Le acque di balneazione europee sono sempre pulite: un successo della politica e della gestione ambientale

Eea: il miglioramento della qualità dell'acqua di balneazione può servire da modello per una legislazione e una gestione ambientale di successo

[26 Febbraio 2021]

Dal XIX secolo in poi, in Europa e in molte altre parti del mondo la qualità delle acque costiere, dei fiumi e dei laghi era generalmente peggiorata, soprattutto a causa della crescita delle città e delle industrie che scaricano acque reflue non trattate nei mari e nei fiumi. Durante il XX  secolo, l’aumento dell’uso di pesticidi e fertilizzanti nei terreni agricoli aveva aggiunto inquinamento a inquinamento.  Ma, negli ultimi 40 anni, le politiche ambientali e la gestione delle acque reflue hanno notevolmente migliorato la qualità delle acque di balneazione in tutta Europa.

Il nuovo rapporto “Bathing water management in Europe: Successes and challenges” dell’European environment agency (Eea) evidenzia che ora, fare un bagno in sicurezza è possibile in molte capitali europee come Amsterdam, Berlino, Budapest, Copenaghen, Londra, Riga e Vienna. Le misure chiave alla base di questo successo d sono i significativi investimenti fatti egli impianti di trattamento delle acque reflue urbane e nei  miglioramenti nelle reti fognarie.

Il rapporto racconta la storia di un successo (anche se non ovunque, e in Italia, visto le procedure di infrazione Ue in materia ne sappiamo qualcosa) dei  miglioramenti nella qualità delle acque di balneazione avvenuti dall’approvazione della direttiva Ue sulle acque di balneazione nel 1976, ma individua anche le sfide per la futura gestione delle acque di balneazione.

Tutti gli Stati membri dell’Ue, più l’Albania e la Svizzera, monitorano i propri siti di balneazione secondo le disposizioni della direttiva sulle acque di balneazione dell’Ue. La valutazione della qualità delle acque di balneazione ai sensi della direttiva sulle acque di balneazione si avvale dei valori di due parametri microbiologici: Enterococchi intestinali ed Escherichia coli.

La legislazione specifica se la qualità delle acque di balneazione può essere classificata come “eccellente”, “buona”, “sufficiente” o “scarsa”, a seconda dei livelli di batteri fecali rilevati. Laddove l’acqua è classificata come “povera”, gli Stati membri dell’Ue dovrebbero adottare determinate misure, come vietare la balneazione o sconsigliarla, fornire informazioni al pubblico e adottare adeguate azioni correttive.

L’Eea ricorda che «La contaminazione dell’acqua da parte di batteri fecali continua a rappresentare un rischio per la salute umana, soprattutto se si trova nei siti di balneazione. Nuotare in spiagge o laghi contaminati può provocare malattie. Le principali fonti di inquinamento sono le acque reflue e il drenaggio dell’acqua da fattorie e terreni agricoli. Tale inquinamento aumenta durante le forti piogge e le inondazioni a causa del trabocco delle acque reflue e dell’acqua di drenaggio inquinata che viene trascinata nei fiumi e nei mari».

I dati dell’Eea dimostrano che «Il numero di siti di balneazione monitorati ai sensi della direttiva sulle acque di balneazione è aumentato da circa 7.500 nel 1990 a oltre 22.000 nel 2019. Dal 1991 al 2019, la quota di siti di balneazione con una qualità dell’acqua sufficiente è aumentata dal 74% a più del 95% e la quota di siti con ottima qualità dell’acqua dal 53% all’85%».

Ma il rapporto avverte che «Mentre la qualità delle acque di balneazione in Europa sta migliorando e oggi la balneazione è possibile anche in alcune aree fortemente urbanizzate, è ancora necessario mitigare le pressioni sia esistenti che emergenti».

L’Eea conclude: «Il cambiamento climatico porterà nuove sfide per la gestione delle acque di balneazione, ad esempio, a causa dell’innalzamento del livello del mare, tempeste più frequenti e più forti, aumento della portata dei fiumi o scarsità d’acqua. Anche l’inquinamento da sostanze nutritive e chimiche così come l’ inquinamento da plastica rimangono problemi che richiedono un’azione più forte.