[03/02/2011] News

Fao: nuovo picco storico dei prezzi alimentari

LIVORNO. I prezzi alimentari in gennaio hanno raggiunto un nuovo picco storico, per il settimo mese consecutivo. Lo sostiene  l'ultimo Indice dei prezzi alimentari della FAO, che analizza le variazioni mensili dei prezzi alimentari mondiali di un paniere di prodotti di base.
L'Indice - spiega la Fao - ha registrato una media di 231 punti in gennaio, un incremento del 3,4 per cento rispetto al dicembre 2010.  Si tratta del livello più alto (sia in termini reali che in termini nominali) da quando la FAO ha iniziato a misurare i prezzi alimentari nel 1990.  I prezzi di tutti i gruppi di prodotti di base monitorati hanno registrato forti rialzi, eccetto la carne, i cui prezzi sono rimasti invariati.
«I nuovi dati mostrano con chiarezza che la pressione al rialzo dei prezzi alimentari mondiali non accenna a placarsi», afferma l'economista FAO ed esperto del mercato dei cereali, Abdolreza Abbassian.  «Ed è assai probabile che nei mesi a venire i prezzi resteranno sostenuti.  I prezzi alti sono motivo di grande preoccupazione specialmente per i paesi a basso reddito con deficit alimentare, che potrebbero avere serie difficoltà a pagare le importazioni alimentari, e per le famiglie povere che spendono grandissima parte del proprio reddito per il cibo». 
«L'unico fattore incoraggiante sinora viene da un numero di paesi  dove - grazie ai buoni raccolti - i prezzi interni di alcuni alimenti di base sono rimasti relativamente bassi rispetto ai prezzi mondiali», aggiunge Abbassian.

La FAO sottolinea che l'Indice dei prezzi alimentari è stato rivisto riflettendo per lo più gli aggiustamenti dell'indice dei prezzi della carne.  La revisione, che è retroattiva, ha prodotto nuove cifre per tutti gli indici ma le tendenze generali misurate dal 1990 permangono invariate.
L'Indice del prezzo dei cereali ha registrato in gennaio una media di 245 punti, un aumento del 3 per cento dal dicembre 2010, ed il livello più alto dal luglio 2008, ma ancora 11 per cento meno rispetto al picco raggiunto nell'aprile 2008.  L'aumento di gennaio riflette per lo più il proseguire degli aumenti dei prezzi internazionali del grano e del mais, per una ristrettezza dell'offerta, mentre il prezzo del riso è leggermente calato - va tuttavia tenuto presente che il momento della rilevazione coincide con il raccolto delle principali colture nei maggiori paesi esportatori.
L'Indice del prezzo di oli e di grassi è salito del 5,6 per cento raggiungendo 278 punti e avvicinandosi al livello record del giugno 2008, riflesso di un saldo sempre più sbilanciato tra domanda ed offerta nel settore dei semi oleosi.
L' Indice dei prodotti lattiero-caseari in gennaio ha registrato una media di 221 punti, un aumento del 6,2 per cento dal dicembre scorso, ma tuttavia ancora un 17 per cento in meno del picco del novembre 2007.  Una domanda globale consistente di prodotti lattieri, nel contesto di un normale calo stagionale della produzione nell'emisfero sud, ha continuato a sostenere i prezzi lattieri.
L'Indice dello zucchero ha avuto in gennaio una media di 420 punti, un rialzo del 5,4 per cento dal dicembre 2010.  I prezzi internazionali dello zucchero rimangono alti, spinti dalla ristrettezza dell'offerta globale.
Al contrario, l'Indice FAO del prezzo della carne è rimasto stabile a circa 166 punti.  La diminuzione dei prezzi della carne in Europa, causato dal calo di fiducia del consumatore dopo lo scandalo della contaminazione dei mangimi, è stato compensato da un leggero incremento dei prezzi delle esportazioni dal Brasile e dagli Stati Uniti.

Va detto che proprio ieri nella comunicazione della Commissione Ue sulle materie prime, si afferma quanto segue: «La Commissione ha istituito un forum ad alto livello per un migliore funzionamento del Food Supply Chain. Mentre non si occupa della volatilità dei prezzi in quanto tali, si rivolge alla trasmissione degli andamenti dei prezzi in tutta la supply chain, l'esame dei rapporti tra imprese, la competitività dell'industria alimentare, la logistica agro-alimentare e il prezzo degli alimenti strumento di monitoraggio. Le punte dei prezzi alimentari hanno evidenziato la scarsità di investimenti in agricoltura in molti paesi in via di sviluppo negli ultimi decenni. La politica di sviluppo dell'Unione europea ha riconosciuto la necessità di invertire questa tendenza. Come indicato nel Libro verde sulla politica di sviluppo dell'UE, può svolgere un ruolo importante nel ridurre l'impatto della volatilità dei prezzi sui più vulnerabili. La Commissione ha già adottato un quadro politico in materia di sicurezza alimentare, che indica che l'UE e gli Stati membri dovrebbero contribuire a migliorare il funzionamento del mercato alimentare a livello globale, regionale e nazionale, anche attraverso una migliore trasparenza del mercato. Questo comporterebbe il sostegno nei paesi in via di rafforzare le organizzazioni degli agricoltori, di migliorare la trasparenza dei prezzi, per aumentare la produttività agricola in modo sostenibile, e di sviluppare e applicare quadri normativi. Sviluppare la produzione agricola aumenterà la capacità di ripresa e capacità di adattamento alle crisi alimentari.
Infine, dato che le azioni unilaterali da parte di alcuni governi sono anche un fattore che può influenzare i mercati fisici e causare la volatilità dei prezzi, vi è la necessità di una migliore governance e il dialogo internazionale in questo settore». I tempi stretti che richiede l'impennata dei prezzi delle materie prime, e che stanno causando rivolte nel nord africa, sono il primo banco di prova per capire se l'Ue è in grado con l'attuale organizzazione di fra fronte a questa situazione già che, sulla carta, dovrebbe aver chiaro come agire...

Torna all'archivio