[27/01/2011] News

“Fiumi d’Italia”: presentato a Roma il dossier del Wwf

FIRENZE. E' stato presentato oggi a Roma il dossier del Wwf "Fiumi d'Italia", elaborato in seguito al censimento "Liberafiumi" dello scorso maggio, che ha coinvolto oltre 600 volontari in tutto il paese per mappare lo stato di una trentina di fiumi italiani. Dalla mappa stilata dal Wwf emerge che i fiumi Melfa, Tagliamento, Angitola e Ciane sono quelli in buono stato. A metà classifica, in ordine decrescente, torrente Arzino, Taro, Simeto, Biferno, Sangro, Piave, Ippari, Magra, Adda, Ofanto, Oreto, Savio. Chiudono la classifica Volturno, Sagittario-Aterno, Arno, Aniene, Agri, Tevere, Po di Primaro e ultimo il Chiascio. Quindi quattro fiumi su trenta sono in buono stato e le cause del degrado degli altri, secondo l'associazione ambientalista, sono riconducibili in primis al ritardo politico, istituzionale e culturale nella gestione dei fiumi.

Nello specifico le criticità maggiori riguardano: la canalizzazione e la diffusa infrastrutturazione della rete idrografica; il consumo e l'impermeabilizzazione dei suoli, che dovrebbero essere invece lasciati all'esondazione naturale; la continua distruzione della vegetazione naturale che cresce lungo le sponde; gli impatti di agricoltura, zootecnia e industria; i progetti di navigazione usati talvolta come "scusa" per cavare sabbia e ghiaia dal letto dei fiumi; l'aumento e la diversificazione degli usi dell'acqua, fino ad usarla in maniera indiscriminata per la neve artificiale.

Inoltre, spiegano dal Wwf, è stato registrato un incremento dei piccoli impianti idroelettrici, incentivati con i fondi per le energie rinnovabili, soprattutto sull'arco alpino dove si tende a non "perdere" un goccio d'acqua, a scapito del minimo deflusso vitale. Gli eccessivi prelievi d'acqua per i differenti usi, spesso scoordinati tra loro hanno stravolto i regimi naturali dei corsi d'acqua, enfatizzando i fenomeni estremi (magre e piene) ai quali, recentemente, si sono aggiunte le conseguenze dei cambiamenti climatici. In questa generale situazione di vulnerabilità degli ecosistemi acquatici negli ultimi anni si è avuto un aumento delle specie alloctone (specie introdotte originarie di altre parti del mondo) di animali e piante che hanno ulteriormente contribuito ad impoverire la biodiversità originaria e ad alterare gli habitat.

Per il Wwf Italia, che ha proposto le sue strategie di rinaturazione, a breve «è indispensabile e urgente un impegno più deciso di tutte le istituzioni per garantire e raggiungere il "buono stato ecologico" degli ecosistemi d'acqua dolce entro il 2015, come previsto dalla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE» ha ribadito il presidente, Stefano Leoni. Nell'occasione l'associazione ambientalista ha anche presentato progetti concreti per la riqualificazione fluviale, da "clonare" in varie parti del territorio, come quello di riforestazione nel Po mantovano, o di trasformazione dei terreni agricoli in aree ‘libere' per far scorrere in sicurezza l'Esino nelle Marche, o di conservazione della Trota marmorata, una delle specie inserite nella Lista Rossa dei pesci a rischio estinzione, effettuata nell'Adda fino a quelli di educazione ambientale realizzati nel fiume Aniene in collaborazione con la provincia di Roma. Inoltre il Wwf ha anche anticipato i contenuti del nuovo sistema di eco-certificazione degli impianti idroelettrici che risolverebbe, almeno in parte, il problema della diffusione indiscriminata di questi impianti. Il progetto europeo CH2OICE, promuove, infatti, adeguati criteri per il "bollino verde" ai sistemi idroelettrici che rispettano il più possibile l'integrità del bacino idrografico in tutte le sue componenti ambientali. Il lancio ufficiale a livello europeo di questo marchio di certificazione avverrà il 25 febbraio a Roma.

Alla domanda che viene sempre posta quando si propongono progetti come quelli sopra accennati, cioè "dove si trovano i fondi ?" Il Wwf ha risposto: «Al di là di un necessario aumento delle disponibilità da parte del Governo, si dovrebbero poter utilizzare molte risorse che sono presenti sul territorio e che già, in teoria, dovrebbero essere utilizzate per far fronte al dissesto idrogeologico o per favorire la riqualificazione dei bacini idrografici. Le principali sono quelle derivanti dai canoni per l'uso dell'acqua, che, sebbene spesso troppo bassi, derivano dalla produzione idroelettrica, dalle attività agricole, dalle concessioni per la captazione di acque minerali e termali, dalle concessioni dei diritti di pesca, dalle concessioni per il demanio idrico.... Solo da un uso intelligente e coordinato di queste risorse si avrebbero sufficienti finanziamenti per un serio cambio di rotta».

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