[25/02/2011] News

Tar, su divieto commercializzazione shopper di plastica non si torna indietro

FIRENZE. Svanite le ultime speranze dei produttori di shopper in plastica: il Tar (Tribunale amministrativo regionale) del Lazio ha confermato il divieto di commercializzazione di questa tipologia di sacchetti. I giudici della III sezione ter del Tribunale amministrativo, presieduti da Giuseppe Daniele, hanno infatti respinto la richiesta con cui l'Unionplast e quattro aziende produttrici sollecitavano la sospensione del provvedimento con cui il ministero dell'Ambiente ha vietato a partire dal primo gennaio scorso la commercializzazione degli shopper in plastica.

I ricorrenti hanno contestato il divieto sia dal punto di vista tecnico, ritenendolo illegittimo in quanto non disposto con un decreto ministeriale preventivamente sottoposto all'attenzione della Commissione europea, sia sotto il profilo economico perché il provvedimento ha portato (secondo i produttori) a un drastico e improvviso crollo degli ordini di acquisto e all'annullamento dei contratti di vendita, e sta causando un'improvvisa chiusura delle aziende con serie ricadute occupazionali.

Il divieto di commercializzazione degli shopper entrato in vigore il 1 gennaio 2011 fu introdotto con la Finanziaria 2007 con diversi anni di anticipo quindi, proprio per dare il tempo all'industria chimica di riconvertirsi e adeguarsi agli standard più innovativi che la ricerca e proprio l'industria italiana hanno prodotto realizzando sacchetti in plastica biodegradabile.
Forse una parte dell'industria confidando nell'"elasticità" e nei "ripensamenti" che talvolta caratterizzano il rispetto delle norme nel nostro Paese non ha creduto che il provvedimento potesse diventare effettivo oppure non ha saputo innovare il proprio ciclo produttivo.

Questa volta invece, seppur con qualche ritardo, la strada intrapresa è stata rispettata con notevoli benefici per l'ambiente. Ricordiamo che un sacchetto di plastica disperso sul territorio impiega oltre 400 anni per distruggersi: nel corso del 2008 in Italia si sono prodotti 300 mila tonnellate di buste in plastica (l'equivalente di 430mila tonnellate di petrolio), con una CO2 emessa in atmosfera derivante da questa produzione stimata in circa 200mila tonnellate annue.

Il Tar del Lazio comunque nelle motivazioni di respingimento delle richieste dei ricorrenti ha fatto presente "che all'applicazione della norma non sono connesse sanzioni per il caso della violazione e che il danno lamentato ha consistenza meramente patrimoniale, come tale suscettibile di integrale ristoro nella opportuna sede del merito".

«La decisione del Tar del Lazio sugli shopper conferma anche sotto il profilo giuridico la legittimità della scelta del Governo - commenta il ministro dell'ambiente Stefania Prestigiacomo -  Una scelta che è stata ben recepita e accettata dall'opinione pubblica italiana che ha mostrato una forte sensibilità ambientale e la disponibilità a modificare le proprie abitudini per migliorare il bilancio ecologico del nostro paese. Un segnale positivo, quindi, che rafforza il nostro impegno per superare, d'intesa con la UE, anche le questioni tecnico-giuridiche sulla compatibilità del provvedimento con la normativa europea».

 

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