[23/12/2010] News toscana

Dossier su Giannutri: Lo stato dell’ambiente

La relazione che viene qui presentata non vuole essere esaustiva, ma si pone come obiettivo quello di fare il punto della situazione e di conseguenza fare alcune riflessioni. I problemi di Giannutri sono rimasti fondamentalmente quelli presentati nel dossier del 2004 che seguiva di un anno il primo dossier di Legambiente su quest'isola.

IL MARE

Il mare di Giannutri è diviso in Zone 1 e  2 a "farfalla" in base al decreto del 1996 che istituisce il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano, una perimetrazione assurda, un vero e propreio invito alla violazione, ed alla quale il Parco Nazionale non può mettere mano se non verrà istituita l'Area Marina Protetta dell'Arcipelago Toscano, prevista addirittura dal 1982 e mai realizzata, anche per la contrarietà della ministrazion i di centro-destra dell'Isola del Giglio. La mancanza di una corretta perimetrazione della zona a mare protetta - ed in particolare la totale assenza di una fascia di protezione nel Golfo dello Spalmatoio e di Cala Maestra, dove il Comune si oppone addirittura alla realizzazione di campi boe per attutire l'effetto "aratura" delle praterie di posidonia, previsti dalla precedente amministrazione comunale - ha portato e porta, in particolare nella stagione primaverile-estiva, ad una invasione di centinaia di imbarcazioni che giornalmente affollano questa parte dell'isola. Sono barche che variano moltissimo in dimensioni andando dal piccolo natante a navi da crociera (le navi da crociera che attraccano a Giannutri sono state documentate e segnalate tutti gli anni dal Gruppo Giannutri di Legambiente).

La carenza di controllo da parte degli organi preposti ha, di fatto, consolidato pratiche molto poco attente all'ambiente di questa bellissima isola come quelle di ancorare e ormeggiare a pochi metri dalla costa, di buttare in mare i rifiuti, di scaricare le acque di sentina nel mare, di inquinare attraverso la nafta e l'olio dei motori.

La situazione è talmente paradossale che un bagnante che volesse fare il bagno in queste zone, pur mantenendosi vicino alla costa, dovrebbe comunque fare molta attenzione a non essere colpito da qualche barca.                                                                                            

Il danno prodotto da queste attività sull'ecosistema marino di Giannutri è abbastanza evidente anche se difficilmente quantificabile dato che non esiste alcuno studio o monitoraggio in questo senso. Si può affermare, però, con certezza che la prateria di posidonia oceanica (habitat prioritario dell'Unione europea), molto presente sia nel Golfo dello Spalmatoio che a Cala Maestra, è andata negli anni via via riducendosi. Le ancore hanno, poi, un effetto anche diretto sugli organismi bentonici di questi fondali: basti pensare che in queste zone è ancora diffusa la Pinna nobilis, il più grande bivalve del Mediterraneo, protetto a livello internazionale. Il tutto nell'immediate vicinanze (e spesso anche all'interno) di un'area marina che non è solo Parco Nazionale, ma anche Zona di Protezione Speciale (ZPS) dell'Unione Europea.  

Il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano prevede di delimitare con boe le zone 1, quelle a protezione integrale, per evitare intrusioni nelle aree più delicate  

 IL TURISMO SELVAGGIO

Il problema dell'invasione da parte dei turisti che durante i mesi più caldi a migliaia arrivano giornalmente sull'Isola, è stato parzialmente risolto attraverso una più ristretta regolamentazione a terra.

Da circa due anni i turisti che arrivano sull'isola senza essersi prenotati presso il Parco (esiste un numero massimo giornaliero) possono solamente muoversi lungo il sentiero che da Cala Maestra porta a Cala Spalamtoio. Questa soluzione anche se ha di fatto creato un numero chiuso di persone che possono affluire nella parte più sensibile e incontaminata dell'Isola, non ha però risolto il problema della mancanza di informazione e di coscienza di chi arriva sull'isola e del numero eccessivo di turisti che comunque affollano l'isola. Diversi sono i charter che giornalmente arrivano "scaricando" ognuno centinaia di persone sull'Isola, ignare della situazione che troveranno, delle regole da rispettare e dei limiti per chi non è prenotato e non ha una guida parco o ambientale.

Infatti, oltre ai problemi che creano dovuti al fatto che arrivano con grandi e inquinanti imbarcazioni, i gestori dei charter non forniscono alcuna conoscenza sull'ambiente naturale e storico di Giannutri e sulle regole che esistono dato che si è all'interno di un Parco Nazionale, il Parco però viene utilizzato solo in forma di pubblicità per attrarre turisti, quasi si trattasse di andare ad una specie do Disneyland insulare.

Questo ha come conseguenza che chi visita Giannutri non sa nulla del luogo né prima di arrivare né dopo essersene andato.

Le conseguenze pratiche sono anche quelle legate a cattive abitudini di questi turisti "confinati" e disinformati, come quelle di prendere d'assalto le due uniche piccole spiagge - Cala Maestra e Cala Spalmatoio - a caccia di souvenir naturali (conchiglie, ricci di mare) e di animali (caccia alle meduse, ai polpi, ai piccoli pesci).

Qui anche il Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano ha responsabilità perché poco ha fatto perché si arrivasse ad un maggiore rispetto di quest'ambiente da parte sia dei turisti che dei proprietari e gestori dei charter. Alcuni di questi ultimi tengono costantemente un atteggiamento aggressivo e rivendicativo (spesso al limite dell'insulto e della falsificazione) verso l'Ente Parco e le sue regole.

LA PESCA DI FRODO E BRACCONAGGIO

La pesca di frodo continua come sempre e purtroppo ben poco si è fatto affinché le cose cambiassero. La pesca illegale avviene sia da parte dei pescatori professionali attraverso pratiche non consentite come lo strascico sotto costa, che da parte di pescatori "amatoriali" muniti di canne da pesca ma non di relativo permesso. Sull'isola è praticata anche la pesca con fucile e bombole (segnalati più volte da Legambiente)  Diverse sono le barche munite di canne da pesca da altura che vengono nei pressi dell'isola per pescare (Legambiente ha documentato una barca con circa una decina di canne che pescava in zona 1).

La pesca illegale riguarda anche il prelievo del dattero di mare la cui raccolta, attraverso la demolizione delle scogliere sottomarine calcaree di Giannutri, crea danni enormi per l'ecosistema marino.

Il problema della pesca di frodo è strettamente legato alla carenza di controllo.

La caccia a terra sembra essere scomparsa ma questo è probabilmente dovuto, più che ad un inasprimento dei controlli, alla scomparsa di chi la praticava.

LA SUBACQUEA, TRA ABUSI E COMPORTAMENTI VIRTUOSI

Nel 2004 scrivevamo nel Dossier Giannutri: "E' la meta principale di tutti i subacquei del centro Italia e dei diving di Roma. Aggiungo poi che spesso a Giannutri arrivano subacquei alle prime armi che non hanno mai fatto immersioni (o comunque molto poche) in mare. L'impatto di sub poco attenti all'ambiente o inesperti può essere devastante. Basti pensare che una sola pinnata assestata ad una gorgonia può distruggere anni di crescita di questo animale. Mi chiedo allora, non dovrebbe essere impedito di fare pratica in zone protette? Le immersioni a Giannutri quindi, devono essere assolutamente regolamentate così come avviene in quasi tutti i parchi marini e le aree marine protette». A questo si aggiunge, da parte di alcuni, di ancorare direttamente sulla roccia a pochi metri di profondità. La situazione non è molto cambiata da allora.

Sono problemi dei quali sono ben coscienti anche i diving center dell'Isola del Giglio e dell'Argentario, che hanno messo in atto "in proprio" misure di mitigazione e che collaborano attivamente con il Parco.

Alcuni subacquei di porto S. Stefano e del Giglio hanno cominciato da un paio di anni a organizzare delle giornate di pulizia dei fondali dell'Isola. A queste giornate partecipano parecchi subacquei ed è un'iniziativa lodevole che andrebbe supportata maggiormente dal Parco, facendone un appuntamento fisso e utilizzandola come campagna di sensibilizzazione.

La buona notizia è che il Parco Nazionale nel direttivo del 17 dicembre 2010 ha dato finalmente il via libera al bando per la messa in opera di boe di attracco destinate ai diving center  punti di immersione più sensibili, belli ed ambiti dal turismo subacqueo. Una cosa che Legambiente chiedeva da sempre e che andrà gestita con gli operatori locali.

L'ECOMOSTRO  

L'ecomostro di Giannutri è sempre lì e nulla è cambiato. La possibilità di arrivare ad una soluzione abbattendo una parte degli edifici fatiscenti non si è concretizzata e non si sa se mai si concretizzerà.

Attualmente la situazione sembra ferma perché, dopo una conferenza dei servizi con il parere favorevole del Parco, del Comune e della Regione, il Ministero dell'Ambiente ha mostrato alcune perplessità non esprimendosi (quindi bloccando il tutto). La risoluzione di questo problema è importante per dare un segnale forte a tutti.

La soluzione possibile prevedeva di lasciare in piedi alcuni fabbricati per utilizzarli a fini pubblici e qui potrebbe essere interessante la possibilità di un Centro di Educazione Ambientale/accoglienza del Parco, una sede per garantire una presenza costante del Corpo forestale dello Stato e delle altre forze dell'ordine,   se il Ministero non utilizzerà a questo fine l'area che ha acquisito.

E' in corso una causa sugli usi civici tra il Consorzio di Giannutri e il Comune dell'Isola del Giglio. L'ecomostro è collegato a questa causa perché il Comune sta tentando una conciliazione con la Regione Toscana per arrivare ad una soluzione del problema. La conciliazione ancora non c'è, è stato però nominato un nuovo Commissario agli usi civici e la prossima udienza si terrà il 16/03/2011.

IL FARO DI CAPEL ROSSO

Sembrerebbe imminente un intervento della Marina per ristrutturare il Faro di Capel Rosso (zona Grottoni). Speriamo che "ristrutturare" non voglia dire poi metterlo in vendita, cosa contro cui si è battuta Legambiente, anche con un blitz a Giannutri, all'epoca della Cartolarizzazione dei beni demaniali di Tremonti, nel  2003.

La vendita dei fari, non solo di Giannutri, ma anche delle altre isole ed isolotti dell'Arcvipelago Toscano, è un rischioo da scongiurare assolutamente: significherebbe svendere gioielli dello Stato (utilizzabili per fini pubblici e di ricerca scientifica) ed aprire la strada ad speculazioni e ad usi impropri all'interno di aree protette dai vincoli più forti del Piano del Parco Nazionale dell'Arcipelago Toscano (spesso Zona "A" di protezione integrale) e dalle direttive europee Habitat ed Uccelli.

LE AUTO A GIANNUTRI

Sembra incredibile ma a Giannutri circolano diverse decine di auto: mezzi di servizio, mezzi di trasporto per le attrezzature, mezzi per circolare sull'isola. Una situazione assurda già denunciata nel 2004 ma a cui né il Comune dell'Isola del Giglio né il Parco hanno trovato una soluzione. Una soluzione che sarebbe molto semplice: limitare i mezzi allo stretto necessario (poche unità) e dotarli di permesso (solo chi ha il permesso può circolare). Ad oggi chiunque potrebbe portare un auto a Giannutri, come in effetti è avvenuto.

Anche se un leggero miglioramento c'è stato, rispetto al nulla di prima, sull'Isola manca un controllo attento e preciso.

I sentieri, poi, non sono mantenuti e i cartelli del Parco sono ormai fatiscenti. In generale si assiste ad un abbandono di Giannutri (non che fosse mai stata particolarmente presidiata). Il Consorzio di Giannutri prevede un intervento sulle strade (piccole e sterrate) di Giannutri, perché proprio a causa delle auto si sono tutte spaccate e vanno perciò, risistemate.

CHE FARE?

La ricchezza naturale e culturale di Giannutri richiederebbe ben altra attenzione e ben altra gestione e il Parco Nazionale non è in grado di svolgere da solo questo ruolo per la mancanza di fondi e per la disattenzione del Ministero dell'Ambiente verso le piccole isole dell'Arcipelago Toscano, veri e proprio gioielli della natura, la cui importanza per la biodiversità è riconosciuta a livello europeo e mondiale, ma che sono lasciati abbandonati, con forme di protezione che lo Stato e il Parlamento hanno voluto che invece di trasformarsi in valorizzazione e protezione dinamica delle risorse, restano troppo spesso segni e vincoli burocratici sulla carta.

A Giannutri bisognerebbe creare, anche utilizzando i beni acquisiti nel 2004 dal Ministero dell'Ambiente sotto la spinta di Legambiente, un centro per l'educazione ambientale dove sviluppare campagne e attività di sensibilizzazione sia verso i residenti, che verso i turisti che verso il territorio (la costa, l'Isola del Giglio). Attività rivolte a tutti da fare sia a terra che a mare. Il Centro sarebbe, poi, necessario anche per sviluppare campagne di ricerca insieme all'Università, sull'ecosistema terrestre e marino di Giannutri e per il monitoraggio. Le conoscenze che ne scaturirebbero sarebbero utili per mettere in campo serie azioni di tutela.

Il mare di Giannutri non può essere abbandonato alle continue violazioni e lasciato a questa perimetrtazione assurda di una zona a mare di un Parco (istituito nel 1996) e che aspetta di diventare una vera Area Marina Protetta  addirittura da più di 28 anni! Bisognerebbe, arrivare finalmente a tutelare e valorizzare davvero tutta l'isola, sia a terra che a mare,  così come prevedono il Piano del Parco e le Direttive Habitat e Uccelli e Rete Natura 2000 dell'Unione Europea.

L'obiettivo più a medio-lungo termine è quello di istituire l'Area Marina Protetta ma intanto si dovrebbe proseguire sulla strada che inizialmente aveva intrapreso (timidamente) il Parco, cioè quella di creare, d'accordo con il Comune dell'Isola del Giglio e la Capitaneria di Porto S. Stefano delle "Oasi Blu" che comprendano il Golfo dello Spalmatoio e Cala Maestra, le due aree di mare "ritagliate" fuori dal Parco. Questo permetterebbe finalmente di regolamentare l'afflusso sull'Isola anche attraverso la realizzazione di piccoli campi ormeggi. A questa soluzione purtroppo si oppone la nuova amministrazione dell'Isola del Giglio

A Giannutri quello che manca è, oltre a un'azione seria di tutela, anche una azione legata alla valorizzazione e alla gestione dei beni ambientali e culturali dell'Isola che il Parco Nazionale, con le sue deboli forze, ha intrapreso solo in minima parte.

Le responsabilità del Ministero dell'Ambiente, del Governo e della politica sono enormi: prima si istituiscono salvaguardie a terra e a mare e poi non si forniscono i fondi per gestirle e valorizzarle. Uno Stato che abbandona il suo ambiente è uno Stato che non tutela l'avvenire dei suoi cittadini.

Guardando a Giannutri è facile e triste fare il paragone con la Francia dove i soli Parchi marini della Corsica hanno finanziamenti equivalenti a quelli di tutte le Aree Marine Protette italiane. Sta probabilmente qui, in questa differente "attenzione", la ragione della crisi dei parchi italiani e delle difficoltà a difendere e valorizzare gioielli della natura come Giannutri.  

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