Alluvioni in Campania, geologi: «Ancora una volta sono mancate reali azioni di prevenzione»

Peduto: «Non illudiamoci, gli interventi previsti da Italiasicura non basteranno»

[16 Ottobre 2015]

Dopo le frane e le esondazioni di in Abruzzo e Lazio, seguono quelle della Campania di ieri e chissà cosa succederà tra in Calabria, Puglia e Sicilia dove è atteso il passaggio della stessa perturbazione che ha interessato le regioni citate. Ancora una volta le forti piogge hanno provocato allagamenti e frane, provocando disagi, danni ingenti e, purtroppo, anche vittime.

Ancora una volta accusiamo la mancanza di manutenzione e di reali azioni di prevenzione pre-evento, anche in quelle occasioni, come in questo caso, in cui eventi piovosi eccezionali vengono largamente previsti e preannunciati.

Il conto sempre più consistente, in termini di perdita di vite umane e danni al patrimonio edilizio ed infrastrutturale, è purtroppo riconducibile in buona parte alla crescita incontrollata dei centri abitati e delle periferie metropolitane nell’ultimo cinquantennio, avvenuta troppo in fretta e con poca attenzione alle conseguenze dell’azione antropica sul territorio. Soprattutto le espansioni urbane, difatti, ricadono in aree ad alto rischio idrogeologico, su versanti in frana, o lungo gli argini dei fiumi in aree che una volta rappresentavano le loro naturali “casse di espansione” durante le piene.

Nonostante i proclami tutti gli eventi degli ultimi anni, in Campania come nel resto del Paese, mostrano un Paese ancora lontano da politiche efficaci di salvaguardia del territorio e delle vite umane. La politica prevalente di gestione del rischio idrogeologico continua ad essere incentrata fondamentalmente sulla riparazione dei danni e sull’erogazione di provvidenze, ad evento accaduto, dimostrando la lontananza da una cultura di previsione e prevenzione, basata sull’individuazione delle condizioni di rischio e volta all’adozione di interventi finalizzati alla minimizzazione dell’impatto degli eventi.

In base ai dati Ocse, dal 1963 al 2012 ben 782 comuni italiani hanno subito inondazioni e frane con conseguenti ingenti danni, se non vittime e la mancata prevenzione costa all’Italia lo 0,2% del Pil annuo.

Abbiamo voglia di dire che allo stanziamento delle risorse finanziarie deve seguire una rapida attuazione delle opere per  garantire una efficace azione di protezione dei cittadini e del territorio, ma non illudiamoci, perché lo stato di dissesto del territorio italiano è tale che non basteranno tutti gli interventi realmente ammissibili a finanziamento pervenuti alla struttura di Missione Italiasicura a mettere in sicurezza il Paese, anche ammesso che si trovino i fondi per realizzarli tutti.

E allora è necessario affiancare ai più tradizionali metodi di intervento sul dissesto idrogeologico quelli di protezione civile pre-evento per conseguire una reale prevenzione sul territorio, finalizzata innanzitutto alla salvaguardia della vita umana e tanto più importante quanto minori sono le risorse per gli interventi strutturali.

Una volta e per tutte dovremmo convincerci che l’Italia è diversa dalla Germania o dalla Polonia, per fare degli esempi, il nostro è un paese geologicamente giovane e di frontiera, perciò soggetto come territorio ad un perpetuo divenire a causa delle dinamiche geofisiche e geomorfologiche, da cui derivano le criticità di rischio non solo idrogeologico, ma anche sismico e vulcanico. Invece ancora oggi le misure di protezione civile preventiva sono in larga parte inesistenti o, quantomeno, insignificanti.

Proprio in Campania, tuttavia, grazie ad un’intesa firmata da Regione Campania, Ordine dei Geologi e Federazione degli Ingegneri, abbiamo intrapreso un percorso per la realizzazione di un modello innovativo di prevenzione, quello dei presidi territoriali, quale efficace strumento di lotta preventiva al dissesto idrogeologico ed idraulico e come coadiuvante nelle azioni di protezione civile sia in ‘tempi di pace’ che in seguito ad eventi calamitosi.

Fino ad oggi si sono già formati circa 100 geologi e 100 ingegneri con corsi specifici tenutesi presso la Scuola Regionale di Protezione civile ‘Ernesto Calcara’, che sono pronti a dare il loro contributo, evidenziando che si tratta di un’attività di volontariato, assolutamente non retribuita. Quello che chiediamo alla Regione Campania è di accelerare le procedure per rendere operativi i presidi e continuare nel percorso di formazione di altri professionisti per coprire l’intero territorio regionale come prevede l’intesa stipulata, in base alla quale dovrebbero essere utilizzati 500 geologi e 500 ingegneri per azioni di presidio territoriale.

di Francesco Peduto , presidente geologi Campania