Dobbiamo evitare che la transizione ecologica coinvolga solo una parte della popolazione, quella più ricca, come già vediamo ad esempio nell’accesso all’auto elettrica

Muroni, con la patrimoniale sostitutiva nessuna nuova tassa: conviene al 90% degli italiani

«Per una ecologista come me è irrinunciabile tenere insieme la giustizia sociale e la giustizia ambientale»

[7 Dicembre 2020]

In un Paese sempre più diseguale, dove la ricchezza è sempre più concentrata nelle mani di pochi e in cui le disparità che si allargano da anni si sono ulteriormente acuite nella pandemia, lo scandalo – nel dibattito pubblico mainstream – non è che ci siano cinque milioni di italiani che hanno difficoltà a mettere in tavola un pasto decente. No. Lo scandalo è proporre una patrimoniale sostitutiva, in modo che chi ha di più dia di più come prevede la Costituzione.

Proprio per porre il problema delle disuguaglianze che stanno aumentando, diventando drammatiche, dell’inadeguatezza del nostra politica fiscale, della necessità che in questo momento così difficile per il Paese nessuno sia lasciato solo, ho sottoscritto l’emendamento alla legge di Bilancio di cui sono primi firmatari i colleghi Fratoianni e Orfini che prevede l’istituzione di una patrimoniale sostitutiva.  E anche se non è con un emendamento alla manovra che si può fare una riforma fiscale, è un testo che condivido perché va in direzione di un fisco più equo e solidale.

Nel merito, è importante sottolinearlo, non introduce nuove tasse ma opera una sostituzione in senso redistributivo. Oggi, infatti, le imposte patrimoniali in Italia esistono. Non sono progressive, ma colpiscono la casa, i risparmi e le eredità più della ricchezza finanziaria. Quindi la proposta emendativa prevede l’abolizione dell’Imu sulla seconda casa e dell’imposta di bollo sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli e l’istituzione di un’imposta sostitutivasui grandi patrimoni. Ossia quelli la cui base imponibile è costituita da una ricchezza netta superiorea 500 mila euro “derivante dalla somma delle attività mobiliari ed immobiliari al netto delle passività finanziarie, posseduta ovvero detenuta sia in Italia che all’estero, da persone fisiche”. Mutui esclusi per intenderci. E il patrimonio immobiliare, si intende, è calcolato sulla base del valore catastale, non di quello ben più alto di mercato.

Il prelievo è progressivo: parte dallo 0,2% per i patrimoni tra 500mila euro e un milione, sale allo 0,5 tra uno e 5 milioni, all’1% tra i 5 e i 50 milioni e al 2% oltre i 50 milioni di euro. Per la grande maggioranza dei casi significa pagare meno, pagherà un pochino di più chi se lo può permettere, pagheranno molto di più i grandi patrimoni. E alla fine avremo più risorse per scuola, sanità e servizi pubblici.

Non corrisponde alla realtà l’accusa che questa proposta colpirebbe il ceto medio, al contrario è una misura che conviene al 90% degli italiani. Basta un dato per capirlo: nel 2018 i contribuenti con reddito complessivo maggiore di 300mila euro erano lo 0,1% del totale. Di quelli che le tasse le pagano.

La verità è che questa levata di scudi contro la patrimoniale sostitutiva sa tanto di difesa corporativa degli interessi delle classi dirigenti del Paese, politici, imprenditori, pubblici funzionari, giornalisti, intermediari finanziari, rendite finanziarie.

Per levare un argomento di critica e venire incontro a quanti considerano la soglia dei 500mila euro troppo bassa LeU ha segnalato anche un secondo emendamento sul tema, che introduce per il 2021 un contributo di solidarietà a carico delle grandi ricchezze, che ha per base imponibile la ricchezza netta superiore a 1,5 milioni di euro, tra attività finanziarie e attività non finanziarie al netto delle passività finanziarie.

Non c’è solo la Costituzione a dirci che l’imposizione fiscale deve essere progressiva e proporzionale alla ricchezza, ma anche l’Europa con Next Generation Eu ci chiede, tra l’altro, di fare uno sforzo per ridurre le povertà, investire sui giovani e conseguire una maggiore coesione sociale e territoriale. È una questione di giustizia sociale, ma anche economica. Sia perché è intollerabile il dilagare delle povertà, è drammatica la perdita di occupazione ed è inaccettabile l’esercito di cittadini che pur lavorando faticano ad arrivare alla fine del mese. Sia perché per rilanciare la nostra economia servono anche più consumi interni e sono proprio le fasce a reddito medio e basso ad avere la propensione marginale al consumo più alta.

Proprio il Recovery Fund è una grande opportunità di investire sulla conversione ecologica, di rafforzare il nostro Sistema sanitario nazionale, di rendere la nostra economia più attenta all’ambiente, solidale, inclusiva e più competitiva.  Ma dobbiamo evitare che coinvolga solo una parte della popolazione, quella più ricca, come già vediamo ad esempio nell’accesso all’auto elettrica. Al contrario credo che le ingenti risorse che arriveranno dall’Europa dovranno essere indirizzate su interventi capaci di ridurre la divaricazione sociale.

Per una ecologista come me è irrinunciabile tenere insieme la giustizia sociale e la giustizia ambientale. Perché, parafrasando Gaber, credo di poter essere felice solo se lo sono anche gli altri. Perché, come ci ha insegnato la pandemia, nessuno si salva da solo. E infine perché aveva ragione Alex Langer: la conversione ecologica potrà affermarsi soltanto se apparirà socialmente desiderabile.

di Rossella Muroni, ecologista e deputata di LeU, per greenreport.it