[11/03/2011] News

Devastante terremoto in Giappone, l'approfondimento con Andrea Fiaschi (Istituto geofisico Toscano)

LIVORNO. Due scosse terrificanti hanno colpito stamani il Giappone. Così forti da mettere in ginocchio un paese "abituato" ai terremoti. Ma non a un sisma di magnitudo 8.9. Una delle dieci scosse più forti degli ultimi 150 anni. Tanto che, stando alle tv nipponiche, si è persino piegata l'antenna in cima alla Tokyo Tower, il simbolo della capitale nipponica. Un'altra forte replica di magnitudo 7.8 è stata registrata mezz'ora dopo la prima scossa. Il sisma in Giappone arriva a poche ore di distanza con quelli registrati alle Isole Salomone, poi in Papua Nuova Guinea, quindi in Indonesia.

Ma a greenreport.it Andrea Fiaschi, responsabile rete sismometrica locale del Mugello, chiarisce subito che l'ipotesi di un collegamento al cosiddetto Anello di Fuoco di tutte queste scosse, ancorché ravvicinate e tutte piuttosto forti, «Lo escludiamo perché non lo possiamo dimostrare».

«Il discorso è questo - spiega - i movimenti su grande scala ci sono ignoti. Quindi il collegamento non lo possiamo accettare come principio. Riteniamo dunque questi sismi sostanzialmente separati l'uno dall'altro. Se guardate la mappa dei sismi che quotidianamente insistono in quell'enorme area, nell'ordine delle migliaia, dovremmo ritenerli tutti attaccati, ma non è così».

«Certo - aggiunge - sono eventi certamente significativi, ma tendo a ritenerli in un contesto di normalità. Il fatto è che sugli organi di stampa si segnalano solo gli eventi di un certo livello e quindi può venir fatto di collegarli, ma serve una base scientifica per affermarlo che al momento non esiste. Il sospetto viene, non lo nego, soprattutto per quegli eventi che si innescano subito uno dopo l'altro. Ma, ripeto, scientificamente non si può dimostrare. Al momento ci sono studi in corso che ci dimostrano ad esempio correlazioni trai sismi in Grecia e quelli nel meridione d'Italia o in Jugoslavia, però siamo solo all'inizio e parliamo di un'area ristretta, mentre nel Pacifico l'area è enorme».

Che idea si è fatto di questa scossa quasi senza precedenti?

«La dinamica dei movimenti dai primi impatti è difficile da ipotizzare - risponde Fiaschi - ci vorranno anni di studio. Per intensità e magnitudo si può dire che è stato effettivamente fortissimo e comparabile con quelli del Cile e dell'Indonesia nel 2004. Va poi detto che ci saranno repliche estremamente forti nei prossimi giorni, siamo purtroppo solo all'inizio. Il quadro tettonico dei movimenti delle placche ci dice che in quella zona i terremoti non sono rarità. Sono abbastanza comuni fino a magnitudo 7. Stavolta è stato invece molto più forte».

Dal Giappone arrivano notizie della chiusura degli aeroporti e della fermata delle centrali nucleari. Secondo Il Fatto sarebbe scoppiato un incendio nel locale turbine della centrale di Onagana e il governo di Tokyo ha dichiarato la situazione d'emergenza «per eventuali rischi di fughe radioattive». Uno tsunami di 10 metri ha raggiunto la città di Sendai, e l'‘allerta tsunami' è esteso all'intero Oceano Pacifico, dopo essere stata lanciata per gli Stati Uniti occidentali, l'Alaska e le Hawaii, avvertendo che sono a rischio anche l'Australia e il Sud-America.

In Asia analoghi allarmi sono stati diramati dalla Russia per la Siberia e le isole Curili, a Taiwan, nelle Filippine e in Indonesia. Altrettanto è avvenuto in Oceania, dove in particolare evacuazioni di massa sono state intraprese alle Marianne.

Dottor Fiaschi, l'allarme tsunami secondo lei è reale?

«Stavolta è fondato, perché effettivamente ci sono già evidenze in Giappone e vedremo quello che succede alle Hawaii e in Cile. E' sempre difficile comunque dirlo perché la casistica non è molta, e le reti di monitoraggio degli tsunami sono di recente installazione. Ma quanto vediamo già dalle immagini che arrivano dal Giappone la situazione è reale e già tragica».

Sembra che almeno dal punto di vista informativo, la macchina stia funzionando

«L'informazione si è mossa per tempo, ma ci sono isolette e zone rurali nel centro-america per le quali non sono sicuro che l'allarme arriverà in tempo. Per Hawaii e Giappone ok, ma temo che nelle zone più remote l'avviso non verrà ricevuto...».

Per capire la potenza distruttiva di questo terremoto, all'ansa il funzionario di sala sismica dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv), Francesco Mele ha detto che è stato «alcune migliaia di volte» più violento di quello dell'Aquila del 6 aprile 2009. «La magnitudo - ha spiegato - si calcola su una scala logaritmica, per cui all'aumento di ogni grado corrisponde un aumento pari a un fattore 30». Di conseguenza un terremoto di magnitudo 8,2 è 900 volte più violento rispetto a un sisma di magnitudo 6,2, come quello che ha colpito L'Aquila tre anni fa.

Impossibile al momento fare i conti dei danni, anche se il Giappone è sicuramente attrezzato meglio di tutti per affrontare disastri di questo genere. Come è difficile fare la tragica conta dei morti, al momento centinaia i morti, ma destinati ad aumentare.

(articolo aggiornato alle 14,30)

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