra per le risorse nel Delta del Niger, il fallimento dell'amnistia e la ripresa dei combattimenti tra ribelli ed esercito federale e il perché le imprese italiane siano uno dei bersagli preferiti degli attentati e dei rapimenti.

Mentre è in corso una grande offensiva dell'esercito contro i movimenti dei ribelli autonomisti e indipendentisti che ha già fatto più di 150 vittime tra la popolazione civile, il Niger Delta liberation front (Ndlf) ha rivendicato gli ultimi attentati dinamitardi contro  tre oleodotti gestiti dall'italiana Agip e dalla statunitense Chevron nel Delta del Niger.

In un comunicato i guerriglieri annunciano che «Il Ndlf  ha effettuato bombardamenti su tre oil flow stations nel Delta State per attirare l'attenzione del governo sulla difficile situazione del popolo sofferente di Ayakoromor e dei dintorni. Il bombardamento di venerdì rappresenta un segnale di allarme per un  massiccio bombardamento. Questa non è una semplice minaccia, visto che l'Ndlf  ha piazzato bombe intorno alle maggiori località petrolifere  della costa ed  in mare ... pronte a detonare». I guerriglieri avvertono i militari e le multinazionali petrolifere che sono anche pronti ad assaltare le navi che transitano nelle acque nigeriane dell'Oceano Atlantico. Fino ad ora né Agip, né Chevron, né il governo della Nigeria hanno commentato gli attacchi.

Il  Ndlf è un gruppo meno noto del Movement for the emancipation of the Niger Delta (Mend), ma  non è meno pericoloso: da anni infligge pesanti perdite all'industria petrolifera della Nigeria ed in passato ha rivendicato diversi attacchi. Il Niger Delta liberation front è ancora più radicale del Mend: vuole che le compagnie petrolifere straniere lascino la Nigeria e che i proventi del petrolio vengano condivisi con la popolazione del Delta del Niger.

La ribellione che riprende nel Delta del Niger si ciba anche di ingiustizie con me quella in discussione nelle aule di giustizia a Milano e che vede l'Eni coinvolta mani e piedi in un caso di corruzione internazionale: tra il 1995 e il 2000 la nostra ammiraglia energetica, con la Snamprogetti, ha fatto parte di un consorzio guidato dalla "diabolica" Halliburton insieme ad altre due multinazionali: la giapponese Jgc e la francese Technip. Questa lobby delle Big Oil avrebbe versato 180 milioni di dollari in tangenti a politici ed alti funzionari nigeriani per aggiudicarsi le licenze per impianti di liquefazione di gas che avrebbero portato nelle casse delle multinazionali  6 o 7 miliardi di dollari. Il tutto mentre il Delta del Niger era in fiamme e sconvolto da un disastro ambientale che fa impallidire quello del Golfo del Messico causato dalla piattaforma Bp, la guerriglia rapiva lavoratori occidentali per chiedere riscatti e l'esercito nigeriano reprimeva brutalmente le proteste della gente ed incarcerava i leader pacifisti.

Mentre i nostri petrolieri parastatali probabilmente sperano nella solita prescrizione all'italiana, negli Usa l'Halliburton si è dichiarata colpevole ed ha versato 579 milioni di dollari di risarcimento. Perfino l'ex vicepresidente Usa Dick Cheney, che ha guidato l'Halliburton fino al 2000, è nel mirino della magistratura nigeriana per «Cospirazione, corruzione di pubblici ufficiali e ostacolo alla giustizia».

Secondo la procura di Milano Snamprogetti avrebbe eluso il codice etico dell'Eni «disponendo la creazione di fondi neri utilizzati allo scopo di pagare provvigioni a intermediari all´estero». Intanto, per evitare che alla  Snam venga affibbiata una interdittiva che le impedirebbe di partecipare a gare d´appalto internazionali, l'Eni si è impegnata a versare 365 milioni di dollari alle autorità statunitensi, ammettendo di fatto la corruzione.

I nigeriani hanno invece arrestato il direttore di operazioni di Saipem, Giuseppe Surace. All'inizio del mese l'Economic and financial crimes commission (Efcc) della Nigeria ha autorizzato la perquisizione degli edifici della Halliburton a Lagos e la polizia ha arrestato dieci impiegati e due direttori dell'impresa americana e l'amministratore delegato della Tecnip. Una corruzione estesa ed endemica che comincia ad emergere grazie al giro di vite sulla corruzione promesso anche per contrastare le ragioni di ribelli del Delta del Niger: il 26 novembre, l'Efcc ha fatto un blitz negli uffici della compagnia svizzera di logistica Panalpina, dove ha arrestato 11 dipendenti, con l'accusa di aver versato 240 milioni di dollari a politici e funzionari nigeriani.

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