[01/02/2011] News

Il nucleare francese affonda. La centrale nucleare sottomarina Flexblue

LIVORNO. Nei giorni scorsi la Dcns (la ex Direction des Constructions Navales) ha annunciato che «Nel quadro delle sfide poste dalla domanda energetica mondiale e della rinnovata attrattiva del nucleare (riduzione delle emissioni di gas serra, preservazione delle risorse fossili), dei reattori nucleari di piccola e media potenza (Smr) sono allo studio di numerosi Paesi (Usa, Giappone, Russia...), soprattutto dei Paesi dotati delle tecnologie associate alla propulsione nucleare. La Francia gestisce l'insieme di queste tecnologie, soprattutto delle capacità di progettazione e costruzione di questi tipi di reattori, d'intégrazione "systèmes", di ricerca sui combustibili. Areva, leader mondiale dell'energia nucleare, ha avviato un programma di studio di piccoli reattori da 100 MWe che potrebbero completare la sua gamma di reattori di génération 3 (Epr, Atmea e Kerena). Lo studio, destinato a valutare l'interesse di sviluppare un tale prodotto si basa sulla competenza di Areva nel settore dei piccoli reattori imbarcati. Dal canto suo, dopo più di due anni di studi, Dcns innova con il concetto Flexblue. Flexblue è un'unità immerse di produzione di energia nucleare di piccolo Potenza (da 50 a 250 MWe) che si rivolge ai paesi che dispongono di uno sbocco marittimo».

Siamo quindi alla diretta concorrenza con il nucleare russo rivolta ai Paesi in via di sviluppo, con una differenza sostanziale: mentre i russi fanno il nucleare galleggiante i francesi pensano di affondarlo.

Ma cosa è il "concept Flexblue"? Lo spiega la stessa Dcns, lodandosi non poco per questa "bella" pensata: «E' fondato su delle tecnologie provate. Dcns si appoggia in effetti su un'esperienza  di 40 anni nella messa in opera di sottomarini a propulsione nucleare, nei quali le caldaie sono realizzate sotto la responsabilità di Areva-Ta; Dispone dei punti di forza propri dei reattori nucleari di piccola e media potenza  (progressività dell'investimento, flessibilità di adattamento alla richiesta...); E' standardizzata, interamente costruita in cantiere navale e trasportata sul logo dello sfruttamento».

Le caratteristiche tecniche di Flextube sono: «Forma cilindrica, lunghezza di un centinaio di metri, diametro intorno ai 12 . 15 metri, potenza da  50 a 250 MWe. E' composta da «Una piccolo caldaia nucleare, un gruppo "turbo-alternateur", un impianto elettrico e dei sistemi ausiliari. Dei cavi sottomarini avvieranno l'elettricità prodotta da Flexblue verso la costa. Massa intorno a 12.000 tonnellate. Ancoraggio da 60 a 100 metri di profondità ed a qualche chilometro dalla costa».

Per questo attrezzo nucleare messo sott'acqua, lontano dagli occhi, Dcns assicura che «Edf ed Areva hanno espresso il loro interesse per il carattere modulare e standardizzato del "concept Flexblue". Per posizionare il Smr, la Francia mette in campo un programma di studi approfondito su questo argomento. In questo quadro, Dcns, in partnership con Areva, Edf e il Cea (Commissariat à l''énergie atomique, ndr), inizierà una nuova fase dello sviluppo del suo "concept Flexblue" che approfondirà sio soprattutto i temi seguenti: 1. Opzioni tecniche ed industriali del concept; 2. Mercato potenziale; 3. Condizioni di competitività economica di questo tipo di unità in rapporto ad altre fonti di produzione di energia; 4. Problematica della lotta contro la proliferazione; 5. Specificità, a riguardo della sicurezza ed alla salute, di un impianto immerso dimostrando un livello di sicurezza omogeneo con quello dei reattori di terza generazione». Questi studi, che partono da una preoccupante idealizzazione della sicurezza del "nuovo" nucleare, dovrebbero essere condotti in due anni.

A questo progetto che oscilla tra la visionarietà e la follia, risponde tra lo spiritoso e il preoccupato Réseau "Sortir du Nuclèaire", la rete delle organizzazioni no-nuke francesi: «Centrale sottomarina: la filiera nucleare cola a picco». Secondo gli ambientalisti la Dcns presenta la centrale come affidabile e sicura, «Potrà essere sufficiente ad alimentare una città da 100.000 ad un milione di abitanti. Dopo la centrale nucleare flottante russa, la centrale sottomarina francese... Quale sarà il prossimo delirio dell'industria nucleare mondiale?». 

"Sortir du Nuclèaire" fa alcuni conti e diverse domande: «Attualmente, con del combustibile arricchito al 4%, si ricarica una centrale ogni 18 mesi. Con una centrale sottomarina si dovrebbe "migliorare" il combustibile per avere un intervallo di ricarica dell'ordine di 4 anni. Arricchire maggiormente il combustibile, significa moltiplicare le scorie (uranio impoverito). Tutte le centrali funzionanti ad uranio generano del plutonio, ancora più pericoloso. Come sarà controllata una tale struttura? Come si organizzerà la manutenzione? Che ne faranno delle scorie? Una centrale sottomarina, per essere operativa ed alimentare la costa attraverso dei cavi, non dovrebbe essere piazzata su degli alti fondali. Sarebbe quindi sensibile alle tempeste ed alle correnti marine. A qualche chilometro dalle coste, riscalderà l'acqua del mare e rigetterà radioattività, che sarà largamente disseminata. In effetti l'acqua è un elemento nel quale la radioattività si disperde facilmente».

Secondo gli antinucleari francesi «La volontà del Dcns di sviluppare delle centrali insensibili al rischio terrorista rivela, in trasparenza, la vulnerabilità criminale delle attuali installazioni: nessuna centrale resisterebbe ad un attentato del tipo "11 settembre". Il rischio zéro non esiste, possiamo già interrogarci sull'impatto che avrebbe il naufragio di una supertanker su una futura centrale nucleare sottomarina. Dopo i fallimenti ripetuti dell'Epr, l'industria nucleare è alla frutta. Proprio come la campagna pubblicitaria  scandalosa di Areva, questo progetto di reattore sottomarino non è che un tentativo disperato per far credere che la filiera nucleare ha un futuro, mentre il futuro è nel risparmio energetico, nella sobrietà energetica, nello sviluppo decentralizzato delle rinnovabili, ma non nel nucleare, quale che sia la sua forma».

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