A portare a conoscenza questi dati è Arera

Acqua: investimenti record nel settore, ma la rete è ancora un colabrodo

In totale 11,9 miliardi di euro per il quadriennio 2016-2019. Al contempo le tariffe pagate in Italia restano ben più basse di quelle tedesche o francesi

[22 Luglio 2020]

Investimenti, in termini assoluti, inclusa la disponibilità di fondi pubblici, pari a 11,9 miliardi di euro per il quadriennio (2,2 miliardi nel 2016; 2,8 miliardi nel 2017; 3,5 e 3,4 miliardi di euro, rispettivamente, nelle annualità 2018 e 2019). E’ quanto è stato attivato a livello nazionale per gli interventi programmati nel settore idrico.  A portare a conoscenza questi dati è Arera – l’Autorità di regolazione per l’energia e l’ambiente – che ha pubblicato la sua Relazione Annuale.

Con riferimento a un campione di 103 gestioni (che erogano il servizio a oltre 40 milioni di abitanti), per il 2019 – spiega l’Autorità – la spesa media annua sostenuta da un’utenza domestica residente tipo (famiglia di 3 persone, con consumo annuo pari a 150 m3 ), ammonta a 312 €/anno a livello nazionale (2,08 €/m3 ), con un valore più contenuto nel Nord-Ovest (244 €/anno; 1,62 €/m3 ) e più elevato nel Centro (389 €/anno; 2,59 €/m3 ), area quest’ultima in cui i soggetti competenti hanno programmato, per il periodo 2016-2019, una maggiore spesa pro capite per investimenti da finanziare attraverso tariffa.

Questa spesa è composta, in media, da corrispettivi del servizio acquedotto per il 40%, dei servizi di fognatura e depurazione per il 12% e il 29%, dalla quota fissa per il 10% e da imposte (IVA) per il 9%.

Per quanto riguarda uno dei principali indicatori della qualità tecnica, quello delle “Perdite idriche” , nel 2016 (gli ultimi dati tecnici disponibili) si registra un valore di quelle lineari (calcolato rapportando le perdite totali alla lunghezza della rete) mediamente pari a 24 m3 /km/giorno, nonché un valore medio di partenza delle perdite idriche percentuali (calcolato rapportando le perdite totali al volume complessivo in ingresso nel sistema di acquedotto) pari al 43,7%.

Si rilevano valori di perdite più contenuti al Nord e valori medi più elevati al Centro e nel Sud e Isole, area quest’ultima dove circa la metà della risorsa idrica immessa nei sistemi di acquedotto viene dispersa Si conferma ancora l’esistenza, nel Paese, di un water service divide, con valori dei parametri tecnici che tendono generalmente a rappresentare situazioni di maggiore criticità in corrispondenza dell’area Sud e Isole.

La distribuzione del fabbisogno di investimenti (al lordo dei contributi) a livello nazionale evidenzia la concentrazione degli sforzi dei gestori al contenimento del livello di perdite idriche, che risulta obiettivo prioritario nelle scelte di pianificazione degli Enti di governo dell’ambito. Complessivamente le risorse destinate agli interventi per il suo miglioramento costituiscono circa un quarto del fabbisogno totale del campione per il biennio 2018-20193 ), con punte del 32% nel Sud e nelle Isole.

Seguono gli investimenti per il miglioramento della qualità dell’acqua depurata e per l’adeguamento del sistema fognario, (in particolare nell’ottica di minimizzare gli allagamenti e sversamenti da fognatura), che si attestano rispettivamente al 19,6% e al 14,1%. Con riferimento alle singole attività del servizio idrico integrato, il fabbisogno nazionale è sostanzialmente equamente distribuito tra obiettivi della fase di acquedotto (42,5%) e obiettivi delle fasi di raccolta e trattamento (46,2%), questi ultimi rivolti, in particolare, a risolvere o prevenire infrazioni rispetto alle Direttive europee.

Da segnalare infine che i costi pro capite annui del servizio integrato si confermano molto variegati tra paesi Ue. Le tariffe medie dell’Italia e della Spagna nel 2014, ultimo anno disponibile per il dato spagnolo, pari rispettivamente a poco più di 1,5 €/m3 e quasi 2 €/m3, risultano decisamente inferiori rispetto a quelle di Germania e Francia, che si collocano oltre i 4 €/m3.