Il presidente di Sei Toscana Leonardo Masi interviene sull’indissolubile legame tra patrimonio artistico e patrimonio ambientale al convegno internazionale “L’opera d’arte nel mercato. Principi e regole”

[22 Marzo 2019]

Prosegue e si arricchisce il percorso di collaborazione e incontro fra Sei Toscana e l’Università degli studi di Siena. Il presidente di Sei Toscana, Leonardo Masi, è stato fra i relatori del convegno internazionale “L’opera d’arte nel mercato. Principi e regole” che si è tenuto pochi giorni fa nella sala San Donato di Rocca Salimbeni, sede storica della Banca Mps di Siena. La presenza al convegno di Sei Toscana è stata un riconoscimento all’importanza dell’attività che il Gestore svolge quotidianamente sul territorio. Un territorio prezioso ed unico in cui la gestione sostenibile dei rifiuti riveste un ruolo strategico ai fini della salvaguardia e della tutela dell’ambiente. Ed è proprio da qui che è partito e si è articolato l’intervento del presidente di Sei Toscana, del quale riportiamo alcuni dei passaggi più significativi. “La Toscana meridionale è costellata da numerose città d’arte e allo stesso tempo presenta una costa variegata e di pregio, parchi naturali, campagne straordinarie, colline dai profili impareggiabili, dando vita ad un vivace mosaico forse di irripetibile di bellezza rispetto al quale il gestore del ciclo dei servizi di igiene ambientale non solo non deve mostrare indifferenza, ma anzi è chiamato ad assumersi un significativo ruolo che mi piace definire di “responsabilità sociale”. Vorrei essere ancora più chiaro: il concessionario di questo ambito territoriale non può limitarsi alla dimensione riduttiva del mero svolgimento delle classiche funzioni del gestore (raccolta dei rifiuti e spazzamento delle strade), ma deve raccogliere la sfida più ambiziosa di farsi attore protagonista del sistema ambientale in cui opera e del decoro urbano delle città. Visto che siamo a Siena, ci aiutano a mettere a fuoco questa visione proprio le parole del Costituto senese del 1309, ove si affermava, con grande saggezza, che chi governa deve avere a cuore “massimamente la bellezza della città, per cagione di diletto e allegrezza dei forestieri, per onore, prosperità e accrescimento della città”. Ma prendersi cura delle città significa anche prendersi cura del patrimonio storico – artistico. Ecco che a questo punto si può cogliere la relazione tra decoro urbano, igiene ambientale e arte. In un consesso di giuristi di tale livello come quello odierno ricordo prima di tutto a me stesso che l’art. 9, secondo comma, della nostra Costituzione afferma che la Repubblica “tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”, creando così un legame indissolubile tra arte e paesaggio. Gli stessi padri costituenti reputavano pertanto paesaggio e patrimonio storico e artistico così intimamente connessi da inserirli nella stessa disposizione, l’art. 9 appunto, a sua volta collocata tra i principi fondamentali della Repubblica. Successivamente, anche grazie ad una generazione di studiosi illuminati, si è passati da una concezione statica del concetto di “paesaggio”, che si limitava al momento della mera contemplazione, ad una invece dinamica ed estesa, che valorizza la fruizione, sino a ricomprendervi appunto l’“ambiente”, inteso come ecosistema. (…) Ambiente e patrimonio culturale, e quindi l’arte, diventano nel nostro sistema giuridico fenomeni inscindibili. Ritengo allora non ipotizzabile affrontare efficacemente la questione della tutela del patrimonio artistico del Paese senza avere presente la necessaria collocazione di questo patrimonio in un contesto urbanistico, paesaggistico e soprattutto ambientale all’altezza delle bellezze che si intendono tutelare. Questo è tanto più vero allorquando, come nel caso appunto di Sei Toscana, centinaia di operatori ecologici svolgono tutti i giorni il proprio servizio in luoghi che senza timore di smentita possono considerarsi vere e proprie opere d’arte. Non credo che qualcuno possa mettere in discussione che la Piazza del Campo sia un’opera d’arte, o che lo siano la Piazza del Duomo, le colline della Val d’Orcia o del chianti senese, per rimanere al territorio provinciale che ci ospita. Ecco allora che l’attività di prendersi cura di queste bellezze, assicurarne la corretta conservazione, consentirne una fruizione ordinata, non può che connotarsi anche in termini di tutela del patrimonio storico – artistico. Lo dico volentieri a Siena, dove il rapporto tra arte e decoro urbano ha radici molto remote. Si pensi che addirittura nel 1296 il Comune di Siena ha bandito il primo appalto per affidare al migliore offerente la gestione “della spazzatura, letame e granellame che si fa nel Campo”, che all’epoca era interessato da mercati quotidiani di prelibatezze di ogni tipo ma che al termine delle giornate intense di traffici e commerci lasciavano la Piazza colma di materiali, scarti, e quant’altro si possa immaginare. I tempi sono cambiati e la gestione dei materiali di scarto della nostra vita quotidiana si inserisce in dinamiche più ampie che alimentano le sfide decisive per la nostra generazione e soprattutto per quelle che verranno in termini di sostenibilità del nostro modello di sviluppo. In altre e forse abusate parole: la sfida dell’economia circolare. I tempi, dicevo, sono cambiati ma non è certamente venuta meno quella ineludibile necessità, che a Siena si affermava sin dal Trecento, di prendersi cura con attenzione ed amore dello straordinario patrimonio storico, artistico, paesaggistico e ambientale che ci è stato offerto in dono e che ci onora ed onera di responsabilità particolari”.