Il monitoraggio 2016-2018 delle acque sotterranee della Toscana

Il report di Arpat con i risultati relativi a 65 corpi idrici e 435 stazioni di monitoraggio

[7 Febbraio 2020]

Nel triennio 2016-2018 l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (Arpat) ha realizzato il programma di monitoraggio chimico dei corpi idrici sotterranei secondo le normative regionali, nazionali ed europee con l’esame di 65 corpi idrici e 435 stazioni di monitoraggio e spiega che «Il monitoraggio di sorveglianza di cadenza triennale ha riguardato 235 stazioni di corpi idrici non a rischio. Il monitoraggio operativo di frequenza annuale ha riguardato 146 stazioni di corpi idrici a rischio e 54 stazioni di corpi idrici non a rischio con situazioni locali di stato scarso. Le classificazioni del triennio 2016-2018 assegnano lo stato di fondo naturale secondo i valori di fondo attribuiti ai diversi corpi idrici da ARPAT (2013, 2015) ed adottati dalla Regione Toscana con DGRT 1185 del 09/12/2015. Per la classificazione del triennio 2016-2018 sono state elaborate le medie del triennio per le 435 stazioni dei 65 corpi idrici».

Dal rapporto emerge che «La distribuzione percentuale degli stati chimici, al confronto con la situazione del triennio 2013-2015, mostra una diminuzione di corpi idrici in stato buono dal 23% al 18% ed in stato buono fondo naturale, dal 25% al 11%. È aumentata la percentuale di corpi idrici in stato buono scarso locale, dal 36% al 40%, così come la percentuale assoluta dello stato scarso che si incrementa dal 18% al 31 %. Nell’ambito di un confronto temporale esteso, ottenuto dal ricalcolo omogeneo delle classificazioni per un periodo di 14 anni 2002-2018 e raffrontato all’indicatore della precipitazione media cumulata annua sul territorio regionale, si riscontra il peggioramento progressivo per il triennio più recente 2016-2018, con una evidente correlazione tra periodi con forti precipitazioni e incrementi dello stato scarso. La prevalenza, nella ricarica, del trasferimento di inquinanti dalla superficie rispetto alla diluizione denuncia, pertanto, ancora un’evidente vulnerabilità».

Nel dettaglio, «Si confermano tra gli stati scarsi dei corpi idrici a rischio varie situazioni riconducibili a contaminazioni antropiche di tipo urbano e/o industriale (Firenze, Prato), contaminazioni antropiche di tipo agricolo (falda profonda Chiana) ed alterazioni antropiche del fondo naturale possibilmente originate da stress quantitativi (falda profonda Chiana, Santa Croce, Valdelsa0, Piana del Cornia, Pianure Elbane). Tra gli stati scarsi emersi in corpi idrici non a rischio si riscontrano soprattutto contaminazioni diffuse di origine agricola come fitofarmaci e nitrati e, più generalmente, alterazioni antropiche del fondo naturale possibilmente originate da uno stato di stress quantitativo».