[17/01/2011] News

Emissione di inquinanti gassosi e particolato dei trattori agricoli o forestali: una nuova proposta Ue

LIVORNO. Per impedire alla legislazione dell'Unione di prescrivere requisiti tecnici che non possono ancora essere soddisfatti e per impedire che trattori appartenenti a determinate categorie non possano più essere omologati per tipo ed essere immessi sul mercato o posti in circolazione, l'Ue propone un periodo di transizione di 3 anni. E lo fa tramite una direttiva con la quale predispone che nel periodo transitorio i trattori di determinate categorie possano ancora essere omologati per tipo, ed essere immessi sul mercato o posti in circolazione.

Una proposta di direttiva che andrà a modificare quella del 2000 relativa a misure contro l'emissione di inquinanti gassosi e particolato inquinante prodotti dai motori destinati alla propulsione dei trattori agricoli o forestali. Una proposta di direttiva, coerente con gli obiettivi della politica ambientale comunitaria illustrata nel Sesto programma d'azione per l'ambiente che pone, tra gli obiettivi prioritari, il miglioramento della qualità dell'aria da ottenere, tra l'altro, attraverso rigorosi e specifici limiti delle emissioni dei gas di scarico.

La direttiva del 2000 ha l'obiettivo di garantire la libera circolazione dei trattori agricoli e forestali riducendo, nel contempo, i livelli permessi delle emissioni di gas di scarico prodotti dai motori, al fine di proteggere la salute e il benessere dei cittadini e dell'ambiente.

A tale scopo definisce fasi successive, entro cui ridurre i limiti delle emissioni di gas di scarico. Una prima fase e una successiva che prevede ulteriori riduzioni dei limiti delle emissioni di inquinanti gassosi e particolato inquinante, prodotti da motori a combustione interna destinati a essere installati su macchine mobili non stradali. Sono limiti definiti per ridurre di oltre il 90% i valori regolamentati in precedenza, in modo da poter adottare sistemi di post-trattamento secondari dello scarico - particolato ed NOx - per la grande maggioranza dei motori e delle macchine.

In questa prospettiva e data l'incertezza sulla fattibilità tecnica di questi obiettivi, però il legislatore del 2000 ha stabilito che la Commissione dovesse effettuare un riesame tecnico, in particolare per prendere "in considerazione la tecnologia disponibile compresi i relativi costi e benefici, in vista di confermare i valori limite delle fasi IIIB e IV e valutare l'eventuale esigenza di ulteriori flessibilità, esenzioni o proroghe delle date di applicazione per taluni tipi di macchine o motori, tenendo altresì conto dei motori montati su macchine mobili non stradali ed utilizzati per applicazioni stagionali".

E i risultati della valutazione tecnica confermarono la fattibilità degli impegnativi limiti stabiliti dai colegislatori per gran parte dei motori destinati a essere montati su macchine non stradali e sui trattori agricoli, ma non per i trattori agricoli appartenenti a determinate categorie (T2, T4.1 e C2) individuate dalla direttiva.

Riguardo ai trattori agricoli, il Centro Comune di Ricerca (Ccr) ha valutato la situazione delle categorie T2, T4.1 e C2 con ricerche documentarie, esami diretti dei veicoli, visite a 5 fabbricanti di

diverse dimensioni e che applicano tecnologie differenti. La loro produzione copre gran parte dei trattori a carreggiata stretta commercializzati sul mercato europeo.

I trattori studiati dalla ricerca sono risultati essere un prodotto tipico europeo (fra l'altro quasi tutti sono venduti all'interno della UE), sviluppato per soddisfare esigenze di coltivazioni specializzate, caratteristiche dell'agricoltura dell'Europa meridionale (specialmente mediterranea).

I risultati emersi del Ccr sono stati confermati da una valutazione d'impatto, effettuata dall'agenzia Arcadis nel 2008-2009 che ha documenti i chiari vantaggi per l'ambiente risultanti dalla sospensione proposta: senza di essa, gli utenti eviterebbero di acquistare trattori aggiornati alla fase IIIA e continuerebbero a usare macchine (molto) vecchie (livello di "fase 0"). Arcadis individua tra l'altro conseguenze negative di natura economica e sociale se la proposta non venisse adottata.

Così nel 2010, la Commissione avvia formalmente la valutazione d'impatto che prende le mosse dagli studi tecnici summenzionati e tiene conto di sviluppi tecnologici recenti.

Essa conclude che si sarebbe potuto escogitare una serie di soluzioni tecniche, anche se non entro le scadenze temporali poste dalla legislazione in vigore. Ed ha ritenuto, dunque, che la scelta migliore per i requisiti della fase IIIB e IV sarebbe stato un ritardo di 3 anni.

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