[16/02/2011] News

Global warming al lavoro: in Congo sparita la stagione secca. Pointe Noire sott'acqua

LIVORNO. La capitale economica del Congo, Pointe Noire (circa 650.000 abitanti) da diversi mesi è battuta da piogge eccezionali che preoccupano molto i suoi abitanti e le autorità locali, perché provocano inondazioni frequenti in diversi quartieri, erosioni, frane e numerosi danni.

Le piogge inusuali sono il risultato della scomparsa della "petite saison sèche", la stagione secca che usualmente interessa il Congo Brazzaville da gennaio a febbraio, un fenomeno che, secondo diversi esperti, «E' una delle manifestazioni dei cambiamenti climatici conseguenti al riscaldamento della terra ed alla distruzione della cappa di ozono».

Tra i nubifragi più violenti e disastrosi che hanno colpito Pointe Noire figura sicuramente quello della notte tra il 9 e il 10 febbraio, quando le acque hanno raggiunto i due metri di altezza in alcuni quartieri vicino alle paludi chiamati "Dibod", dopo che i fiumi Tchinouka, Tchikobo e Nzonko sono esondati. Le inondazioni hanno fatto anche delle vittime ed hanno distrutto case, negozi ed officine, trascinato via auto e lasciato senz'acqua molte abitazioni, paralizzando la vita della città, costringendo alla chiusura le scuole, le strutture commerciali e costringendo molte persone a cercare alloggi di fortuna.

La maggior parte delle strade della capitale economica del Congo sono ancora impraticabili, così gli sfollati sono trasportati via dalle loro case, o le raggiungono, con piroghe o zattere di fortuna, oppure sulle spalle di passeurs che esigono un pagamento tra 100 o 200 franchi Cfa.

Un altro grave rischio che corrono gli abitanti della città è quello di rimanere folgorati a causa degli allacciamenti pirata alla rete elettrica che sono stati sommersi. Un altro pericolo viene dalle lottizzazioni abusive, prive di fogne e di sistemi di smaltimento delle acque piovane.

La mancanza di una politica urbanistica e di gestione dell'igiene pubblica, unita alla mancanza di civismo di cittadini che incontrano i poteri pubblici solo al momento del voto in elezioni farsa, hanno contribuito non poco a moltiplicare l'effetto delle piogge, la cementificazione selvaggia e i rifiuti abbandonati hanno ostruito i canali esistenti provocando ulteriori allagamenti.

A questo va aggiunto l'avanzatissimo degrado della rete stradale cittadina che ha ricevuto la mazzata finale dalle piogge praticamente ininterrotte, provocando ingorghi infiniti sulle poche strade ancora percorribili.

Il sindaco di Pointe Noire Roland Bouiti Viaudo, si è impegnato a ristabilire l'insieme delle reti dei pochi servizi pubblici e quella delle strade comunali che «Ha un'estensione di una trentina di chilometri». Ma a preouccupare gli abitanti è la stagnazione delle acque e il proliferare di discariche selvagge. L'acqua che circonda e penetra la città è carica di liquami e piena di rifiuti, il brodo di coltura ideale per la malaria, la malattie diarroiche ed il colera, ma i poteri pubblici non sembrano avere né le risorse né le capacità per prendere le necessarie misure di bonifica e di igiene pubblica.

Che tutto questo accada in un Paese che vive di petrolio e di vendita di legname, dove le multinazionali petrolifere (comprese quelle italiane) si vantano degli investimenti fatti per il sociale e per l'ambiente che spesso sono solo il paravento per rimpinguare le tasche degli uomini del regime dell'eterno Denis Sassou-Nguesso, è un'altra delle vergogne nascoste del neo-colonialismo occidentale che affiorano nel fango delle acque infette dei quartieri allagati di Pointe Noire.

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