[27/12/2010] News

La Cina leva le tasse sui biodiesel, ma sta perdendo le sue terre arabili. Intanto aumenta il prezzo del cibo

LIVORNO. Il 25 dicembre il ministero delle finanze cinese e l'amministrazione di Stato per le tasse hanno annunciato che «La Cina ha esentato dalla tassa al consumo i biodiesel puri prodotti a base di rifiuti di grassi animali e di olio vegetale. Questa nuova misura è effettiva retroattivamente, a partire dal primo gennaio 2009, e le tasse già pagate saranno rimborsate. Questa iniziativa mira a sviluppare il settore delle energie rinnovabili, a limitare la domanda di petrolio ed a proteggere l'ambiente».

Secondo le stime del governo cinese, l'esenzione dovrebbe permettere ai produttori di biodiesel di risparmiare 900 yuan (135,14 dollari) a tonnellata e dovrebbe renderli «Più competitivi sul mercato dei carburanti e limitare i casi di oli da cucina riutilizzati (che diventano tossici), al fine di garantire la sicurezza alimentare». Una competitività che presto dovrà fare i conti con i problemi di utilizzo dei suoli a fini alimentari già riscontrati in altri Paesi.

La decisione del governo cinese arriva due giorni dopo un preoccupante rapporto preliminare (Dalla sicurezza alimentare al diritto all'alimentazione in Cina: l'Onu identifica le sfide di domani) reso noto il 23 dicembre da Olivier De Schutter, dal 2008 inviato speciale dell'Onu per il diritto all'alimentazione, al termine della sua missione nella Repubblica popolare cinese.

Secondo De Schutter «La Cina ha compiuto dei progressi economici e sociali notevoli nel corso degli ultimi tre decenni, facendo uscire diverse centinaia di milioni di persone dalla povertà e facendo progredire la sicurezza alimentare sul suo territorio. Però, la riduzione delle superfici arabili ed il degrado massiccio dei suoli minacciano la capacità del Paese di mantenere i livelli attuali di produzione agricola. Ed il baratro crescente tra le zone rurali e urbane costituisce una grande sfida per il diritto all'alimentazione della popolazione. In qualche decennio, la Cina è arrivata ad assicurare la sua autosufficienza alimentare ed a nutrire un quinto della popolazione mondiale. E' un risultato impressionante. Ma i progressi nella produzione agricola e la concretizzazione del diritto all'alimentazione sono due cose ben differenti. Il diritto all'alimentazione richiede che gli individui dispongano di entrate che permettano loro di acquistare del cibo e che i sistemi di produzione siano sostenibili al fine di Soddisfare tanto i bisogni alimentari attuali che quelli del futuro. Ora, è evidente che oggi queste due condizioni sono di fronte ad importanti sfide».

Il problema è che dal 1997 la Cina ha perso 8,2 milioni di ettari di terre arabili a non solo a causa dell'urbanizzazione e dell'industrializzazione, ma anche dei programmi di reimpianto delle foreste e dei danni causati dalle catastrofi naturali. De Schutter ricorda che «Attualmente, il 37% delle terre cinesi sono degradate e la superficie delle terre disponibili per abitante è inferiore del 40% alla media mondiale. La riduzione continua delle terre arabili menaccia fortemente la capacità della Cina a mantenere la sua autosufficienza in cereali ed accresce la competizione per la terra, così come le espulsioni. Il recente aumento dei prezzi alimentari nel Paese è un segnale anticipato dei rischi che verranno. Le riserve alimentari messe in piedi dalla Cina saranno quindi in futuro di un'importanza strategica. Questa situazione dovrebbe incitare il Paese ad orientarsi verso dei tipi di agricoltura più sostenibile per mantenere il livello della sua produzione, come si è sperimentato con successo nella provincia dello Yunnan. In assenza di misure di attenuazione, il cambiamento climatico farà calare la produttività agricola cinese dal 5 al 10% entro il 2030. In queste condizioni, è essenziale per la Cina avviare una transizione verso un'agricoltura a basse emissioni di carbonio».

L'inviato speciale dell'Onu è anche preoccupato per la differenza crescente dei redditi nelle zone rurali ed urbane: «Uno scarto che si eleva a circa 6 contro 1 quando si tiene conto delle spese in materia di servizi pubblici L'educazione, la salute, le pensioni ed il reddito minimo garantito sono forniti a livello locale. Attualmente, i governi locali hanno dei bilanci insufficienti per adempiere a tutti i compiti che gli sono stati assegnati. Tutto di un colpo, le autorità locali impongono dei balzelli di utilizzo per i servizi essenziali o limitano I livelli delle prestazioni. Lo scarto delle entrate che ne risulta spiega in parte perché 144 milioni di persone hanno lasciato le zone rurali in questi ultimi decenni per andare a lavorare nelle zone urbane. Il governo centrale deve assumersi la responsabilità di fronte a questo problema. Anche la situazione di questi lavoratori rurali migranti è molto preoccupante perché sono spesso impiegati nel settore informale e il sistema attuale di registrazione s delle famiglie (hukou) le priva dell'accesso ad alcuni servizi di base nelle città. Spero di vedere la progressiva soppressione di questo sistema. Ogni famiglia dovrà essere protetta dalle incertezze sulle sue capacità di potersi nutrire da sola».

Il governo di Pechino in questi giorni ha ben presente un altro problema che mette a rischio la sicurezza alimentare nel Paese: ha dichiarato guerra all'inflazione di fronte alla crescita dei prezzi alimentari che è stata del 5,1% a novembre, la fiammata inflattiva più rapida e forte osservata da più di 2 anni, e ben più del 3% fissato dal governo che, con l'avvicinarsi delle festività dell'anno lunare cinese, ha ordinato di sorvegliare i prezzi agricoli e di garantirne la stabilità. L'ordine è quello di assicurare la «Circolazione fluida dei prodotti agricoli freschi, di abbassare i loro costi di trasporto e di assicurare l'allocazione alle famiglie bisognose». La gravità della situazione si comprende da una inusuale circolare congiunta pubblicata ieri dalla Direzione generale del Comitato centrale del Partito comunista cinese (Pcc) e dalla Direzione generale del Consiglio degli affari di Stato (il governo centrale) che mette sotto accusa «La speculazione dei prezzi e la manipolazione del mercato» ed ordina di «Intensificare i controlli sui mercati alimentari e dei medicinali ed a lottare contro le attività illegali negli affari commerciali. I lavori riguardanti le forniture di acqua, di energia, di petrolio e gas e di riscaldamento devono essere trattati in maniera efficace».

La circolare chiede ai dipartimenti interessati di «Distribuire in tempo le sovvenzioni agli abitanti a basso reddito e di attuare le disposizioni adatte in favore delle persone handicappate, in particolare quelle nelle regioni colpite da catastrofi naturali, per permettere loro di passare questo inverno glaciale al caldo ed in sicurezza». Ispezioni speciali riguarderanno alcuni settori, come lo sfruttamento delle miniere, i trasporti, l'edilizia e la fabbricazione di fuochi di artificio, al fine di rafforzare le misure di sicurezza e prevenire gli incidenti. La circolare chiede anche di raddoppiare gli sferzi «Per il mantenimento dell'ordine sociale e la lotta contro la violenza, i crimini mafiosi, la frodi sulla proprietà pubblica ed i crimini economici».

Le preoccupazioni del governo e del Pcc danno ragione a De Schutter, che durante la sua missione in Cina si è anche occupato del problema dell'accaparramento delle terre, della situazione degli allevatori nomadi nelle province occidentali (in particolare nelle turbolente province autonome del Tibet e dello Xinjiang Uygur), di nutrizione e diritto all'alimentazione e della gestione trasparente delle questioni della sicurezza alimentare da parte delle autorità cinesi. Sulla base dei dati raccolti in Cina e contenuti nelle 6 pagine delle conclusioni preliminari, l'inviato speciale presenterà nel 2011 un rapporto al Consiglio dei diritti dell'Uomo.

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