[27/12/2010] News toscana

Da Toscana Felix a Toscana fragilis: l'inversione di rotta è ancora possibile

FIRENZE. Forse, almeno in Toscana, stiamo uscendo da una situazione climatica che ormai perdura da circa due mesi con piogge, neve, gelo che sono stati la causa (o meglio la concausa) di dissesti del territorio, frane, piccole e medie inondazioni alcune delle quali hanno avuto conseguenze drammatiche. Anche negli ultimi giorni sono state registrate frane in Lunigiana, Garfagnana, in provincia di Pistoia, nel territorio fiorentino dove è ancora chiuso in entrambe le direzioni il Raccordo autostradale Firenze-Siena, la Sr 302 (Faentina) e la Sp 130 di Monte Morello.

In base a quanto ha dichiarato Giampiero Maracchi, climatologo dell'Università di Firenze, la fase ''acuta'' del maltempo «starebbe, secondo gli attuali modelli, per esaurirsi». Ovviamente l'inverno non è finito ma quanto avvenuto in quest'ultimo periodo impone già oggi un bilancio ed un'analisi accurata che dovrebbe indurre a "rivedere" la gestione del territorio.

Un primo aspetto da considerare è quello dell'entità della pioggia caduta, sicuramente straordinaria: «Si è trattato di un autunno anomalo - ha aggiunto Maracchi - per frequenza e intensità di fenomeni che si protraggono dal 22 ottobre e poi per tutto novembre e dicembre. Oltre due mesi in cui le precipitazioni sono state largamente al 60-70 per cento di quanto piove in un anno intero».

Le piogge continue "inzuppano" il terreno e nei territori in pendenza aumenta il rischio di scivolamenti verso valle, mentre i fiumi nei loro alvei ristretti non riescono a trattenere tutta la portata delle acque. Ma chiudere l'analisi riconducendo quanto avvenuto esclusivamente a cause naturali sarebbe un errore imperdonabile. Le emergenze anche in Toscana hanno evidenziato la fragilità del nostro territorio reso tale anche da una mancata o inefficace attenzione allo stesso.

Un buona difesa del suolo parte con una corretta pianificazione che evidentemente non sempre c'è stata anche nella Toscana "Felix": urbanizzazioni in aree di pertinenza fluviale, edificazioni in aree a rischio frana, capannoni industriali sorti quasi sopra i fiumi ad aumentare il disordine urbanistico e il rischio idraulico, interventi riparatori (ad esempio alcuni argini realizzati) che sono stati rimedi talvolta più gravi del male con spostamento del problema a valle. Dal minor consumo di suolo, dalla corretta pianificazione si deve ripartire andando anche a riparare (dove possibile) errori del passato pensando a delocalizzazioni di strutture situate in aree a particolare rischio. Si deve investire preventivamente nella tutela del territorio che significa intervenire (a valle di un'analisi costi/benefici) nei bacini idrografici a partire dalle aree a monte, porre attenzione al reticolo idrografico minore, cercare di rallentare le acque che fluiscono a valle.

Tutto ciò comporta una maggior valorizzazione di nuove e vecchie professioni (i geologi sono stati poco ascoltati in questo Paese) e incentivare il ruolo di "sentinelle" del territorio che possono avere gli agricoltori come del resto suggerito anche dall'assessore regionale Anna Marson. Se le previsioni di molti climatologi si avvereranno, nei prossimi anni saranno sempre più intensi i fenomeni climatici estremi. Probabilmente sarà impossibile governarli completamente, ma per mitigarli e imparare a convivere con una quota parte di rischio, è necessario avere un sistema di pianificazione e gestione del territorio efficace, che insieme a quello di allerta e di protezione civile siano all'altezza di un paese tra i più avanzati al mondo.

 

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