Anbi: disponibilità idriche ferme agli anni ’70, anche se dall’acqua dipende quasi il 20% del Pil

Margiotta: il MIT sta lavorando sul Piano Invasi, con 1,6 miliardi di euro

[8 Luglio 2020]

«Fiducia nel futuro, visione per il Paese, coraggio di fare scelte». Sono gli asset indicati da Francesco Vincenzi, Presidente dell’Associazione Nazionale dei Consorzi per la Gestione e la Tutela del Territorio e delle Acque Irrigue (ANBI), a conclusione della prima giornata dell’Assemblea ANBI 2020, quest’anno in streaming nel rispetto delle normative igienico-sanitarie anti Covid-19.

Vincenzi ha ricordato che «Oggi solo il 20% dei provvedimenti del Governo trova concreta ricaduta sul territorio di un Paese, dove mediamente servono 11 anni per realizzare un’opera pubblica ed i grandi investimenti per le infrastrutture  idriche al Sud risalgono ancora al tempo della Cassa per il Mezzogiorno. Le progettualità dei Consorzi di bonifica ed irrigazione mettono, a servizio del Paese, oltre 3.800 progetti, capaci di garantire quasi 55.000 posti di lavoro: è il nostro impegno nella gestione del territorio e per la sua economia, ma  ora è anche il tempo del coraggio della politica, perché l’agricoltura del Made in Italy necessita di acqua, seppur nel rispetto del principio di sostenibilità: questo è e sarà un nostro obbiettivo in Italia ed in Europa, il nostro impegno e la nostra responsabilità per le imprese, i consumatori e la sicurezza idrogeologica per i cittadini».

Aprendo l’assemblea Vincenzi aveva evidenziato che «In Italia, nel 2019, la disponibilità d’acqua è stata indispensabile per generare il 17,3% del Prodotto Interno Lordo, cioè 288 miliardi di euro. Il nostro è un Paese ricco d’acqua, perché annualmente cadono circa 300 miliardi di metri cubi di pioggia, di cui però ne riusciamo a trattenere al suolo solo 45. Quasi 50 anni fa, nel 1971, la Conferenza Nazionale sulle Acque indicò in almeno 17 miliardi di metri cubi, la capacità d’invaso necessaria a rispondere alle esigenze di crescita del Paese nel 1980. Quarant’anni dopo la potenzialità di raccolta delle 534 dighe italiane è ferma a 11,9 miliardi. Risulta evidente l’importanza, soprattutto nella prospettiva di un rilancio dell’Italia collegato al New Green Deal, di aumentare sensibilmente la capacità d’invaso per sopperire alle accresciute esigenze idriche. Il settore, che utilizza maggiori risorse idriche, è l’agricoltura, con circa 20 miliardi di metri cubi all’anno, soprattutto nel Nord Italia, per irrigare complessivamente 3.300.000 ettari. Sta, però, crescendo in molte aree del Paese la richiesta d’irrigazione per migliorare la competitività sui mercati; inoltre, numerose produzioni agricole, a causa del ripetersi di stagioni siccitose accompagnate da alte temperature, necessitano ora di risorse idriche durante l’intero arco dell’anno. Infine, va considerato che una costante disponibilità d’acqua ridurrebbe lo spopolamento delle aree collinari e montane. Risulta quindi fondamentale rendere disponibile più risorsa idrica attraverso la realizzazione anche di piccoli invasi e l’incremento della superficie servita da impianti irrigui».

il sottosegretario alle politiche agricole, alimentari e forestali con delega all’innovazione, Giuseppe L’Abbate, ha evidenziato che «Il binomio innovazione e sostenibilità ambientale saranno fondamentali nel nostro futuro immediato per il  rilancio degli investimenti e per la gestione del territorio all’insegna di risparmio idrico , lotta al dissesto idrogeologico ed  integrazione dei fondi di finanziamento tra diverse amministrazioni». L’Abbate ha poi rimarcato «il sostegno e la volontà politica governativa nel sostenere il settore, a partire dalle misure del recente Decreto Rilancio» e «L’importanza della cantierabilità immediata e l’incidenza del valore irrinunciabile dell’innovazione per promuovere quanto di buono facciamo nel made in Italy. E’ impensabile un’agricoltura senza la risorsa acqua. Tutti gli imprenditori agricoli dovrebbero averla. I cambiamenti climatici modificano le quantità disponibili; quindi è basilare accumularla, impegnando risorse finanziarie utili per risolvere le criticità di molte aree del territorio italiano, in particolare l’approvvigionamento in certi periodi dell’anno . Oltre a questo, è fondamentale il riuso dei reflui depurati in agricoltura, grazie a sistemi avanzati: un’occasione che non si può  perdere».

Per  Salvatore Margiotta, Sottosegretario alle infrastrutture e trasporti, «L’Italia ha bisogno di un colpo di reni, in quanto l’obiettivo non è tornare alla normalità, ma bisogna tornare al di sopra della soglia, dalla quale siamo caduti a causa del Covid-19, perché quella soglia non era soddisfacente. Dobbiamo fare grandi sforzi, tenendo conto delle opportunità, che oggi ci sono. I provvedimenti approvati ieri, il Decreto Semplificazioni da un lato e dall’altro l’allegato dedicato all’elenco delle opere prioritarie da commissariare, sono i primi due passi, che nei prossimi mesi permetteranno di dare, all’Italia, l’impulso necessario. Il Governo e il MIT stanno lavorando bene e le infrastrutture idriche entreranno a far parte delle grandi cose necessarie per dare un nuovo impulso all’Italia. L’obiettivo, non solo italiano ma mondiale, è quello di fronteggiare le carenze e lo stress idrico; la risposta non può che essere la gestione integrata, sostenibile ed efficiente della risorsa acqua. Il ruolo dei Consorzi di bonifica è stato negli ultimi anni virtuoso, anche al Sud. Il MIT sta lavorando sul Piano Invasi, con 1,6 miliardi di euro da programmare ed investire nelle opere idrauliche, che risultano prioritarie».

Secondo Gianpaolo Vallardi, presidente della  Commissione agricoltura del  senato, «La Commissione Agricoltura ha lavorato molto bene, realizzando una fotografia dell’attuale situazione del Paese, mostrando il ruolo fondamentale svolto dai Consorzi di bonifica ed irrigazione nella gestione del territorio, lavorando in maniera propositiva per la risoluzione delle criticità;  dall’analisi fatta è emerso però  che, anche in questo settore, l’Italia viaggia a due velocità diverse tra Nord e Sud. L’urgenza è di trasformare questa emergenza in un’opportunità e per fare ciò ci vuole coraggio. Fondamentale in questo momento sono gli investimenti, di cui abbiamo tanto sentito parlare e che speriamo si concretizzino con il Decreto Rilancio. Il settore della bonifica è fondamentale per il Paese –In questo momento è in grado di creare nuovi posti di lavoro al servizio delle necessità per il territorio grazie alla grande quantità di progetti approvati e pronti per essere realizzati. Per ripartire è necessario, però, migliorare l’aspetto politico-amministrativo, strumento imprescindibile per la gestione delle risorse destinate alla bonifica».

Tesi che sembra condivisa da Luca Bianchi, economista e direttore generale di Svimez (Associazione sviluppo industriale nel Mezzogiorno) che ha detto: «Parto da un presupposto, che dà la dimensione di una piacevole certezza: il settore agricolo ed agroalimentare si è confermato in assoluto, anche in questa ultima e recente crisi generata dalla pandemia, come uno dei più resilienti e dinamici. Ma ora è chiamato a compiere un salto di qualità. L’obbiettivo è potenziare la dotazione infrastrutturale idrica del Meridione. Fa strano pensare che ancora oggi gli investimenti più massici nel Sud Italia siano quelli della Cassa per il Mezzogiorno. Occorre, tuttavia, superare il regionalismo perché, per poter incidere sulle grandi reti di adduzione al servizio sia delle comunità che del sistema della produzione agricola, servono piani sovraregionali. “Se vogliamo ripartire con determinazione e diversamente dal passato, serve, in buona sostanza, un piano interregionale per investire su un unico e complessivo progetto di potenziamento delle dotazioni infrastrutturali idriche ed irrigue, superando ogni localismo e la proposta dell’ANBI e dei suoi Consorzi di bonifica associati va nella direzione giusta».