[05/01/2011] News

Migrazioni: investire oggi per garantire il futuro. In aumento i profughi ambientali

LIVORNO. Nei giorni scorsi l'International organization for migration (Iom) dell'Onu ha pubblicato il rapporto "World Migration Report 2010 - The Future of Migration: Building Capacities for Change" che avverte:  «Per evitare che il mondo sia preso di sorpresa a causa dell'aumento persistente dei flussi migratori, bisogna che gli Stati, le organizzazioni internazionali e la società civile uniscano i loro sforzi per investire in mezzi che permettano loro di affrontare questo fenomeno».

Il rapporto svela tutta l'inefficacia delle barriere e dei respingimenti all'italiana davanti ad un mondo «Dove l'evoluzione demografica, i bisogni economici e gli effetti dei cambiamenti ambientali sono all'origine della crescita inesorabile del numero dei migranti internazionali. I poteri pubblici e i protagonisti non statali non hanno altra scelta che mobilitare risorse umane e finanziarie sufficienti, per fare in modo che gli Stati, la società ed i migranti possano trarre pienamente profitto  dal potenziale che offriranno le migrazioni future».

Anche se ogni anno vengono spesi centinaia di milioni di dollari ed euro per rafforzare le capacità repressive e gestionali degli Stati per i flussi migratori, spesso le misure prese hanno breve respiro rispetto alle possibilità ed alle sfide attuali o emergenti che presenta la migrazione. «L'incidenza di questa situazione sulla mobilità umana, così come sullo sviluppo economico e sociale, è profonda e non risparmia nessun Paese - spiega il direttore dell'Iom William Lacy Swing - Evitando di mettere in atto politiche e risorse  appropriate per gestire le migrazioni, si rischia di mancare un'occasione storica di trarre profitto da questo fenomeno mondiale. Dato che il ritmo della migrazione non rallenta, le prospettive delle quali dispongono gli Stati per trasformare i loro inconvenienti in vantaggi diminuiscono rapidamente».

Nel 2010 i migranti internazionali sono stati valutati in circa 214 milioni, se questo trend di crescita continuerà nel 2050 saranno 405 milioni. Un aumento inarrestabile provocato, tra le altre cose, dalla crescita considerevole della manodopera nei Paesi in via di sviluppo che dai 2,4 miliardi di persone del 2005 nel 2040 supererà i 3,6 miliardi, accrescendo il divario tra domanda ed offerta di lavoro su scala mondiale. L'altro fattore a cui il mondo dovrebbe prepararsi è l'effetto delle modifiche ambientali, che influiranno pesantemente sulla future evoluzione del fenomeno migratorio. 

Secondo l'Iom «Già ora. Constatiamo la comparsa di nuovi schemi migratori. Le economie emergenti dell'Asia, dell'Africa e dell'America latina, per esempio, attraggono sempre più migranti in cerca di lavoro, il che non solo testimonia una crescita del movimento di persone Sud-Sud, ma mette anche in rilievo la necessità, per questi Paesi, di investire in programmi e politiche di gestione delle migrazioni». Con buona pace dei leghisti nostrani e delle loro brutali e semplicistiche ricette, «Il numero di migranti irregolari continuerà ad aumentare, dato che l'offerta di lavoro nei Paesi di origine dei migranti è superiore alla domanda nei Paesi di accoglienza  e che le vie della migrazione legale restano l'eccezione piuttosto che la regola».

Il rapporto richiama l'attenzione proprio sull'emergenza dell'immigrazione irregolare che riguarda sempre più minori non accompagnati, richiedenti asilo, vittime della tratta di esseri umani o persone che cercano di fuggire dagli effetti delle modificazioni ambientali e del cambiamento climatico, profughi ambientali che attualmente non beneficiano di nessuna protezione internazionale. «Questi gruppi resteranno un rompicapo per gli Stati e le società, che attualmente non riesono a trattarli in un modo rispettoso della loro dignità umana - dice Lacy Swing - In assenza di un serio investimento nelle problematiche migratorie, è chiaro che  questioni fondamentali come I diritti umani dei migranti o la loro integrazione nella società di accoglienza assumeranno delle proporzioni sempre più drammatiche. Investendo nell'avvenire delle migrazioni e pianificando i flussi migratori futuri, miglioreremo l'immagine dei migranti nell'opinione pubblica, che è particolarmente messa male a causa dell'attuale recessione economica, e contribuiremo ad alleggerire la pressione politica esercitata sui governo perché diano delle risposte a breve termine alla migrazione».

La crisi economica ha stabilizzato il numero dei migranti, che però sono i primi a subire la disoccupazione, anche se sono pochi quelli che rientrano nei loro Paesi. Le rimesse degli emigranti somno diminuite del 6% nel 2009, ad eccezione di Paesi come Bangladesh, Pakistan e Filippine dove sono aumentate tra il 2008 e il 2009.  

Secondo il rapporto, «I settori che subiranno le mutazioni più profonde negli anni a venire sono la mobilità della manodopera, la migrazione irregolare, la tematica migrazione e sviluppo, l'integrazione, le modificazioni ambientali  e la governance delle migrazioni». Per quel che riguarda I profughi e la migrazione ambientale «E' necessario, prima di tutto, consolidare la legislazione e le politiche nazionali relative agli sfollati interni perché la maggior parte dei movimenti indotti dai cambiamenti ambientali tendono ad essere effettuati all'interno delle frontiere nazionali».

Il rapporto raccomanda anche «Di migliorare i dati sula migrazione irregolare ed I mercati del lavoro, di lottare contro il traffico illecito di migranti e la tratta degli esseri umani e di rafforzare la capacità dei Paesi di transito di portare assistenza ai migranti irregolari». Il contrario del modello di controllo dei migranti attuato con l'accordo Italia-Libia.

«Sulla questione della migrazione non è necessario reinventarsi la strada o, per realizzare gli investimenti finanziari necessari, svaligiare una banca - conclude Lacy Swing - Soluzioni efficaci e rispettose della dignità umana sono a portata di mano. E' sufficiente annodare delle partnership e vigilare su una miglior ripartizione delle risorse in una prospettiva a lungo termine ed élaborare delle  politiche di lunga lena e ben ponderate, fondate sui fatti e non su un miope opportunismo politico».

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