[04/09/2009] News

Non di sola alta velocità vive la mobilità sostenibile...

LIVORNO. L'amministratore delegato di Ferrovie dello Stato  si diverte a provocare i suoi colleghi che magari si sono trovati a sedere su una poltrona più calda della sua, ma è anche fiero, appena si presenta l'occasione, di glorificare l'alta velocità che ormai su diverse tratte e soprattutto su quella principale che è la Roma-Milano avrebbe raggiunto lo stesso numero di viaggiatori che si muovono tra le due ‘capitali' d'Italia utilizzando l'aereo.

Per Moretti il sorpasso è comunque imminente, forse anche prima del 2010, anche perché nei prossimi mesi è attesa l'entrata in funzione di numerosi tratti mancanti dell'alta velocità italiana.

Per l'amministratore delegato delle Ferrovie poco importa (a parte quando qualche consulente decide di sfruttare il greenwashing e gli suggerisce di utilizzare il tema in qualche discorso) se questo spostamento del traffico di persone dall'aereo e dalla strada alla ferrovia ha conseguenze positive dal punto di vista dell'ambiente e della mobilità sostenibile, ma ovviamente questo aspetto è importante per noi, anche se non dobbiamo dimenticarci alcuni particolari, che ancora una volta ricadono sull'altra gamba della sostenibilità, quella sociale.

I pendolari che non possono permettersi il carissimo servizio dell'alta velocità che dovrebbe garantire puntualità (abbastanza) e  servizi (le lettere sui giornali in realtà denunciano continuamente condizionatori/riscaldamento guasti e servizi igienici off limits, ultimamente anche a causa del mancato rinnovo del contratto con la ditta di pulizie), hanno beneficiato o no dell'alta velocità?

La risposta abbastanza scontata è no. I collegamenti tradizionali  sulle lunghe tratte (interregionali, intercity e ancora qualche espresso) sono ormai sempre più difficili da trovare, relegati in orari piuttosto scomodi, ma scontano soprattutto un fatto: se per un qualsiasi motivo sgarrano di qualche minuto, c'è subito un treno veloce che fischia all'orizzonte e che ha la precedenza: sicché viene fermato, poi riparte e alla stazione successiva si deve magari rifermare perché nel frattempo è entrato nel mirino di un altro Frecciarossa et similiar.

Se ci si mette poi, tralasciando le comodità,  che ormai con i treni ad alta velocità il singolo viaggiatore spende quasi quanto si spende andando in macchina, i conti sono sempre fatti, soprattutto se si viaggia non da soli: la macchina conviene (e inquina di più) e l'alta velocità risulta competitiva solo con gli aerei e con la categoria ‘manageriale'.

Tutto questo per dire ben venga l'alta velocità delle Fs e ben venga che la società sia in salute (magari migliorando già che ci siamo la qualità dei servizi collaterali), però ricordiamoci anche dell'altra faccia di Ferrovie dello Stato: ovvero il pubblico servizio, sempre più bistrattato e relegato alla stregua della quarta classe del titanic di De Gregori o dei parìa indiani. Se Moretti deve inseguire solo il segno più sul bilancio, c'è ben poco da lamentarsi con lui, quanto piuttosto con chi governa e dovrebbe preoccuparsi di incentivare la mobilità sostenibile ferroviaria dei pendolari, perché investire qui significa per esempio ridurre le spese della sanità: meno auto per le strade significa meno inquinamento e conseguenti malattie, e significa meno incidenti e conseguenti interventi emergenziali e poi cure sanitarie (e meno pil).

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