[05/01/2011] News

Munich Re: il costo delle catastrofi “naturali” nel 2010

LIVORNO. Munich Re, la più grande compagnia di assicurazioni del mondo, ha pubblicato il suo rapporto "Natural catastrophes in 2010" che sottolinea le «Notevoli perdite e un numero eccezionalmente elevato di decessi». Il 2010 è stato caratterizzato da un numero di gravi terremoti come raramente si sono avuti negli ultimi decenni, ma la compagnia tedesca sottolinea anche «L'alto numero di catastrofi naturali legate al clima e le temperature record sia a livello globale che in diverse regioni del mondo, forniscono ulteriori indicazioni dell'avanzare dei cambiamenti climatici».

In tutto nel mondo sono state registrate 950 catastrofi naturali, 9 su 10 sono state eventi meteorologici come tempeste e inondazioni. Il 2010 è stato l'anno con il secondo maggior numero di catastrofi naturali dal 1980, nettamente superiore alla media annuale per gli ultimi dieci anni (785 eventi all'anno). Le perdite complessive sono pari a circa 130 miliardi di dollari, solo 37 miliardi dei quali erano coperti da assicurazione. «Questo pone il 2010 fra i 6 anni a più alta intensità di perdite per il settore assicurativo dal 1980 - spiega Minich Re - Il livello delle perdite complessive è stato leggermente superiore alla media elevata degli ultimi dieci anni». Da questo conteggio manca però la cifra esatta dei danni provocati dalle grandi inondazioni nel nord-est dell'Australia, dove dall'inizio di dicembre molte aree sono state sommerse ed isolate, molte miniere hanno dovuto interrompere le operazioni. Forti piogge che costeranno care alle assicurazioni in una regione ricca, ma anche il rapporto sottolinea che «Per i modelli meteorologici non si tratta di  nulla di insolito e tali fenomeni sono accentuati dalle prevalenti condizioni de "La Niña"».

Torsten Jeworrek, amministratore delegato della Munich Re Reinsurance, spiega che «Il 2010 ha mostrato il rischio maggiore che dobbiamo affrontare. C'è stata una serie di gravi terremoti  Anche la stagione degli uragani è stata eccezionale, è stata solo fortuna che il passaggio della maggior parte delle tempeste sia rimasto sopra il mare aperto, altrimenti le cose avrebbero potuto essere molto diverse. I terremoti gravi e la stagione degli uragani, con tante tempeste, dimostrano ancora una volta che non dobbiamo allentare i nostri sforzi per analizzare dettagliatamente questi rischi e fornire le necessarie coperture assicurative a prezzi adeguati. I prezzi calcolati dal settore assicurativo rendono possibile valutare le conseguenze economiche di tali rischi, altrimenti difficili da valutare».

Nel 2010 ci sono state 5 "grandi catastrofi naturali" in base ai criteri Onu: i terremoti in Haiti (12 gennaio), Cile (27 febbraio) e della Cina centrale (13 aprile ), l'ondata di caldo in Russia (da luglio a settembre), e le inondazioni in Pakistan (da luglio a settembre). Da sole rappresentano la maggior parte di incidenti mortali nel 2010: circa 295.000 e poco meno della metà delle perdite complessive causate da catastrofi naturali. Da solo il terremoto di Haiti ha fatto oltre 220.000 vittime, superato negli ultimi 100 anni solo da quello del 1976 a Tangshan in Cina, che uccise 242.000 persone. Munich Re fa notare però che «Mentre il terremoto di Haiti ha provocato una tragedia umana di un livello sbalorditivo, ha dato luogo solo a perdite trascurabili per il settore assicurativo, come spesso accade nei Paesi in via di sviluppo. E' costato molto di più in termini economici il terremoto del Cile: 30 miliardi di dollari di perdite con 8 miliardi assicurati, una delle catastrofi naturale più costosa del 2010.

Le inondazioni che hanno devastato il Pakistan, con un quarto del Paese finito sott'acqua hanno portato via tutto a milioni di persone, ma la perdita economica complessiva è stata "solo" di 9,5 miliardi di dollari, altissima per il Pakistan ma senza effetto per le assicurazioni.

Il rapporto è preoccupato per l'ondata di caldo che ha colpito la Russia e i Paesi limitrofi, «Con le foreste bruciate e gli incendi che hanno minacciato gli impianti nucleari e le aree dove il terreno era stato contaminato dal fallout radioattivo di Chernobyl. Almeno 56.000 persone sono morte a causa del calore e inquinamento dell'aria, diventando così il più letale disastro naturale nella storia della Russia».

Nel Nord Atlantico la stagione degli uragani è stata a prima vista benigna, la costa Usa non è stata colpita e solo in Messico ci sono stati notevoli danni a causa di due tempeste, solo alcune isole dei Caraibi hanno avuto gravi danni. Il rapporto si dimentica però le devastazioni e delle centinaia di morti subite a causa delle piogge torrenziali in quasi tutti i Paesi dell'America centrale e in Venezuela e Colombia, dove ad essere colpite sono state soprattutto aree rurali e baraccopoli che nessuno si sogna di assicurare. «Ma quello che sembrava benigno è stato, in termini di numero e l'intensità delle tempeste, una delle stagioni di uragani più gravi degli ultimi 100 anni - spiega il rapporto - Complessivamente, ci sono stati 19 cicloni tropicali, eguagliando il numero registrato nel 1995 e piazzando il 2010 al terzo posto dopo il 2005 (28) e il 1933 (21). Dodici delle tempeste raggiunto la forza di uragano, con cinque di questi che rientrano nelle categorie uragano superiore (velocità del vento oltre 178 km/h). Questo significa che le previsioni di vari istituti riguardanti il numero di tempeste si è rivelata molto accurata. «Il numero di tempeste è stato in effetti ben al di sopra della media. E' solo che è impossibile prevedere se e dove tali tempeste faranno danni» sottolinea Peter Hoppe, a capo della Geo risks research  di Munich Re, che mette in relazione l'aumento degli uragani con una temperatura media delle acque nella zona tropicale del Nord Atlantico fino a 2 grandi in più rispetto alla norma e in linea con il trend degli ultimi 30 anni, «In cui tutti i bacini oceanici mostrano un aumento della temperatura dell'acqua. Questa tendenza a lungo termine non può più essere spiegata solo con oscillazioni climatiche naturali. No, la probabilità è che il cambiamento climatico stia contribuendo al riscaldamento degli oceani del mondo. Questa influenza aumenterà ulteriormente e, insieme alla natural warm phase in the North Atlantic, è probabile che significherà un ulteriore livello elevato di attività degli uragani nei prossimi anni».

Nel 2010 la maggior parte delle catastrofi si è verificata In America (365) e in Asia (310). In Europa ci sono state 120 catastrofi naturali, 90 in Africa e 65 in Australia/Oceania. Il Nord e Sud America rappresentato circa due terzi dei danni assicurati. Il 17% delle perdite delle assicurazioni vengono dall'Europa, dove l'evento più caro è stata la tempesta invernale Xynthia, che colpito soprattutto Spagna e Francia, con ato perdite per 4,5 miliardi di euro ed una quota assicurata molto alta: 2,3 miliardi. Le catastrofi naturali in Australia/Oceania rappresentano il 16% delle perdite globali, l'evento più costoso è stato il terremoto del 4 settembre a Christchurch, la terza città della Nuova Zelanda, con danni assicurati per miliardi di dollari. In Australia due grandinate a marzo hanno provocato ognuna perdite per oltre un miliardo di dollari alle assicurazioni.

L'eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull ad aprile ha dimostrato tutta la vulnerabilità dell'economia occidentale, con quasi nessun danno diretto, ma le interruzioni delle forniture di beni importanti per le imprese industriali ha colpito  via via sempre più settori, con perdite miliardarie per le compagnie aeree, che però non erano assicurate per eventi come questo.

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