[14/09/2009] News

Ancora a caccia?

In un messaggio pubblicitario di cattivo gusto si sfrutta l'immagine serena di un bambino nel tentativo di intervenire sulla legge nazionale della caccia e, forse, svecchiare l'attività venatoria stessa, in Italia praticata in maggioranza da anziani signori probabilmente insoddisfatti del resto della loro esistenza.  Fra le tante assurdità degli emendamenti tesi a intervenire sulla normativa nazionale c'è infatti anche quello di concedere le licenze a 16 anni di età, senza considerare quanto possa essere  incredibile e pericoloso prevedere l'abbassamento dell'età quando la caccia è considerata uno "sport" pericoloso, motivo per cui è obbligatoria l'assicurazione civile. Non si dovrebbe dimenticare che ogni anno sono decine i morti per incidente di caccia, e all'inizio di luglio un bambino con il fucile da caccia del padre ha ucciso accidentalmente un amichetto.

Purtroppo la proposta riforma del disegno di legge Orsi in discussione in Senato sta spingendo a un rigurgito di violenza del mondo venatorio più retrivo ed estremista. Ma le regioni fanno anche peggio. Nell'analisi effettuata dal WWF si vede come per prima cosa autorizzano i fucili ad entrare in azione dappertutto e in qualsiasi periodo dell'anno fregandosene della biodiversità e della sicurezza dei cittadini attraverso la mistificazione di un salvataggio dell'agricoltura non meglio precisato. Vengono semplificate le procedure per attivare abbattimenti e battute di caccia fuori stagione e anche in aree di divieto e nello stesso tempo ridotti i controlli sul campo. In qualche caso sarà infatti possibile effettuare battute di caccia al cinghiale in periodo di caccia chiusa senza più necessità della presenza di una Guardia Provinciale ma semplicemente alla presenza di una Guardia volontaria delle Associazioni venatorie. Non ci sarà inoltre bisogno in buona parte dei casi del parere dell'ISPRA, Istituto scientifico che la legge nazionale indica come deputato a regolamentare questo tipo di attività. Sarà possibile anche per cacciatori qualsiasi utilizzare trappole ‘selettive' per catturare la fauna (con quali controlli?).

Tutto questo determinerà una situazione incontrollabile di attività venatoria diffusa tutto l'anno e su tutto il territorio con grave danno per la fauna selvatica e con evidente maggiore rischio di incidenti a carico dei cacciatori stessi e di tutti i cittadini, che in ogni momento in campagna potranno a loro insaputa trovarsi in mezzo ad una battuta di caccia con armi pericolosissime come quelle utilizzate per gli ungulati. La giustificazione addotta è l'emergenza dei danni alle colture agricole, ma è dimostrato ormai da decenni di esperienza come i cacciatori non  hanno mai risolto questo problema, anzi lo hanno causato (immettendo in ogni dove i cinghiali dell'Est-Europa) e lo hanno mantenuto e lo stanno mantenendo (foraggiando questi animali e gestendoli in modo tale da mantenere e incrementare il serbatoio del loro passatempo sparatorio). Secondo il WWF e le altre associazioni ambientaliste la strada da seguire era un'altra, cioè coinvolgere in modo diretto il mondo agricolo (nell'ottica dell'azienda agricola multifunzionale) con attività di cattura, togliendo ai cacciatori il monopolio della gestione degli ungulati.

In ben 13 regioni, la caccia si è aperta con 3 settimane in anticipo rispetto al termine stabilito dalla legge quadro157/1992, autorizzando così l'uccisione di centinaia di migliaia  di animali selvatici in una delle fasi più delicate del loro ciclo vitale. Alla fine di agosto ed ai primi di settembre gli animali selvatici si trovano in condizioni di particolare criticità e vulnerabilità poiché al termine della stagione riproduttiva e in alcuni casi in procinto di completare l'accrescimento dei giovani. Molti animali hanno bisogno di aumentare le disponibilità energetiche per affrontare la migrazione di ritorno, spesso stremati da stagioni torride come questo agosto, e dagli innumerevoli incendi, tutti motivi per i quali la legge nazionale stabilisce la normale apertura della caccia dalla terza domenica di  settembre quindi il 20 settembre.  I termini della stagione venatoria  sono stabiliti dalla legge nazionale  in ottemperanza  alle direttive europee e convenzioni internazionali sulla tutela della fauna  selvatica,  ed agli studi scientifici, che impongono la tutela della fauna, e quindi anche la chiusura della caccia,  in determinati periodi dell'anno. Anche quest'anno di pre-aperture sono mancati attenti studi e analisi in grado di giustificare le anticipazioni.

La legge consente che le Regioni possano anticipare l'apertura della caccia dal primo settembre, ma  a rigorose condizioni a cui si dovrebbe ricorrere solo in situazioni di particolare eccezionalità (parere positivo dell'ISPRA ex INFS, predisposizione di "adeguati piani faunistico venatori, divieto di caccia  nelle  Zone di Protezione speciale).  Secondo il WWF la gran parte delle regioni italiane,  invece, usa da sempre questa facoltà come ordinario strumento per prolungare illegittimamente di tre settimane la stagione, quasi sempre senza rispettare  i limiti stabiliti dalla legge, e mancando di attente valutazioni su ciò che questo ulteriore stress potrebbe comportare alla nostra fauna in questo delicato periodo.

Per fortuna qualche volta gli va male. Il TAR ha accolto pienamente il ricorso del WWF contro la Regione Abruzzo sul calendario venatorio 2009-2010 annullando le scelte della Giunta Regionale sulla preapertura alla Quaglia al 6 settembre e sul posticipo al 31 gennaio della caccia alla Beccaccia. Il TAR ha rilevato come le scelte della Giunta Regionale su questi due punti non fossero adeguatamente motivate nonostante dovessero superare le obiezioni scientifiche del parere dell'Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca sull'Ambiente, ISPRA, massimo organo statale in materia di fauna.  La Regione Abruzzo ha prima varato un calendario con numerose scelte che avrebbero causato gravi danni al patrimonio faunistico della regione. Nonostante i reiterati suggerimenti dagli ambientalisti ha prima incassato una bocciatura storica da parte dell'ISPRA che ha rilasciato un parere fortemente negativo sulla prima versione del calendario venatorio e ora la cassazione del TAR. Ma forse per cambiare musica ci vorrebbe un referendum voluto e partecipato che permetta alla maggioranza dei cittadini italiani di rendere operativa la loro opposizione di principio e di fatto a un'attività tanto odiosa quanto inutile e dannosa. 

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