Nilo Azzurro, ripartono i negoziati sulla Grande Diga del Rinascimento Etiope tra Egitto, Sudan ed Etiopia

DiCarlo (Onu): la cooperazione idrica tra gli Stati "chiave" del progetto della GERD sul Nilo Azzurro

[30 Giugno 2020]

La Grande Diga del Rinascimento Etiope (GERD – Grand Ethiopian Renaissance Dam), sbarra il Nilo Azzurro in Etiopia, vicino al confine con il Sudan. In costruzione dal 2011 nella regione di Benishangul-Gumuz, la diga da 4,5 miliardi di dollari, una volta terminata sarà la più grande centrale idroelettrica dell’Africa, ma fin da quando è stata progettata è diventato un elemento di grande tensione – anche con minacce di guerra – tra Etiopia ed Egitto e Sudan.

I negoziati – che erano stati interrotti dall’Egitto – si concentravano sul ritmo con cui l’Etiopia riempie il bacino artificiale di 74 miliardi di metri cubi e sull’impatto che potrebbe avere sul rifornimento di acqua a valle, in Sudan ed Egitto. L’Etiopia vuole iniziare a riempire il bacino idrico a luglio.

Per smorzare le tensioni a nulla era servito un appello lanciato il 19 maggio dal segretario generale dell’Onu António Guterres: Il Cairo, Addis Abeba e Khartum hanno manifestato la volontà di riprendere le discussioni, ma restano le differenze sul meccanismo appropriato per i negoziati. L’Egitto preme perché l’Etiopia affinché accetti una proposta – presentata dagli Stati Uniti e dalla Banca mondiale – sul primo riempimento e sule operazioni annuale della GERD, ma l’Etiopia ha respinto la proposta perché limiterebbe fortemente la capacità della diga di generare elettricità e limita i diritti al futuro sviluppo a monte della diga. L’Egitto insiste anche sul fatto che l’Etiopia non deve iniziare a riempire il bacino fino a quando non verrà raggiunto un accordo. Il problema è che egiziani ed etiopi danno una interpretazione della Dichiarazione comune firmata nel marzo 2015, che delinea l’impegno delle parti nella cooperazione e nella risoluzione delle differenze attraverso i negoziati. Inoltre, il documento afferma che se una controversia non può essere risolta, la questione può essere sottoposta ai capi di Stato e di governo con un’opzione per una richiesta congiunta di mediazione. L’Etiopia preferisce risolvere la disputa a livello trilaterale ed è stata storicamente contraria all’internazionalizzazione della questione, e non vede alcun ruolo di mediazione per l’Onu.

Il 13 maggio il Sudan si è schierato dalla parte dell’Egitto e il ministero dell’irrigazione sudanese ha dichiarato che il suo paese non ha potuto accettare una proposta etiope sul riempimento iniziale della diga poiché affronta le questioni tecniche, legali e ambientali a lungo termine. Anche l’Egitto ha respinto la proposta etiope sul riempimento iniziale, e il primo maggio ha scritto una lettera al Consiglio di sicurezza dell’Onu, invitando l’Etiopia a rispettare i suoi obblighi e riprendere i colloqui.

E proprio il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito ieri per affrontare il problema della mega-diga e la sottosegretario generale dell’Onu per gli affari politici e la costruzione della pace, Rosemary DiCarlo, ha evidenziati che «Il Nilo azzurro è fondamentale per il sostentamento e lo sviluppo di egiziani, etiopi e sudanesi» e ha esortato i tre Stati a raggiungere un accordo sulla Grande Diga del Rinascimento Etiope.

La DiCarlo ha sottolineato in videoconferenza che «La cooperazione transfrontaliera nel settore idrico è un elemento chiave nell’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG)» e ha avvertito che «I cambiamenti climatici, combinati con la crescita demografica prevista e i cambiamenti socio-economici, aumenteranno le sfide della gestione delle risorse idriche in tutto il mondo. Attraverso la produzione di energia idroelettrica, la  GERD aumenterà in modo significativo le fonti energetiche dell’Etiopia, consentendole di aumentare l’elettrificazione, accelerare l’industrializzazione ed esportare l’elettricità in eccesso nella regione».

Ma, a causa dalla complicata politica di approvvigionamento idrico degli Stati del Nilo, la GERD è diventata negli ultimi 9 anni il più spinoso problema geopolitico in una regione dove ci sono già guerre e tensioni interne. Quando si unisce al Nilo Bianco a Khartum, il Nilo Azzurro contribuisce per l’85% circa della portata del Nilo e quindi a riempire la gigantesca diga di Assuan e a dissetare e irrigare l’Egitto. Per questo, preoccupato che la diga etiope possa ridurre la sua fornitura d’acqua, a seconda della velocità con cui viene riempita, l’Egitto vuole un accesso garantito ed adeguato all’acqua in caso di siccità anche mentre l’Etiopia sta riempiendo il bacino idrico.  L’Etiopia ribatte che, la diga potrebbe fornire più elettricità a un prezzo inferiore, aumentare il potenziale di irrigazione e ridurre le inondazioni negli Stati del Nilo.

Di fronte alle tensioni tra Etiopia ed Egitto, la DiCarlo ha ricordato che «Per realizzare appieno i suoi benefici e mitigare i potenziali effetti negativi sui Paesi a valle», bisogna che i tre Stati  coinvolti riprendano la «lodevoli iniziative negli ultimi dieci anni», tra le quali  «la 2015 Declaration of Principles on the GERD, in cui i tre Paesi SI erano impegnati per la “cooperazione, utilizzo equo e ragionevole, sicurezza e risoluzione pacifica delle controversie”.  Mentre sono stati condotti colloqui trilaterali, i tre Stati rivieraschi non sono stati in grado di raggiungere un accordo su un testo presentato a febbraio. Tuttavia, hanno nominato osservatori ai colloqui, tra cui il Sudafrica, gli Stati Uniti e l’Unione europea».

E il 26 giugno, in una sessione dell’Ufficio di presidenza dei capi di stato dell’Unione africana (UA), il presidente dell’Egitto Abdel Fattah Al-Sisi, il primo ministro dell’Etiopia Abiy Ahmed e il premier del Sudan Abdalla Hamdok si sono accordati per un procedimento guidato dall’UA  per risolvere i problemi in sospeso. La DiCarlo ha annunciato che «Le parti si incontreranno nelle prossime due settimane a questo scopo». E ha lodato i tre governi per «La determinazione a negoziare un accordo», compliementandosi coll’UA per gli sforzi fatti per facilitare il processo.  Ma le differenze che rimangono comprendono la natura vincolante di un accordo, il meccanismo di risoluzione delle controversie e la gestione del flusso d’acqua durante la siccità.

Pur riconoscendo che l’Onu non ha partecipato ai negoziati sulla GERD, la DiCarlo  ha assicurato che «Il Segretario generale è molto preso da questa questione. Se le parti mostrano la necessaria volontà politica di scendere a compromessi, le differenze possono essere superate e un accordo può essere raggiunto. Le Nazioni Unite sono pronte ad aiutare».

Concludendo la DiCarlo ha sottolineato che «La cooperazione è la chiave per uno sforzo collettivo di successo per ridurre la povertà e aumentare la crescita, fornendo così un  potenziale di sviluppo della regione. Speriamo fermamente che l’Egitto, l’Etiopia e il Sudan perseverino negli sforzi per raggiungere un accordo sulla GERD che sia vantaggioso per tutti».