Rapporto SOFA 2020: ecco come vincere le sfide idriche nel settore agricolo

Una nuova prospettiva per affrontare la scarsità di risorse idriche nel mondo

[26 Novembre 2020]

Il rapporto The State of Food and Agriculture 2020. Overcoming water challenges in agriculture” (SOFA), presentato oggi dalla Fao ricorda che «Oltre tre miliardi di persone vivono in zone agricole colpite da livelli alti o estremamente alti di carenza idrica e scarsità di risorse idriche; di questi, quasi la metà deve fare i conti con gravi costrizioni. Negli ultimi vent’anni, inoltre, in tutto il mondo le riserve di acqua dolce sono diminuite di oltre il 20 percento, a sottolineare l’importanza di produrre di più con un minor dispendio di risorse, soprattutto nel settore agricolo, che tra i settori produttivi è il principale consumatore d’acqua».

Il SOFA 2020 parte da alcuni punti chiave: Nel 2017 il volume d’acqua dolce medio pro capite è stato di circa 43 000 m3 in Oceania, ma ha raggiunto a malapena i 1 000 m3 nell’Africa settentrionale e nell’Asia occidentale; I prelievi d’acqua totali pro capite più alti si registrano nell’Asia centrale, dove hanno raggiunto un volume di quasi 2 000 m3 a persona nel 2017 rispetto a un volume inferiore a 130 m3 dell’Africa subsahariana; Nei Paesi meno sviluppati il 74% delle popolazioni rurali non ha accesso ad un’acqua potabile sicura; Sono 91 i Paesi che dispongono di piani nazionali per l’acqua potabile nelle zone rurali, ma soltanto 9 hanno erogato risorse finanziare sufficienti a metterli in atto; In tutto il mondo il 41% circa dell’irrigazione delle terre avviene attualmente con pregiudizio dei requisiti concernenti i flussi ecologici, che sono necessari per sostenere ecosistemi che forniscono funzioni indispensabili per la vita; I biocombustibili richiedono un consumo d’acqua da 70 fino a 400 volte superiore a quello dei combustibili fossili che vanno a sostituire; Le grandi foreste situate in bacini idrografici quali l’Amazzonia, il Congo e il Fiume Azzurro sono preziose fonti di vapore acqueo per le zone poste sottovento e, di conseguenza, sono di vitale importanza per un’agricoltura che dipende dalla piovosità.

La Fao aveva già pubblicato nel 1993 un rapporto SOFA dedicato alle problematiche dell’utilizzo delle risorse idriche e oggi dice che «E’ indicativo vedere che i risultati presentati all’epoca continuano a essere validi e pertinenti anche al giorno d’oggi. Tuttavia, mentre il precedente rapporto si concentrava sull’irrigazione, la nuova edizione allarga il suo orizzonte fino a includere le sfide legate all’acqua nel settore dell’agricoltura dipendente dalla piovosità, che rappresenta oltre l’80% dei terreni coltivati e il 60% della produzione agricola mondiale».
La Fao è l’Agenzia Onu che si occupa dell’attuazione dell’Indicatore SDG 6.4.2, che misura la pressione delle attività umane sulle fonti naturali di acqua dolce. Il rapporto SOFA fornisce «La prima rappresentazione spaziale di tipo disaggregato dello stato dell’arte di tali risorse; tali informazioni, combinate con dati storici sulla frequenza delle siccità, consentono di eseguire una valutazione più olistica dei vincoli di disponibilità idrica per la produzione alimentare».
La rapporto Fao evidenzia che «Sono circa 1,2 miliardi gli individui che vivono in aree in cui l’agricoltura deve fare i conti con gravi situazioni di carenza idrica e scarsità di risorse idriche; di questi, il 44% è distribuito in zone rurali e il resto in piccoli centri urbani delle regioni rurali. Il 40% circa di queste persone vive nell’Asia orientale e sudorientale, mentre una percentuale leggermente superiore è stanziata nell’Asia meridionale. Anche l’Asia centrale nonché l’Africa settentrionale e l’Asia occidentale sono gravemente colpite da tali fenomeni: in queste regioni, circa una persona su cinque vive in zone agricole afflitte da livelli estremamente elevati di carenza idrica e scarsità di risorse idriche, una condizione che invece in Europa, in America latina e Caraibi, in America settentrionale e Oceania interessa meno del 4% della popolazione.
Approssimativamente il 5% degli abitanti dell’Africa subsahariana versa in condizioni analoghe; in altri termini, circa 50 milioni di persone vivono in zone dove ogni tre anni gravi episodi di siccità producono conseguenze disastrose sulle terre coltivate e sui pascoli. In tutto il mondo circa l’11% dei terreni dipendenti dalla piovosità, vale a dire 128 milioni di ettari, è esposto a frequenti episodi di siccità, così come il 14%  circa dei pascoli, pari a 656 milioni di ettari di terreno. Al tempo stesso, oltre il 60% (171 milioni di ettari) delle terre coltivate irrigate è soggetto a elevato stress idrico. 11 Paesi, tutti situati nell’Africa settentrionale e in Asia, sono colpiti da entrambi i problemi, il che rende urgente e necessario adottare solide pratiche di contabilità in materia di risorse idriche e una politica di distribuzione trasparente, fare affidamento su tecnologie moderne e optare per colture meno esigenti di acqua».

La Fao avverte che «Il miglioramento della gestione delle risorse idriche, sostenuto da una governance efficace e dalla presenza di istituzioni solide, capaci di garantire un regime sicuro di proprietà e diritti sull’acqua nonché una solida contabilità e altrettanto solide verifiche delle risorse, saranno fondamentali per tutelare la sicurezza alimentare e la nutrizione a livello mondiale e contribuire al conseguimento degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG)».

Nella premessa del rapporto, il direttore generale della Fao QU Dongyu, scrive che «Con questo rapporto la Fao vuole trasmettere un messaggio forte: perché il nostro impegno a conseguire gli SDG sia preso sul serio, occorre affrontare immediatamente e con grande coraggio le questioni della carenza idrica e della scarsità di risorse idriche in agricoltura».
Le strade percorribili ci sono e vanno dagli investimenti nella raccolta e nella conservazione delle acque nelle zone irrigate con apporti naturali al recupero e alla modernizzazione dei sistemi irrigui sostenibili in quelle irrigate con metodi artificiali. Per La Fao «Le due soluzioni dovranno essere integrate dalle migliori pratiche agronomiche disponibili, tra cui l’adozione di varietà colturali resistenti alla siccità, e da strumenti di gestione delle risorse idriche ottimizzati, compresi sistemi efficaci di tariffazione e assegnazione delle risorse idriche quali diritti e quote, al fine di garantire un accesso equo e sostenibile a questo bene. Il punto di partenza di una strategia di gestione delle risorse idriche realmente efficace è tuttavia rappresentato dall’adozione di pratiche di contabilità e verifica delle risorse».
Il SOFA precisa che »Il conseguimento degli impegni assunti a livello internazionale con riferimento agli SDG, compreso l’obiettivo “Fame zero” (SDG 2) è ancora possibile, ma soltanto se si garantirà un uso produttivo e sostenibile dell’acqua dolce e dell’acqua piovana in agricoltura, un settore che concorre a oltre il 70% dei prelievi di risorse idriche a livello globale».

Il rapporto rileva che «Le caratteristiche intrinseche dell’acqua la rendono un bene difficile da gestire. L’acqua dovrebbe essere riconosciuta come un bene economico con un suo valore e prezzo» e aggiunge che «Le consuete pratiche di gestione impostate su un regime di gratuità spesso finiscono per creare situazioni di fallimenti del mercato. Al contrario, un prezzo che riflette il valore reale dell’acqua invia un chiaro segnale ai consumatori in merito alla necessità di un consumo oculato. Al tempo stesso risulta fondamentale assicurare un sostegno di tipo politico e amministrativo per garantire un accesso a tali risorse efficiente, equo e sostenibile per tutti».

Il SOFA raccomanda. «I piani di gestione delle risorse idriche devono essere dinamici e focalizzati sui problemi. Le popolazioni povere delle zone rurali possono trarre enormi benefici dall’irrigazione» e il rapporto appoggia una cauta espansione di questa pratica: «Si prevede che tra il 2010 e il 2050 le superfici coltivate con tecniche irrigue aumenteranno nella maggior parte delle regioni del mondo, fino a più che raddoppiare nell’Africa subsahariana, con potenziali vantaggi per milioni di abitanti delle zone rurali. In alcuni casi, i sistemi irrigui di piccola scala gestiti dagli stessi agricoltori possono essere più efficienti dei progetti di vasta scala. Si tratta di una prospettiva promettente per l’Africa subsahariana, dove le acque freatiche e sotterranee sono al confronto poco sviluppate, dove soltanto il 3% delle terre coltivate è attrezzato per l’irrigazione e dove espandere un’irrigazione di piccola scala può essere un’impresa proficua, che può aiutare milioni di persone stanziate nelle zone rurali».

Però ci sono anche numerosi i fattori che impediscono l’adozione di tali pratiche: «Primi fra tutti l’assenza di un regime sicuro di proprietà e l’accesso a finanziamenti e crediti – dice la Fao – In Asia la diminuzione dei sistemi irrigui superficiali realizzati su vasta scala tramite finanziamenti statali ha spinto gli agricoltori ad attingere direttamente alle acque freatiche, sottoponendo tali risorse a una pressione eccessiva. Per risolvere queste criticità sarà necessario investire nella modernizzazione dei sistemi irrigui obsoleti nonché introdurre politiche efficaci».
Nel mondo, i mercati delle risorse idriche pienamente sviluppati, che prevedono la vendita dei diritti di gestione delle risorse idriche, sono ancora relativamente rari, «Tuttavia – conclude la Fao – quando la contabilità e la verifica in materia di risorse idriche sono svolte a regola d’arte, quando vi sono regimi di proprietà e di diritti di gestione delle risorse idriche consolidati e quando si promuove la partecipazione attiva dei beneficiari e delle istituzioni deputate alla gestione di questo bene, un mercato delle risorse idriche regolamentato può garantire una distribuzione efficiente ed equa dell’acqua, promuovendone al tempo stesso la conservazione».