In canoa per monitorare criticità e bellezze dell’Ombrone. Terramare chiede il contratto di Fiume

[15 Dicembre 2014]

Il  14 dicembre l’Associazione Terramare e l’Area Acquaviva Uiusp hanno effettuato il monitoraggio in canoa (o meglio in kayak) di 18 Km del fiume Ombrone, dal Ponte di Campagnatico ad Istia, per evidenziarne le criticità. La discesa in canoa fa parte delle iniziative avviate da Terramare per gettare, insieme alla cittadinanza, le basi per un contratto di Fiume Ombrone, lo strumento di programmazione e pianificazione strategica per la riqualificazione del bacino fluviale dell’Ombrone e Maurizio Zaccherotti, presidente di Terramare e coordinatore Area Acquaviva Uisp, spiega che «Dopo la presentazione delle linee guida per la strutturazione dei contratti di fiume presentate a Firenze lo scorso primo dicembre, Terramare avvia una vera e propria campagna di sensibilizzazione a tutti i livelli. E’ fondamentale coinvolgere e responsabilizzare i cittadini nei processi decisionali  a tutti i livelli e contesti, prevedendo, nella definizione delle politiche in materia di acque, un’azione promossa direttamente dai portatori di interesse e non imposta dall’alto. L’associazione Terramare intende valorizzare la risorsa fiume partendo dalla sua messa in sicurezza, facendo conoscere l’Ombrone nelle sue bellezze e criticità con l’obiettivo principale di uscire dall’emergenza e ragionare sulle operazioni da realizzare».

La discesa di monitoraggio dell’Ombrone (oltre ad evidenziare le criticità del fiume ha anche sottolineato la bellezza di uno dei corsi d’acqua più belli e selvaggi della Toscana che dovrebbe essere maggiormente valorizzato. «Durante la discesa del fiume – spiegano Terramare e Uisp – sono stati registrati per mezzo di action camera, alcuni video che mostrano in maniera evidente alcune operazioni effettuate sulle sponde del fiume che rappresentano un fattore di rischio per esondazioni e aumento dei processi erosivi. I video sono visionabili sulla pagina Facebook Terramare sezione Video.

Da una prima analisi dei dati raccolti durante il monitoraggio del fiume è stato possibile riscontrare alcuni importanti aspetti: «Gli effetti negativi provocati dall’abbandono in sponda dei manicotti di irrigazione utilizzati in agricoltura: tonnellate di plastica non più recuperabile, inquinante e pericoloso per il deflusso delle acque;

l’estrema pericolosità dovuta dalla presenza di discariche abusive direttamente sulla sponda del fiume a

testimonianza che il fiume viene concepito come una fogna; l’importanza di conservare e valorizzare la fascia di vegetazione ripariale che offre rifugio all’avifauna e soprattutto svolge un importante ruolo di contenimento dell’erosione. Qualsiasi opera di contenimento realizzata dall’uomo nel corso del tempo è risultata inefficace a fronte di un continuo disboscamento operato sulle sponde del fiume».

Tramare ricorda che «La stessa norma regionale: DCRT n. 155/97 “Direttive concernenti criteri progettuali per l’attuazione degli interventi di competenza regionale (opere pubbliche) in materia di difesa del suolo nel territorio della Toscana” al punto 4.1 “manutenzione della vegetazione” fissa una serie di criteri operativi tra i quali importantissimo quello di evitare “devegetazioni” spinte e limitare l’abbattimento delle piante di alto fusto a quelle morte, in precarie condizioni, pericolose. Non solo ma il D.lgs 152/2006 in materia di Gestione dei residui delle lavorazioni, sgombra il campo dal dubbio che il legname derivato dai tagli di vegetazione ripariale siano rifiuti, ma dal punto di vista operativo restano comunque da gestire i residui delle lavorazioni che devono essere sistemati in maniera tale da non arrecare disturbo al regolare defluire delle acque».

In sintesi l’associazione, e rimarcando l’importanza della vegetazione ripariale nel ridurre i rischi di esondazione ed erosione sostiene che «Le devegetazioni spinte sono comunque assolutamente da evitare e che non è ammissibile l’eliminazione completa della vegetazione riparia arbustiva e arborea; che il prelievo o l’abbattimento di piante di alto fusto in area golenale, dovrebbe limitarsi agli esemplari morti o debolmente radicati, che potrebbero essere facilmente scalzati dalla corrente in caso di piene; che è sempre necessario adottare metodi di realizzazione da non compromettere in modo irreversibile le funzioni biologiche dell’ecosistema cercando di arrecare il minimo danno possibile alle comunità animali e vegetali presenti».

Zaccherotti conclude: «Con questi presupposti la nostra associazione ha deciso di avviare una serie di incontri con i sindaci dei comuni interessati dal corso del fiume Ombrone, con il Consorzio Bonifica e con i singoli cittadini interessati al tema per porre le basi della costituzione di un tavolo di lavoro sulla valorizzazione del Fiume Ombrone primo passo per la realizzazione di un contratto di fiume Ombrone».