[20/12/2010] News

Le lezioni del disastro petrolifero “nigeriano” in Messico

LIVORNO. Lo scenario apocalittico sembra quello dell'esplosione del treno del gas a Viareggio, ma le cause potrebbero essere di tipo "nigeriano" per l'esplosione dell'oleodotto a San Martín Texmelucan, in Messico, che alle 5.30 ore locali di ieri ha causato la morte e il ferimento di numerose persone, la completa distruzione di 32 abitazioni e il danneggiamento di altre 83.

Secondo "La Jornada en línea", «il bilancio per  l'esplosione di una condotta di Petróleos Mexicanos (Pemex), nella comunità di Texmelucan è, fino a questa notte, di 28 morti, tra i quali 15 adulti e 13 minori, secondo lultimo rapporto delle autorità federali. Almeno 24 delle vittime sono state identificate e quattro non sono state riconosciute dai loro familiari. Altre 52 persone risultano ferite, 34 di loro sono state trasportate agli ospedali di Puebla  e 18 a Tlaxcala.

La Pemex e la Coordinación General de Protección Civil de la Secretaría de Gobernación in un comunicato informano che dopo lo scoppio e l'incendio vicino all' unidad San Damián, «La stazione di stoccaggio di San Martín Texmelucan de Petróleos Mexicanos ha verificato una caduta di pressione nello scarico, sospendendo immediatamente lo stoccaggio attraverso il suddetto condotto. Unità antincendio della paraestatal sono accorse sul luogo, così come autocisterne ed autopompe per il recupero del prodotto. Gli abitanti della zona sono stati evacuati e l'area è stata isolata. Si conta sull'appoggio delle autorità statali, municipali e dell'esercito messicano e si stanno valutando i danni».

L'incendio sarebbe sotto controllo ed i vigili del fuoco aspettano che il fuoco consumi il petrolio rimasto, assistiti da personale specializzato dal settore Ductos della Pemex che stanno effettuando le analisi tecniche per capire le cause di questo ennesimo disastro petrolifero: La Pemex però anticipa: «Si presume che sia derivato da un prelievo clandestino».

La pensa così anche Valentín Meneses, secretario de Gobernación di Puebla, la causa dell'esplosione sarebbe dovuta al fatto che «Una banda di delinquenti ha perforato le condotte della Pemex» e poi racconta cosa è successo: «La situazione è andata fuori controllo per la grande pressione. Le strade hanno cominciato ad essere inondate, fino ad una fiammata, vedevamo nelle strade fiumi di fuoco».

Attualmente ci sono 210 sfollati ed intorno al luogo dell'incidente le autorità federali e locali hanno formato un perimetro di sicurezza di 5 Km. I quarieri più colpiti sono Solidaridad, San Damian, El Arenal, San Lucas Atoyatenco, Temaxcalac, El Cerrito, Manantiales e Moyotzingo, che stanno subendo le conseguenze dell'esplosione, del fuoco e della nube di fumo che si è levata dalla condotta Pemex, ma secondo Meneses, «Le persone che sono state evacuate stanno tornando nelle loro case, anche se devono prendere delle precauzioni».

La preoccupazione resta alta, visto che nei dintorni di San Martín Texmelucan e nel fiume Atoyac sono segnalati idrocarburi in zone come Villa Alta, a 4 Km di distanza dal luogo del disastro, dove sono state evacuate delle famiglie. Un brutto ritorno alla realtà per il Messico, dopo il successo internazionale del compromesso a Cancun, che riporta un Paese già devastato dalla "guerra civile" con i narcotrafficanti alla sua realtà di Paese in via di sviluppo che deve fare i conti con una povertà crescente, con una disuguaglianza sociale in crescita e con una gestione delle infrastrutture petrolifere che è sottoposta, proprio come in Nigeria, al "prelievo" di bande criminali che agiscono con la complicità e probabilmente il sostegno di disperate comunità locali che sanno che da quelle tubazioni passa la linfa tossica dell'aconomia planetaria. La nube nera, i morti ed i feriti di  San Martín Texmelucan ricordano al Messico e al mondo quanto sia vulnerabile il nostro sistema energetico basato sui combustibili fossili e quanto sia il difficile ed urgente la transizione verso un'energia pulita che è  ripartita zoppicando da Cancun.

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