È in corso la manifestazione indetta da Aegis Europe

A Bruxelles 17 paesi Ue contro la Cina: dall’acciaio al fotovoltaico, l’industria marcia compatta (FOTOGALLERY)

La protesta per evitare venga riconosciuto lo status di "economia di mercato" al gigante asiatico

[15 Febbraio 2016]

«Oggi stiamo manifestando a Bruxelles a migliaia, per dare un chiaro messaggio ai dirigenti europei: sì all’occupazione e al commercio corretto, no al Mes (lo status di economia di mercato, ndr) per la Cina!». Milan Nitzschke, portavoce di Aegis Europe, un’alleanza di circa 30 settori dell’industria europea – per 500 miliardi di euro di fatturato annuo e milioni di posti di lavoro – annuncia così l’inizio della manifestazione partita oggi a Bruxelles alle 11.30 presso la rotonda Schuman, di fronte alla Commissione europea.

Lavoratori e dirigenti di aziende provenienti da 17 nazioni europee (Austria, Belgio, Bulgaria, Repubblica Ceca, Francia, Finlandia, Germania, Paesi Bassi, Ungheria, Italia, Lussemburgo, Polonia, Romania, Spagna, Slovacchia, Svezia e Regno Unito) si mobilitano contro la possibilità che entro l’anno venga riconosciuto alla Cina lo status di economia di mercato, un passaggio che farebbe cadere le barriere commerciali che oggi difendono le aziende europee dalle loro omologhe, e sempre più ingombranti, controparti asiatiche.

«Gli obiettivi Ue per il 2020 comprendono la riduzione delle emissioni di CO2 del 20%, l’innalzamento del tasso di occupazione e l’incremento del contributo dell’industria al Pil portandolo al 20%. Se l’Ue dovesse concedere il Mes alla Cina – argomenta Nitzschke, che presiede anche Eu ProSun, un’iniziativa che unisce le aziende Ue appartenenti all’industria del fotovoltaico – questi obiettivi diventerebbero obsoleti. Il Mes lascerebbe l’Europa senza difese contro  una marea di importazioni cinesi che ridurrebbero i posti di lavoro europei e danneggerebbero l’ambiente».

Tra i settori più a rischio, oltre quello dei pannelli fotovoltaici, spicca certamente quello dell’acciaio. «Dall’inizio della crisi finanziaria – ha dichiarato Geert Van Poelvoorde, presidente Eurofer – 85mila posti di lavoro sono andati persi nell’industria siderurgica europea, 7mila dei quali solo negli ultimi sei mesi. Senza utilizzare gli strumenti di difesa commerciale a nostra disposizione in modo tempestivo vi è un rischio sostanziale che vedremo più chiusure di impianti e perdite di posti di lavoro. La situazione diventerà ancora più evidente se alla Cina sarà concesso il Mes, sarebbe come autorizzare la Cina a compiere dumping». In questa strana ma possente mobilitazione, in cui dirigenti d’impresa paladini del libero mercato assumono toni da sindacalista, e industrie finora additate tra le più inquinanti si ergono a difesa dei target ambientali, potrebbe forse nascere una nuova e più compatta visione dell’industria europea: sarà interessante seguirne gli sviluppi.

L. A.