[12/01/2011] News

Al nucleare (sciita) irakeno ci pensa il Giappone

LIVORNO. Secondo quanto scrive PanOrient News, Hussain Shahristani, il vice primo ministro iracheno per l'energia, ha detto che «Il Giappone è pronto a rafforzare la cooperazione e i progetti nel settore energetico iracheno, tra cui la ricostruzione dei reattori nucleari irakeni». Si tratta di quei reattori vetusti e bombardati (Nella foto il reattore a sud-est di Baghdad costruito dai sovietici) che servirono a George W. Bush come una delle improbabili "prove" per scatenare la seconda guerra del Golfo e per non permettere a Saddam Hussein dio fabbricare la bomba islamica. Dopo Desert Storm nel 1991 e il saccheggio avvenuto nel 2003, la contaminazione da uranio è diventato un problema per gli abitanti dei villaggi iracheni che vivevano vicino ai 12 inutili impianti di arricchimento dell'uranio di Saddam Hussein. Dal 2008, grazie ad un finanziamento da 1,3 milioni di dollari del dipartimento di Stato Usa e del governo britannico, gli scienziati del Texas Tech University's Center for Environmental Radiation Studies partecipano allo smantellamento degli impianti nucleari, controllando quale sia l'impatto sulla salute pubblica ed aiutando gli scienziati irakeni e proseguire con maggiore sicurezza i lavori di demolizione di impianti che avrebbero dovuto intimidire la Repubblica islamica dell'Iran, con la minaccia atomica (o meglio il bluff) giocata in una guerra senza vincitori e con milioni di vittime che Saddam temeva di perdere.

Ora il Giappone, che raccoglie i frutti economici del suo criticatissimo intervento in Iraq in violazione della sua Costituzione pacifista, sta trattando con un governo controllato dai partiti sciiti vicini all'Iran (che in molti ritengono il vero vincitore della guerra americana contro Saddam) per un pericolosissimo rinascimento nucleare a Bagdad e in un Paese invaso proprio per le sue risorse energetiche. 

Shahristani, dopo aver incontrato a Bagdad Akihiro Ohata,il ministro giapponese dell'economia, del commercio e dell'Industria, ha spiegato: «Abbiamo discusso la questione della ricostruzione dei reattori  nucleari in Iraq ... e i giapponesi hanno espresso il loro interesse su questo. L'Iraq studierà la possibilità di sviluppare la sua industria nucleare pacifica». Si tratta della prima visita in Iraq di un ministro del governo di Tokyo da quando il Partito democratico del Giappone (DPJ) ha vinto le elezioni nel settembre 2009. Alcuni diplomatici arabi in Giappone si sono lamentati con PanOrient News perché il Dpj «Non ha dato ai Paesi arabi l'attenzione che era usuale per il Partito liberal-democratico».

Dopo la riunione i due Paesi hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che li impegna a «Rafforzare la cooperazione economica in settori come la ricostruzione del dopoguerra, lo sviluppo petrolifero e la produzione di elettricità in Iraq. Sono già stati avviati studi di fattibilità per iniziare a costruire un impianto per la produzione di energia elettrica in Iraq». Una delegazione commerciale giapponese a febbraio sarà in Iraq per discutere di cooperazione nei settori dell'energia e dei trasporti.

Ohata ha chiesto al governo iracheno di riprendere i negoziati con un gruppo di imprese giapponesi per lo sfruttamento del giacimento petrolifero di Nassiriya, nel sud dell'Iraq. Il consorzio giapponese, JX Nippon Oil & Energy Corp. (che include la Nippon Oil) nell'agosto 2009 aveva raggiunto un accordo di massima con il governo di Bagdad per i diritti sul campo petrolifero, ma i negoziati sono stati sospesi anche a causa delle elezioni parlamentari irakene del marzo 2010 che hanno dato faticosamente vita ad un debole governo di coalizione. Intanto, un alto consorzio formato dalla Japan Petroleum Exploration (Jnpex) e dall'impresa statale della Malaysia Petronas Carigali si è accaparrato un contratto per sviluppare il giacimento petrolifero di Gharaf, sempre nell'Iraq meridionale sciita.

I giapponesi pensavano di partecipare più facilmente alla spartizione della torta della ricostruzione, ma si sono trovati di fronte ad enormi problemi di sicurezza. Nel suo ultimo Travel advice report  di novembre  il ministero degli esteri giapponese ha avvertito che «Gli attentati contro i civili, il terrorismo e altri attacchi si verificano quotidianamente in Iraq, e che la situazione della sicurezza in tutto il Paese resta grave». Una situazione che è in gran parte responsabile della mancanza di interesse da parte delle imprese giapponesi a fare affari in Iraq.

Il presidente della Jnpex, Toshiaki Kitamura però sa che la concorrenza è spietata e si è detto pronto a fare un'offerta per sviluppare ancora la produzione di petrolio «Se l'Iraq propone un processo competitivo di offerta per le compagnie straniere». Le importazioni giapponesi di greggio dall'Iraq nel novembre 2010 erano arrivate a 3,6 milioni di barili, il 3% del totale delle importazioni petrolifere di Tokyo. Ohata ha detto a Baghdad che incoraggerà le imprese giapponesi ad impegnarsi attivamente nel business in Iraq. Qualcosa però non torna nella segretezza che ha circondato la sua visita in Iraq: inizialmente il ministero del commercio e dell'Industria giapponese aveva annunciato che Ohata avrebbe fatto un tour di 6 giorni in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, non in Iraq. Evidentemente la paura di essere colpiti che hanno gli imprenditori giapponesi ce l'ha anche il ministro.

Il viaggio di affari Giappone nei due Paesi della penisola arabica e in Iraq punta a promuovere le tecnologie e il business delle infrastrutture nipponici, comprese le centrali nucleari, e a trovare forniture "stabili" di petrolio, evidenziando l'inconfessabile scambio tra combustibili fossili e il nucleare che Stati che galleggiano sul petrolio e il gas vogliono utilizzare più che come fonte energetica "necessaria" come segnale di potenza e "assicurazione" per il futuro, con un occhio alla competizione/conflitto con l'Iran, almeno nel caso delle monarchie islamiche assolute del Golfo, visto che i partiti sciiti filo-iraniani (e finanziati da Teheran) in Iraq trattano con I giapponesi (e non solo) per ricostruire e rafforzare il vecchissimo nucleare di Saddam.

Torna all'archivio