Il 22 febbraio 2014 il premier s’insediò a Palazzo Chigi

Dopo due anni di governo Renzi l’ambiente non festeggia

Dalle trivellazioni petrolifere all’annuncio del ponte sullo Stretto, le aspettative di sviluppo verde sono finora state tradite

[22 Febbraio 2016]

Oggi il governo Renzi spegne la sua seconda candelina: poco più di due anni da quell’Enrico, stai sereno, con cui l’ormai premier in pectore finì per defenestrare Letta e insediarsi a Palazzo Chigi, il 22 febbraio 2014. Il presidente del Consiglio ha celebrato la ricorrenza in un incontro con la stampa estera, svoltosi oggi a Roma, e presentando nuove, ormai immancabili slide. Ventiquattro, una per ogni mese alla guida del Paese. Tutte vantano un successo, più o meno meritato: dal tasso di disoccupazione calato dell’1,7% (dietro incentivi alle imprese profumatamente pagati) al crollo meritorio dei decreti attuativi in attesa, passando per gli italiani che rispetto al passato “ricevono 80 euro in più al mese” o al “numero di auto prodotte in Italia”.

Una selva di numeri dove l’ambiente non trova neanche lo spazio di una virgola. Come mai? All’inizio della sua ascesa verso i vertici del Partito democratico, il rottamatore si presentò come un candidato verde, che prometteva all’Italia: “Se vince Renzi – recitava un suo ormai celebre slogan – energie rinnovabili sopra il 50%. Risparmio sulle importazioni di gas e petrolio, per un’energia meno cara e più pulita”. Proprio oggi, invece, dagli ambientalisti arriva l’ennesima bordata contro il governo: «Renzi – pungolano da Legambiente – continua a ignorare l’accordo sul clima» siglato alla Cop21 di Parigi.

Com’è maturata quest’inversione di rotta a 360 gradi? In questo secondo compleanno di governo è interessante ripercorrerne alcune delle tappe più salienti. Prima il semestre europeo a guida italiana, che il ministero dell’Ambiente Galletti assicurava sarebbe stato all’insegno della «crescita verde», poi sonoramente bocciato dagli ambientalisti. In seguito l’annuncio del “Green act” (il 2 gennaio 2015), provvedimento che avrebbe dovuto essere pronto per marzo 2015: gli ambientalisti si resero allora immediatamente operativi, imbastendo proposte che andavano dalla fiscalità ambientale all’incentivazione dei prodotti riciclati, ma quelle proposte sono state chiuse in un cassetto e del “Green act” ancora oggi non c’è traccia. In compenso è stato approvato il Collegato ambientale, atteso dal 2013: un provvedimento sotto certi aspetti positivo, ma contraddittorio e assai poco incisivo nel promuovere l’economia circolare nel suo complesso. Il governo è poi tornato ad affrontare il tema del ciclo integrato dei rifiuti con lo Sblocca Italia, intervenendo soltanto lato termovalorizzazione e contribuendo ad accrescere il già ciclopico caos che grava sul settore.

Nel mentre, sono innumerevoli i passi indietro prodotti in termini di strategia energetica nazionale: sulle nostre pagine, Roberto della Seta e Francesco Ferrante hanno ricordato tra gli altri il decreto mai arrivato per gli incentivi alle fonti rinnovabili non fotovoltaiche; l’incomprensibile nuovo Conto termico; la riforma delle tariffe elettriche che scoraggia di fatto l’autoconsumo di energia; la riforma penalizzante dei titoli di efficienza energetica. Scelte di governo che hanno contribuito alla fuga di investimenti nelle rinnovabili italiane (a proposito, che fine hanno fatto le linee guida per lo sviluppo della geotermia, attese per il 15 ottobre 2015?), alle quali si somma la volontà di ampliare le trivellazioni petrolifere a terra e in mare più volte mostrata dall’esecutivo, volontà che ha finito per mobilitare molte regioni – anche a guida Pd – e chiamare a raccolta la cittadinanza per un referendum.

Su tutto questo, non una parola è volata oggi durante i festeggiamenti di governo. L’unico cenno vagamente riferibile all’ambiente sta nell’annuncio di un’opera infrastrutturale data per completa al prossimo 22 dicembre: la Salerno – Reggio-Calabria, un’autostrada. Che dire, certamente meglio un’opera finita che una incompleta da lustri. Speriamo solo che al governo la cosa non scappi di mano, e non decida di proseguire con la colata di cemento: «Il ponte sullo Stretto si farà – ha dichiarato infatti il premier lo scorso novembre –, diventerà un bellissimo simbolo dell’Italia». Auguri.