[09/09/2009] News toscana

Tav Firenze, Conti e d’Angelis: No passaggio in sotterranea? No party (e niente 500.000 toscani in treno)

FIRENZE. Secondo i modelli di simulazione adottati per capire l'impatto futuro del progetto Tav sulla mobilità ferroviaria toscana, è da escludersi che, se il passaggio dell'Alta velocità nel nodo di Firenze dovesse avvenire in superficie, l'obiettivo dei 500.000 toscani in treno al 2013 (dai 220.000 attuali) sarebbe raggiungibile: a dir tanto si raggiungerebbero i 250.000. Questa è la posizione espressa sia dall'assessore regionale alle Infrastrutture, Riccardo Conti, sia dal presidente della commissione Territorio e ambiente in Consiglio regionale, Erasmo d'Angelis, prima dell'audizione dell'assessore che si è svolta oggi, in occasione della ripartenza dei lavori consiliari dopo la pausa estiva.

Finito il tempo delle chiacchere in libertà che ha caratterizzato quest'estate, si ricomincia quindi a parlare della Tav fiorentina con dichiarazioni e con tono politico: ed ecco che le carte sul tavolo, negli ultimi tempi piuttosto oscure in alcune parti, ricominciano a ricevere la luce necessaria per osservarle.

Il punto focale appare, in questa fase, il ruolo dell'Osservatorio tecnico, cui secondo i due esponenti di spicco del Pd regionale è stato, fin dal 1998, assegnato un ruolo ben più prominente rispetto ad organi analoghi, come l'osservatorio Tav per il nodo di Torino. Sostiene infatti Conti che «di nuovo c'è, adesso, che i contratti per il progetto esecutivo sono stati firmati (da Fs e dalle imprese appaltatrici, a luglio), e quindi, se fossimo invece che a Firenze sulla Milano-Torino, le ruspe sarebbero già in azione».

E invece, nella saggia e partecipativa Toscana - questo è il senso - si aspetta le decisioni dell'Osservatorio. E qui Conti aggiunge che, anche se lui ha «molta fretta di portare a termine i lavori perchè c'è un appalto complesso in corso e, in questi tempi di crisi, risorse ingenti come quelle assegnate vanno utilizzate», non ha invece intenzione di «mettere fretta all'Osservatorio, perchè la sicurezza viene prima di tutto» e a questo punto qualche giorno o un mese in più non cambia le cose»: il parere dovrebbe arrivare a fine ottobre-inizio novembre.

Insomma, come si dice in questi casi, adesso il boccino è nelle mani dell'Osservatorio. Nella discussione avvenuta in Commissione, com'è ovvio, è stato chiesto più volte dai banchi del centrodestra (e non solo) quale fosse il senso di firmare dei progetti esecutivi prima di avere in mano il parere di un organo che, potenzialmente, può riportare tutto al punto di partenza o quasi.

Ma, almeno secondo quanto spiegato da Conti, il parere dell'Osservatorio non è previsto solo sul progetto esecutivo, ma il monitoraggio investe invece sia i progetti di massima, sia quello esecutivo, sia la futura gestione: quindi «lo scenario "progetto non fattibile" è puramente teorico, se ci fossero problemi giudicati dall'Osservatorio come insormontabili l'avremmo saputo nelle fasi precedenti». «E comunque - ha aggiunto - non è che la legislazione sugli appalti prevede un Osservatorio: è stata una scelta nostra, fatta per aumentare la sicurezza».

Il punto, comunque, è che non si può attendersi che il parere dell'organo incaricato possa avere effettivo valore scientifico. O meglio, in teoria sarebbe così, ma in pratica no, come dimostrano i danni avvenuti in Mugello per i lavori della stessa Tav, danni che erano stati preventivati come molto minori rispetto a quelli poi effettivamente avvenuti. Questa è anche la posizione espressa da Paolo Marcheschi del Pdl, che ha sostenuto di «non fidarsi abbastanza», a questo punto, del parere dei tecnici. In generale, a titolo di cronaca, riportiamo che la posizione dell'opposizione, nel dibattito odierno, ruotava generalmente intorno ad una condivisione della volontà di andare avanti col progetto, ma nel rifiuto del «ricatto politico» (parole del vicepresidente del gruppo, Marco Cellai) rappresentato dal dire, da parte della maggioranza e dell'Istituzione riguardo ai modi di realizzarlo, che «ormai i contratti sono firmati».

In buona sostanza, si chiede l'opposizione di centrodestra, se adesso l'Osservatorio dicesse che i rischi sono troppo alti, che si fa? E la domanda è centrata perchè - sembra proprio di capire tra le righe - se ciò avvenisse nessuno sa quali sviluppi ci sarebbero, nemmeno Conti, al di là delle dichiarazioni rassicuranti sopra riportate.

Il punto è quindi capire se l'organo di vigilanza ha solo un «potere di interlocuzione», come sostenuto dall'assessore regionale in risposta alle interpellanze, o se invece il suo potere si spinge fino alla potenziale interdizione del progetto: e siccome, come ha giustamente sostenuto Monica Sgherri di Rc, si tratta di tagliare in due parti il «lago sotterraneo» (cioè la falda) su cui sorge Firenze, e questo è «molto costoso (e lo sarà anche quando la stazione, se davvero sarà realizzata in sotterranea, sarà a regime) e pericoloso»: non è da escludersi quindi che - alla fine dei calcoli - sia stimato che non ci sono garanzie sull'effettiva sicurezza idrogeologica, e che quindi di colpo il progetto per una stazione sotterranea si dissolva come neve al sole.

Ecco che quindi il ruolo dell'Osservatorio assume valore vincolante, altro che "interlocutorio". Poi di questioni e di cose da dire ce ne sarebbero molte altre (ad esempio, come riportato da Edoardo Bruno del Pdci, andrebbe approfondita la questione del trasporto merci sulla linea veloce in conseguenza delle dichiarazioni dell'Ad di Fs Moretti di cui abbiamo parlato la settimana scorsa su greenreport, e a questo proposito la Commissione ha stabilito di chiedere a Moretti stesso di presentarsi per un'audizione il prima possibile), ma per il momento il punto resta questo: e cioè che, dopo 14 anni di dibattito, e con i contratti esecutivi firmati, ancora è possibile che il parere negativo dell'Osservatorio (cui viene - ribadiamo - attribuito peraltro un'attendibilità scientifica che è in parte indubitabile, ma che necessariamente non lo è in toto, almeno allo stato attuale della tecnologia e della limitata conoscenza che abbiamo del sottosuolo) riporti tutto praticamente al punto di partenza.

E a quel punto è vero che già si discute delle soluzioni alternative (per esempio sia Conti sia d'Angelis giudicano «sensata» l'opzione Campo di Marte per la nuova stazione, magari a titolo provvisorio), ma è anche vero che per giungervi sembra abbastanza scontato che servirà perlomeno - tra le altre cose - una nuova Valutazione di impatto ambientale: proprio quello che il ministro Matteoli (altra figura che, nella vicenda, ha decisamente un potere di interdizione) ha giudicato in questi giorni come «inaccettabile».

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