[18/01/2011] News

Il deserto dei Tartari afghano vale la vita di un solo alpino?

LIVORNO. Mentre l'Italia guarda allibita, disgustata (o invidiosa) dal buco della serratura televisiva quel che succede dietro il permeabile cancello di Arcore e discute le patetiche rappresentazioni da "Colpo Grosso" per una banda senile che potrebbero anche diventare la scivolosa via di uscita, ricoperta di guano etico e morale, per un Paese vecchio e incanaglito, un altro giovane alpino, Sanna, di Oristano, uno di quelli che il nostro patriottico ministro della difesa chiama i nostri ragazzi, ha lasciato la vita in un "conflitto a fuoco anomalo" (si parla di un terrorista travestito da soldato afghano) nell'area di Bala Murghab, nel lontano e sconosciuto ovest dell'Afghanistan.

Quello che è certo è che questa guerra mai dichiarata, ma combattuta dall'Italia, questa ormai palese violazione della nostra Costituzione, avviene nella più completa confusione ed avendo smarrito i già fumosi obiettivi iniziali in un insensato bagno di sangue, per presidiare aree di fatto già governate dai nuovi talebani che si sono infiltrati in tutte le amministrazioni pubbliche e che stanno raccogliendo sempre più consensi nella loro guerriglia per liberarsi degli stranieri.

In un Paese invaso dal più grande e potente esercito mai dislocato nel cuore medioevale ed islamico  dell'Asia, i talebani hanno ormai raggiunto aree prima a loro inaccessibili, spingendosi fino ai confini con le cleptocrazie petrolifere centro-asitiche ex comuniste, che si volevano salvaguardare dell'infezione integralista.

Un impietoso reportage del Guardian ripubblicato in Italia da Internazionale, spiega come i talebani abbiano ormai conquistato anche tagiki e uzbeki che erano, prima dell'invasione Usa/Nato, i loro acerrimi nemici dell'Alleanza del Nord che gli occidentali avevano armato per bloccare l'espansione integralista a nord.

Sanna è solo l'ultima vittima di una improbabile guerra contro Al Qaeda che probabilmente in Afghanistan conta ormai poco più di niente e dell'appoggio ad un governo corrotto che non è riconosciuto dalla maggioranza degli afghani. Un governo che comunque sta già trattando la resa politica (e probabilmente una via di fuga per tutta la sua cricca di trafficanti di droga, armi e benzina iraniana) con  i talebani che combattono sulle montagne e governano villaggi e città e infiltrano l'esercito e la polizia, che anche gli italiani stanno armando e addestrando.

Vale la pena versare solo un'altra goccia di sangue italiano per questo? Vale la pena continuare a raccontare che i nostri soldati stanno morendo per difendere una democrazia che non esiste e un popolo che non ci vuole?

Anche le inconfessabili motivazioni economiche, petrolifere e gasiere, la necessità di tenere aperto un corridoio energetico dall'Asia centrale alle coste dell'oceano indiano, sono appassite con le furbizie del governo Karzai che ha trattato per conto proprio con i pakistani ed i turkmeni.

Mentre in Afghanistan si cercava Osama bin Laden nelle grotte e i nostri soldati venivano bersagliati da bombe e cecchini, il mondo cambiava e relegava questo pezzo di imprendibile Asia nuovamente in una posizione marginale.

Quello che non vogliono e probabilmente non possono chiaramente dirci è che stiamo sorvegliando questo pericoloso deserto dei Tartari, popolato di inafferrabili e sanguinario fantasmi, solo per far la guardia alla vera polveriera dove si annida il vero "nemico" temuto: il Pakistan islamico e nucleare, teoricamente nostro alleato, che gioca da sempre su diversi tavoli e che sotto il tavolo tiene armi, soldi e sicure retrovie per i fratelli talebani che studiano il corano e la Jiad nelle sue madrasse del Pashtunistan.

Tutto questo, che non ha nulla a che vedere con l'onore della Patria, la difesa della democrazia e la liberazione delle donne,  vale una sola vita di un alpino sardo o veneto?   

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