[11/09/2009] News

I meriti della carbon tax voluta da Sarkozy

GROSSETO. Come annunciato a giugno (vedi greenreport del 12 giugno), con l'apertura di un dibattito pubblico, la Francia introdurrà a partire dal prossimo gennaio una carbon tax sulle emissioni generate dal consumo di tutte le fonti fossili e che quindi non interesserà la bolletta dell'energia elettrica, quasi interamente prodotta da centrali nucleari.

Una tassa che ha l'obiettivo di aumentare gradualmente il prezzo dell'energia per ridurne il consumo ed incoraggiare nel contempo famiglie e imprese a passare a fonti pulite. Ad essere interessati saranno infatti i singoli individui, le amministrazioni e imprese, mentre ne resteranno fuori le industrie già sottoposte al sistema delle quote di emissione stabilite nel quadro del mercato europeo del carbonio.

Il prelievo ammonterà a 17 euro per ogni tonnellata di emissione di Co2 e sarà aumentata in progressione negli anni a venire, ma non sarà una vera e propria tassa, quanto «un trasferimento di fiscalità» come ci tiene a precisare il ministro dell'economia. Per le imprese sarà infatti compensata con la soppressione della parte della tassa professionale basata sugli investimenti. Quanto alle famiglie, beneficeranno di una diminuzione della fiscalità, sia sull'importo sulle entrate, sia con un calo dei costi sociali. E per chi non ha una base imponibile saranno previsti assegni verdi dai 112 ai 142 euro mensili.

Le prime stime riportate dalla stampa d'oltralpe misurano aumenti di 4 centesimi al litro sulla benzina e 4,5 per il gasolio, che dovrebbe sortire l'effetto, come auspicato dal presidente Nicholas Sarkozy di «incitare i francesi ad utilizzare energie meno inquinanti».

Accolta come troppo timida dai verdi francesi che considerano una tassa di 17 euro a tonnellata «come voler curare una malattia grave con l'aspirina», non certo vista con entusiasmo dai cittadini e ancora meno dalle imprese, la carbon tax voluta da Sarkozy ha almeno il merito di porre il tema delle emissioni di Co2 all'attenzione di tutti e di responsabilizzare i comportamenti.

Risultati che la Svezia, che ha introdotto la tassa sin dai primi anni 90 e che attualmente è arrivata a 108 euro per ogni tonnellata di emissione di C02, sta già riscontrando con una riduzione delle emissioni del 9% per ogni abitante.

Risultati positivi che hanno indotto il premier svedese, alla presidenza di turno europea da luglio, a proporre una carbon tax in tutti gli stati membri. Proposta appoggiata dal presidente Sarkozy che anzi l'ha anticipata già introducendola nel proprio paese e che potrebbe dar forza all'idea che Sarkozy nutre da tempo di istituire una tassa sul carbonio esterna all'Unione europea, per dare filo da torcere alle importazioni delle merci provenienti da quei paesi che non hanno sottoscritto gli impegni internazionali vincolanti sulla riduzione delle emissioni climalteranti, tra cui la Cina, ma che l'Unione Europea non vuole nemmeno discutere.

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