[21/02/2011] News toscana

Qualità dell'aria, dubbi sui nuovi metodi di controllo

LIVORNO. Nei giorni scorsi, anche per il ripresentarsi dei problemi dovuti al peggioramento della qualità dell'aria nelle nostre città, la stampa ha giustamente dato notevole rilievo alla profonda ristrutturazione delle rete toscana delle centraline di monitoraggio della qualità dell'aria dovuta al recepimento del Decreto Legislativo 155/2010, che a sua volta recepisce la Direttiva europea n.50 del 21/8/2008.

L'effetto di tale ristrutturazione ha portato ad un radicale ridimensionamento del sistema regionale giustificato dall'Assessore all'ambiente Bramerini con quanto stabilito dalla Direttiva e dal Decreto legislativo. In realtà né la Direttiva né il Decreto fissano limiti al numero massimo di centraline, né tanto meno prescrivono la riduzione di quelle esistenti. La Direttiva stabilisce un numero "minimo" di centraline per il monitoraggio dell'aria, ma non stabilisce che quel numero "minimo" debba essere interpretato come un numero "massimo".

Il Decreto legislativo di recepimento, dal canto suo, conferma quanto stabilito nella Direttiva e tutt'al più parla di "rispetto dei canoni di efficienza, efficacia ed economicità". Dubitiamo che il canone dell'efficienza ed efficacia sia stato rispettato diminuendo le centraline toscane dalle 90 del 2006 alle attuali 32!

Ma la Regione Toscana è anche andata oltre. Nella Deliberazione n.1025 del 6 dicembre 2010, con la quale il territorio regionale è stato diviso in zone, la Regione sostiene che secondo la Direttiva e il Decreto Legislativo "nelle aree urbane ...l'esposizione della popolazione viene valutata attraverso siti di fondo urbano in quanto rappresentativi della qualità dell'aria in tali aree", giustificando così l'installazione di centraline in situazioni urbane lontane sia dalle emissioni del traffico che di quelle industriali (clamoroso il caso di Firenze dove una centralina di fondo urbano è stata inserita nel giardino di Boboli, ma per Livorno un discorso simile vale per la centralina di Piazza Cappiello).

In realtà la Direttiva e il Decreto legislativo parlano di "esposizione media della popolazione" per le polveri fini PM2,5, e non di "esposizione della popolazione". La qualità dell'aria deve essere evidentemente determinata per i vari inquinanti sulla base delle rilevazioni di tutte le centraline, sia quelle di fondo urbano che quelle del traffico, che quelle industriali.

La soppressione della parola "media" permette alla Regione Toscana di stravolgere il senso della Direttiva in modo da diminuire ai minimi termini la rete di controllo e dare rilievo a quelle centraline sistemate in aree urbane meno inquinate.
C'è poi da segnalare come la Regione Toscana abbia fatto finta di non vedere come la Direttiva e il Decreto legislativo prescrivano che le centraline debbano essere poste lontane da ostacoli che possano "disturbare il flusso d'aria ... di norma ad alcuni metri da edifici, balconi, alberi e altri ostacoli". Ebbene le centraline poste nella città di Livorno (Viale Carducci, Piazza Cappiello e Via Gobetti) sono "tutte" situate sotto gli alberi. Ci saremmo aspettati che la Regione Toscana si apprestasse a spostarle ma non si hanno notizie in tal senso.

A seguito della drastica riduzione del numero delle centraline, in particolare di quelle più "critiche" e della collocazione delle "superstiti" in luoghi non corrispondenti ai requisiti stabiliti dalla legge:
- si ridurranno i superamenti segnalati, il conseguente allarme della popolazione, le multe comunitarie;
- si diminuirà l'entità dei provvedimenti da prendere per migliorare la qualità dell'aria;
- si renderà meno difficile la realizzazione di impianti altamente impattanti, come ad esempio inceneritori e centrali a biomasse, nei territori toscani più altamente inquinati.
In particolare, nella Provincia di Livorno sparisce ogni controllo a Rosignano Solvay, una zona fra le più inquinate d'Italia mentre rimane solo un presidio in un'altra area fortemente inquinata come quella di Piombino. Livorno viene fortemente penalizzata dalla riduzione delle centraline da sei a tre rimanendo quindi scoperte fette di territorio che, sappiamo, essere fortemente toccate dall'inquinamento.
Il quadro disegnato dalla nuova rete di monitoraggio lascia sconcertati. Lascia pure fortemente sconfortati, una classe politica che, evidentemente, ritiene talmente irrisolvibile la questione dello smog nelle nostre città da arrivare a forzare la normativa europea: dopo averne ritardato l'applicazione ora opera per stravolgerne il senso.

 

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