[27/01/2011] News toscana

La carcassa della balenottera spiaggiata a San Rossore sarà affondata

LIVORNO. Se per conoscere le cause della morte della balenottera che ieri si è spiaggiata nell'area del Parco di San Rossore dovremo aspettare ancora qualche giorno, oggi, gli esperti ambientali riuniti a Pisa, hanno dato la prima certezza sul destino di ciò che resta del cetaceo: lo smaltimento avverrà in mare con l'affondamento della carcassa a largo della costa (domani si saprà in quale punto) a una profondità di circa 40 metri.

Intanto, questa mattina, sono iniziate le operazioni per la necroscopia. Alle operazioni  hanno partecipano esperti dell'Università di Padova, in coordinamento con il dipartimento di scienze ambientali dell'Ateneo di Siena, l'Istituto zooprofilattico sperimentale della Toscana e la Banca tessuti per i mammiferi marini della stessa Università di Padova. A chi ha eseguito i primi sopralluoghi, sembra certo che lo spiaggiamento non sarebbe dovuto a incidenti con imbarcazioni o a ferite provocate da attrezzi per la pesca, visto che la balena non presenta lesioni visibili. I risultati della necroscopia definitivi saranno noti tra circa un mese.

La soluzione dello smaltimento in mare è stata individuata stamani nel corso della riunione che si è tenuta proprio davanti all'imponente carcassa dell'animale,18 metri di lunghezza per circa 35 tonnellate di peso. Al vertice, hanno partecipato gli esperti regionali per l'Osservatorio Toscano Cetacei, del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio, delle università di Siena, di Firenze e di Padova, insieme al direttore del Parco di San Rossore e a esponenti della Guardia costiera, dei vigili del fuoco, del Nucleo subacqueo di Livorno e del Corpo forestale della Toscana.

Secondo la Regione Toscana, il sistema di affondamento, molto semplice dal punto di vista operativo, oltre a essere molto più economico rispetto a quello tradizionale che comporterebbe una spesa di circa 30mila euro, avrà anche ricadute positive dal punto di vista ecologico e della ricerca scientifica. Attorno alla carcassa affondata infatti si determineranno comunità di vertebrati ed invertebrati che troveranno nutrimento e che saranno perciò oggetto di una campagna di monitoraggio data l'abbondante materia organica presente.

Studi di questo genere sono già stati effettuati nel Pacifico orientale, nell'Atlantico settentrionale e in Giappone, ma mai nel Mediterraneo. L'Università di Firenze condurrà la ricerca grazie alle risorse messe a disposizione del progetto Transfrontaliero Gionha, il cui capofila è l'Arpat. Il monitoraggio sarà svolto per almeno diciotto mesi dopo l'affondamento della carcassa. Quindi lo scheletro sarà nuovamente recuperato per essere affidato alle strutture del Parco di San Rossore. Dal presidente del Parco di San Rossore Giancarlo Lunardi giunge un monito per una maggiore attenzione allatutela ambientale. "Nella storia di San Rossore questo è un fatto quasi unico se si esclude un altro incidente analogo avvenuto negli anni Cinquanta ma dove l'animale era di dimensioni molto minori. Al di là del dispiacere per quanto avvenuto, adesso abbiamo un interesse scientifico agli esiti del progetto di ricerca. Allo stesso tempo siamo attenti al fattore "tutela ambientale" visto che con le Secche della Meloria, anche il parco di San Rossore fa parte della partita del Santuario dei cetacei".

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