[14/11/2012] News

Ilva di Taranto, per il presidente Ferrante non c'è nessuna emergenza ambientale e sanitaria...

Legambiente: «Invece di cercare di dimostrare l’indimostrabile innovi gli impianti e dia certezze ai tarantini su salute e occupazione»

Secondo il presidente dell'Ilva Bruno Ferrante dagli studi commissionati dalla sua azienda non viene fuori «Nessuna emergenza ambientale e sanitaria a Taranto». La documentazione presentata farà parte delle controperizie dell'Ilva che per Ferrante «Ci consegnano un quadro simile a molte altre città italiane» e con «Nessuna emergenza ambientale e sanitaria».

Risponde a brutto muso il vice presidente di Legambiente Stefano Ciafani: «Invece di perdere tempo a cercare di dimostrare l'indimostrabile, il presidente dell'Ilva si spenda per innovare gli impianti e dare certezze ai cittadini tarantini per quanto riguarda salute e occupazione. Ci dica piuttosto quando inizieranno i lavori di risanamento. Gli studi dell'Istituto superiore di sanità documentano da tempo l'impatto sulla salute dei livelli di inquinamento di Taranto. Che questa non sia "la prima città italiana a inquinare"  non toglie nulla alla necessità di impedire che l'inquinamento prosegua e di provvedere immediatamente al risanamento del siderurgico e dell'ambiente».

Per Ferrante «il "crollo" dello stabilimento di Taranto avrebbe effetti eccezionali su tutto il Paese. Taranto è strategico ed essenziale. Se lo chiudessimo la ricaduta sugli altri stabilimenti del gruppo sarebbe gravissima, anche a Genova, Novi Ligure, Racconigi. Il quadro è destinato a mutare in modo drammatico perché chiudendo gli altiforni avremo una ricaduta occupazionale che non riguarderà soltanto lo stabilimento di Taranto ma anche altri stabilimenti del gruppo Riva e della stessa Ilva».

Il presidente Ilva attacca nuovamente la Procura: «Dando seguito alle decisioni dei custodi, sicuramente avremo ripercussioni sul piano dell'occupazione quando da dicembre l'altoforno 1, dove lavorano circa 1000 persone, cesserà di funzionare, con la conseguente diminuzione della capacità produttiva.  Senza contare "il problema giuridico" legato al fatto che quegli impianti sono nella disponibilità dei custodi, i quali potrebbero chiederci indicazioni sull'occupazione».  L'applicazione dell'Autorizzazione integrata ambientale (Aia porterebbe ad una minore produzione minore, con à ricadute occupazionali. Il ministro dell'ambiente Corrado Clini ha detto: «Spero che prima del fine settimana il ministero dia la valutazione di congruità del Piano di adeguamento all'Aia».

«L'istanza di dissequestro per avere la piena disponibilità dei beni, presupposto fondamentale per applicare l'Aia - ha concluso  Ferrante -  verrà presentata nei prossimi giorni, non appena il ministero dell'ambiente avrà concluso l'iter di valutazione del Piano" tecnico-operativo sull'Aia. Per il momento la nostra disponibilità a predisporre il Piano industriale, con indicazioni finanziare e aspetti occupazionali, è negata dal sequestro».

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